mercoledì 25 giugno 2014

Parlano di noi

Nasce a La Storta il Bibliopoint Amaldi del Municipio XV presso l’istituto comprensivo Soglian Amaldi di Via Cassia km 18.700.
In occasione dell'inaugurazione Magic BlueRay ha tenuto un laboratorio di scrittura creativa e La Parola di Pasquino ha parlato di noi

giovedì 12 giugno 2014

Let it Lok: George Gray

Questo mese vi propongo una poesia che io amo tanto. Si intitola George Gray e appartiene agli epitaffi di Edgar Lee Masters.
GEORGE GRAY
I have studied many times
The marble which was chiseled for me --
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life.
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one's life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire --
It is a boat longing for the sea and yet afraid.
( The Spoon River Anthology – E.L. Masters)

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio —
una barca che anela al mare eppure lo teme.

George Gray è un defunto, morto, senza aver mai vissuto. Contemplando la sua lapide, si accorge  che il marmo assomiglia tanto ad una nave, ancorata saldamente al suo porto; e non se ne meraviglia per niente. Perché adesso, in balìa delle onde dell’ignoto infinito, si rende tristemente consapevole che quella immagine non simboleggia altro, se non la sua vita: un potenziale di emozioni e avventure, incastonate nel muro della paura.
George Gray preferì accontentarsi di una vita comoda e confortevole, al sicuro da qualsivoglia rischio, novità, pericolo. E così si ritrasse all’ambizione, non si dischiuse all’amore, né ebbe mai il coraggio di assaporare il dolore: niente, e nessuno riuscì mai a trasmettergli quello stimolo necessario per abbandonare la sicurezza di quel porto. Né tantomeno l’amore per se stesso. Gli bastò una misera vita, vuota.
Preferì rinunciare a tutte quelle sensazionali, (che pur  spesso appaiono  insignificanti), esperienze, che rendono la vita dolce, dandole un significato.
Il suo profondo terrore gli impedì di lasciarsi trasportare dal vento del suo destino, e di raggiungere così, la totalità di un’esistenza vissuta a pieno.
Ma ormai è troppo tardi: non gli resta che poter contemplare l’immagine di una nave con le vele ammainate. Il suo unico ricordo: un porto tranquillo, lontano dalla burrasca, come dal dolce spumeggiare.

Di vita ce ne è una sola: un'unica opportunità, una sola chance. Non sprecatela!
Una vita priva di significato, è il peggior male di un uomo, perché SCEGLIE di vivere  solo desiderando e bramando tutto ciò che non può avere a causa della sua codardia.
Gli uomini hanno bisogno di coraggio : coraggio di sconfiggere i propri timori, coraggio di amare, e di lasciare andare; coraggio di abbracciare la quintessenza della vita; semplicemente : coraggio di vivere.
Se fossimo piante, non potremmo muoverci.               
Se fossimo animali, avremmo solo un’ambizione : sfamarci, dormire e aspettare.
Ma non siamo né piante, né animali; siamo esseri divini dotati di una consapevolezza. Non spetta noi attendere passivamente la fine della vita: è necessario vivere la vita, gustarla, e dare a Lei un significato.
Sradicate le vostre ancore: si salpa!!!
Filomena "Lok" Locantore

martedì 10 giugno 2014

"Confidenzialmente" Le interviste di Michela Zanarella

INTERVISTA A STELLA STOLLO

Stella Stollo nasce a Orvieto nel 1963. Si laurea in Lingue e Letterature Orientali presso l’Università di Venezia e trascorre un anno accademico in Cina. Successivamente si sposta per tre anni in Germania, abitando per brevi periodi in diverse città. Quando rientra in Italia si stabilisce in Toscana e attualmente vive a Montepulciano con la sua famiglia.
Se la lettura le è necessaria per mantenersi in vita, la scrittura la consiglia come mezzo per vivere più sani. Il suo romanzo d’esordio Io e i miei piedi parla proprio del potere terapeutico della scrittura ed è edito da Graphofeel. Il suo secondo romanzo Algoritmi di Capodanno è edito da ARPANet. Un terzo romanzo, MALdiTERRA, si trova sulla piattaforma di self-publishingilmiolibro.it e su Amazon come ebook. “I delitti della Primavera” (ed. Graphofeel) è il suo quarto libro
Michela Zanarella la incontra per un'intervista.


D - Come ti sei avvicinata alla scrittura e come è nato "I delitti della Primavera"? Perché proprio la primavera?
R - Direi che è stata la scrittura o l’idea di essa ad avvicinarsi a me e a indurmi in tentazione, attraverso la
lettura. I libri sono stati i più fedeli amici della mia infanzia e, attraverso il fascino delle pagine più amate, la scrittura mi ha sempre strizzato il seducente occhiolino, fino a farmi cadere tra le sue braccia. Come quasi tutti i bambini ho amato la poesia e i miei primi esperimenti sono stati componimenti in versi. A diciassette anni, completamente rapita dalla tecnica narrativa di Woolf e Joyce e soprattutto dal superamento della concezione del Tempo come oggettivo e lineare, scrissi il mio primo romanzo psicologico in stile “flusso di coscienza”. Per fortuna, solo le mie amiche del cuore hanno avuto modo di apprezzarlo! Comunque, da allora, la scrittura non mi ha più abbandonata e ho scoperto che anch’essa non era nient’altro che una forma di lettura: uno strumento per leggere le aspirazioni, le paure, i sogni nascosti dietro la frettolosa e superficiale quotidianità, un modo per fermarmi ad ascoltare le storie di personaggi che parlavano dentro di me.
Con “I delitti della Primavera” ho realizzato, in età matura, uno dei sogni dell’adolescenza: quello di dare voce al turbinio di emozioni suscitato dal mio primo incontro con l’arte di Filippino Lippi e di Sandro Botticelli e, in particolare, con il maestoso quadro “L’allegoria della Primavera”, spingendomi fino a raccontare le mie personali interpretazioni dell’opera.

D - Senza svelare troppo, quali sono le tematiche dominanti del tuo ultimo libro e cosa caratterizza i vari personaggi?
R - Il mio romanzo, così come l’opera pittorica a cui si ispira, può avere diverse chiavi di lettura. Mi accorgo, dai commenti di chi lo ha letto, che ognuno ne enfatizza l’aspetto più consono e vicino ai suoi interessi e al proprio modo di essere. Viene di volta in volta definito come un “noir”, in relazione all’intreccio dei delitti, oppure come un romanzo storico che fa rivivere il sogno d’Arte delle botteghe della Firenze rinascimentale; ne viene evidenziato il suo carattere filosofico ed esoterico riferendosi alla trasmissione segreta delle più antiche conoscenze dell’umanità e al viaggio alla ricerca di un modo nuovo, oppure ne viene enfatizzata l’attualità, il collegamento con certi fatti di cronaca (vedi i delitti del mostro di Firenze) o con delle tematiche purtroppo ancora drammaticamente presenti nella nostra società, come il femminicidio. Infine, c’è chi lo vede soprattutto come un romanzo d’amore, un Amore che sa sconfiggere ogni tipo di convenzione, persino quella del Tempo.
Per quanto riguarda i personaggi storici che ho scelto, una caratteristica comune è quella di venir presentati sotto una luce diversa da quella abituale: insomma, non sempre le storie sono andate come ci racconta la Storia e, soprattutto, certi stereotipi consolidati non rendono giustizia alla complessità di alcuni personaggi. Non posso dilungarmi a parlare di tutti e mi limiterò a fare l’esempio di Leonardo da Vinci: siamo abituati a rappresentarlo mentalmente secondo l’unica immagine che ci è stata tramandata di lui: un vecchio saggio con la barba e i capelli bianchi, quasi non fosse mai stato giovane. Nel mio libro lo immagino ventenne, insofferente e ribelle, dall’intelligenza geniale sì, ma anche caratterizzato da un’incantevole grazia e prestanza fisica. Nelle sue “Vite” il Vasari lo descrive d’aspetto eccezionalmente bello. Io me lo immagino talmente bello da posare come modello per i suoi colleghi artisti.

D - Ai personaggi realmente esistiti ne hai affiancati altri di pura fantasia, cosa ti ha indotto a fare questa scelta?
R - Più che una scelta è stata una modalità spontanea per rendere più credibile e autentico il contesto sociale e storico. Alcuni personaggi inventati sono poi diventati essenziali nello sviluppo dell’intreccio. Ginevra, l’erborista che rifornisce Botticelli con le centinaia di specie vegetali da rappresentare e lo erudisce sulle loro caratteristiche simboliche e proprietà terapeutiche, nel corso della narrazione è diventata il simbolo di tutte le donne che per la loro intelligenza e la loro attitudine alla scienza, sono state perseguitate nel corso dei secoli, spesso accusate di stregoneria.

D - C'è un fil rouge che lega il romanzo alle tue precedenti pubblicazioni?
R - L’unico elemento che può collegare tutti i miei scritti è il tema del viaggio, inteso come ricerca spirituale. Se i miei romanzi precedenti sono stati soprattutto un percorso interiore di personaggi alla scoperta del loro volto originario, quello ancora non contaminato dai condizionamenti e dalle aspettative dell’ambiente, ne “I delitti della Primavera” il tema della ricerca interiore acquista un respiro più ampio e diventa caratteristica universale di “un’umanità in viaggio” nella Storia, in un continuo ciclo di evoluzioni e involuzioni.

D - Una tua riflessione sull'editoria italiana.
R - Non ho grandi esperienze sul campo. Mi immagino che la grande editoria sia una giungla intricata di relazioni, nomi e interessi, ma a parte qualche sporadico e poco convinto tentativo, non mi sono mai impegnata ad entrarvi. La prima volta che ho tirato fuori un mio manoscritto è stato per partecipare a un concorso indetto dalla casa editrice Graphofeel: “Io e i miei piedi” ha vinto il concorso ed è stato pubblicato. Quasi contemporaneamente avevo inviato “Algoritmi di capodanno” ad una selezione indetta dalla ARPANet e lo hanno scelto per una delle loro collane.
Le pubblicazioni con queste piccole case editrici non hanno certo cambiato la mia vita, ma mi hanno incoraggiata nel mio percorso e sono felice che la Graphofeel abbia accettato favorevolmente anche “I delitti della Primavera”. Non ho mezzi economici né per contribuire alla pubblicazione, né per promuovere le mie opere. E sono consapevole che i piccoli editori non possono fare miracoli e, anzi, si devono barcamenare anch’essi nella giungla di cui sopra. Per il momento nel rapporto con la  mia casa editrice mi interessano soprattutto l’onestà, la carica umana e l’ambiente “famigliare”.

D - Prossimi impegni, progetti, aspirazioni.
R - Ad essere sincera sincera, ciò che più sogno è una lunghissima “vacanza” nel senso proprio di “assenza”, un grande viaggio reale piuttosto che immaginario, che mi permettesse di soggiornare a lungo in luoghi lontanissimi.
Intanto, per non perdere l’abitudine, ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo a sfondo storico.

Michela Zanarella

giovedì 5 giugno 2014

Inaugurazione del BiblioAmaldi

Quando la sera, stanco, ti metti a letto e, ripensando alla giornata appena trascorsa, ti senti felice, capisci che per te lavorare è prima di tutto passione.
Grazie all’Associazione Il Melograno e all’I.C. Amaldi/Soglian abbiamo partecipato attivamente all’inaugurazione del BiblioAmaldi, il primo Bibliopoint del XV Municipio a La Storta, all’interno dell’Istituto Comprensivo Soglian Amaldi di Via Cassia km 18.700.
E proprio una grande passione è quella che contraddistingue il D.S. prof.ssa Anna D’Auria e le insegnanti dell’Istituto, che fortemente hanno voluto far nascere questa realtà culturale in un contesto territoriale fino ad ora privo di un centro aggregativo come una biblioteca.
Una festa bellissima a cui hanno partecipato il Presidente del XV Municipio, Daniele Torquati e l’Assessore alla Cultura Alessandro Cozza, la prof.ssa D’Auria, il corpo docente dell’istituto, i genitori e i ragazzi, che hanno animato l’evento con canti, musica e partecipando ai diversi laboratori che sono stati organizzati.
Il Melograno, con il presidente Giovan Battista Brunori, Giovanna Micaglio (responsabile della Biblioteca Casa del Parco) e alcuni soci, ha curato i laboratori di lettura “Raccontami una storia” e “Caccia all’etichetta”, che ha visto i ragazzi impegnarsi, divertendosi, nella classificazione Celbiv di alcuni libri destinati al Bibliopoint, mentre gli amici dell’Associazione Vivi Vejo hanno programmato una Staffetta del libro.
Un contributo artistico di notevole pregio sono stati i murales realizzati dai writers, sempre a cura de Il Melograno, sulle pareti dell’edificio che ospita il bibliopoint.
Il nostro laboratorio di scrittura creativo è stato all’altezza della magia da cui nasce, anzi… ancora di più se possibile!!!
Un gruppo di giovanissimi dagli 8 ai 13 anni hanno raccontato collettivamente una breve storia con l’ormai collaudata tecnica di scrittura creativa Step by step di Dario Amadei e la loro fantasia ha volato liberamente, sprigionando un’energia colorata che ci ha tanto arricchito.
All’evento ha partecipato anche Eliseo, il giovane ragazzo degli anni ‘70, creato da di Pasquale De Caria nel suo libro Il vicolo delle lettere ribelli ed è piaciuto tanto alle persone che hanno assistito alla presentazione curata da Dario con Laura Pacelli, editrice di Graphofeel Edizioni.
Siamo sicuri che anche a lui, che dal libro dell’Iliade ha saputo trovare tanta forza per riscattarsi, è piaciuto essere ieri lì…
Dario e Elena

Per vedere le foto dell'inaugurazione clicca qui