domenica 14 gennaio 2024

Una sorpresa di Natale

È la notte di Natale. Sono a letto e a un certo punto sgrano gli occhi pensando che sia mattina; guardo la sveglia e con aria delusa capisco che non è così. Sento camminare per il corridoio; a ogni passo che se
nto, la casa si scuote. Mi batte il cuore all’impazzata. Un pianto mi fa saltare dalla paura. Allora, armata di cucchiarella di legno (perché fa più male) e di coperchio (che userò come scudo), mi incammino verso il corridoio pieno di giocattoli sparsi qua e là. Li ho scavalcati uno dopo l’altro. Proprio in quel momento provo un dolore inimmaginabile, perché avevo sbattuto il mignolino del piede allo spigolo della libreria.
Non potevo urlare o piangere: avrei svegliato tutti, quindi mi sono limitata a un piccolo “Ahi!!” detto a bassa voce. Botta al mignolino o non botta al mignolino – preferirei la seconda opzione – non mi posso arrendere e, saltellando su una gamba, arrivo davanti alla sala da pranzo, dove spicca solo la luce dell’albero messo in un angolino. Sotto di lui mi sento piccola come una formichina. Mi trasmette le emozioni del Natale: amore, allegria e spensieratezza. 
Sento piangere di nuovo, stavolta più vicino: proviene dal presepe. Mi avvicino e vedo una scena mai vista prima: era nato il Bambinello. Quei passi pesanti che sentivo erano quelli dei numerosi pastori che andavano verso la capanna. 
Una lacrima mi scende dal viso e capisco che sarebbe stato quello il Natale più magico ed emozionante di tutta la mia vita.
Elena, classe quinta dell'Istituto San Francesco di Sales

TOC TOC... Natale è arrivato

Natale è arrivato insieme a un'enorme valigia che sta per scoppiare. Però non capisco che cosa sta facendo, ma... la sta aprendo! Tutto a un tratto ha addobbato il mondo. Palazzi, prima spenti e rovinati, si sono riempiti di luci che ti donano accoglienza, strade prima vuote ora sono inondate da bancarelle colorate. La gente, anche se non ti conosce, ti dice: “Buon Natale!”. Però... il signor Natale sta tirando fuori un'altra cosa, la maneggia delicatamente, non so dargli una forma, è solo un po' rossastra. L'ha liberata nell'aria come se non vedesse l'ora di donarla al mondo. Ho capito cos'è, è l'amore, la voglia di stare insieme, l'amicizia in famiglia, l'attesa dei parenti perché non vedi l'ora di abbracciarli, l'attesa dei regali come gesto di gentilezza e l'attesa di Gesù, dell'amore che dona nei nostri cuori. Il Natale sta richiudendo la sua stratosferica valigia. A me dispiace ma deve andare. a malincuore, salutandomi mi dice: “Ci vedremo il prossimo anno!”, E con l'ultimo addobbo rimanente se ne va, mentre scompare nel nulla.
Sofia, classe quinta Istituto S. Francesco di Sales

venerdì 5 gennaio 2024

Lo spazio come terzo comunicatore

Lo spazio come terzo comunicatore. No, non è un errore di battitura, non volevamo scrivere lo spazio come terzo educatore, volevamo scrivere proprio “comunicatore” perché quando si tratta di relazioni e stili comunicativi, anche gli spazi parlano, hanno un loro linguaggio, sono un mezzo di comunicazione. Se consideriamo gli spazi che abitano i bambini e le bambine nei nidi e nelle scuole dell'infanzia (ma vogliamo dire anche nelle case e nei luoghi pubblici) questi devono avere un linguaggio chiaro, semplice, riconoscibile nell'immediato, perché il bambino e la bambina possano avviare un dialogo di fruibilità e di agiatezza. Cosa significa?
Che se noi basiamo la centralità del bambino sulla sua autonomia, questa può essere esercitata solo se noi adulti rendiamo gli ambienti identificabili per il loro uso, distinguibili tra un angolo e un altro in modo che non si crei confusione nel bambino e nella bambina che stanno ricevendo un messaggio, sperimentando quella funzionalità, quell'abitabilità dello spazio. In un angolo morbido, il tappeto e i cuscini comunicano al bambino e alla bambina rilassatezza, riposo, calma. In un angolo di loose parts, i materiali destrutturati comunicano offrendo opportunità e soluzioni. In un angolo di giochi d'acqua, la comunicazione sarà gioiosa, caotica, molto coinvolgente da un punto di vista emotivo.
Se consideriamo, invece, gli spazi abitati da noi adulti, per gli incontri con le famiglie, piuttosto che quelli per le riunioni tra colleghe e colleghi, la comunicazione spaziale dovrà essere priva di equivoci, di sovrapposizioni, riservata. Lo spazio non dovrà avere ostacoli fisici, bisognerà predisporre l'ambiente con il giusto numero di oggetti (sedie, appoggi vari), esattemente per il giusto numero di persone che lo abiteranno. In questo modo, il luogo, prima ancora che la nostra voce, parlerà di accoglienza, di attesa dell'incontro, di condivisione e di comprensione e distenderà gli animi se, magari, sono preoccupati, o contrariati.
Dario Amadei e Elena Sbaraglia

Giù le mani da Mickey Mouse

È scoccata la mezzanotte del 1 gennaio 2024 e Topolino e Minnie versione Steamboat Willie del novembre 1928 hanno perso la protezione del copyright. Cosa significa? Che ora, chiunque, può usare quel Topolino e quella Minnie (ma attenzione, solo quelle rappresentazioni che negli anni hanno subito evoluzioni e rimodellamenti, come abbiamo scritto nel nostro libro Mickey Mouse la vera storia del topo più famoso del mondo, Graphofeel edizioni, 2022) e trasportarlo su un altro set che non sia il battello a vapore, ma magari un horror, o peggio, una scena pornografica.

Intanto, si legge in rete, è già pronto un videogioco che uscirà nel 2025 ambientato in un'atmosfera di gangster americani degli anni trenta. Sappiamo che nel 1998 il Congresso aveva approvato una legge “Salva Topolino”, la Mickey Mouse Protection Act, che prorogava la scadenza del copyright di vent'anni, dai settantacinque ai novantacinque, arrivando appunto alla scadenza del 2023. In quest'epoca, rispetto agli anni novanta, gli interessi sono cambiati, il web ha un potere immenso, in tanti beneficieranno della scadenza del copyright e probabilmente sarà molto difficile, se non impossibile, per la Disney ottenere un'altra proroga.
La nostra posizione su questo argomento così spinoso è ben precisa: riteniamo che l'immagine di Topolino debba essere difesa con tutti gli strumenti possibili da coloro che vorrebbero distorcerla e infangarla. Mickey non è semplicemente il personaggio di un fumetto, ma viene percepito, nell'immaginario collettivo, come una persona reale che è nata e cresciuta attraversando quasi cento anni di storia in maniera dignitosa, dimostrando una grande moralità in tutti i campi. Descriverlo in una storia splatter come un mostro significa calunniarlo e fare del male ai tanti bambini e ragazzi del ventunesimo secolo che hanno il diritto, come i loro genitori e i loro nonni, di vivere la magia incontaminata dell'universo di Topolino.

Qui il link per ascoltare il nostro intervento al riguardo su Radio Cusano Campus 
Dario Amadei e Elena Sbaraglia