martedì 20 maggio 2014

News: Premio Bonsai Giovani 2014 - proclamato il vincitore

Lunedì 19 maggio presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, Magic BlueRay e School of Dreams, in collaborazione con le Biblioteche di Roma Capitale, Casa del Parco e Renato Nicolini e con il patrocinio dell’Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana hanno assegnato il premio Bonsai Giovani 2014 “Storie d’amore e d’amicizia al tempo dei social network” e la menzione speciale "Seminare nelle menti dei ragazzi per far crescere un mondo migliore" 
Una bellissima mattinata in cui sono stati presentati i dieci finalisti del Premio ed è stato decretato il vincitore: il primo premio Bonsai Giovani è stato assegnato a Matilde Santarelli, del liceo Montale, con il racconto "Pensavo fosse amore ed invece era un calesse", seconda classificata Sara Brunori, del liceo Virgilio, con il racconto "Un messaggio inaspettato", terze classificate (ex aequo) Giulia Ieva, del Liceo Montale, con il racconto "Io sono con te" e Claudia Antonucci, dell'Ist. Volta, con il racconto "Un segno del destino?"
Attestati di merito e menzioni speciali sono stati assegnati anche alle persone, istituzioni, attività editoriali, insegnanti e scuole primarie e secondarie di primo grado che si sono distinte per creatività e impegno nella promozione della cultura. 
“Seminare nelle menti dei ragazzi per far crescere un mondo migliore” è la menzione che hanno ricevuto: 
Paolo Masini, Assessore di Roma Capitale, per il suo impegno indiscusso verso tutte quelle attività volte ad una diffusione ampia e sfaccettata di cultura, sport e socialità. 
La casa editrice “Edizioni Angolo Manzoni”, da sempre sensibile a “superare le barriere di lettura” 1997: primo editore a pubblicare in Grandi Caratteri CORPO 16, 2010: primo editore a pubblicare con il carattere ad alta leggibilità EasyReading.
Alessandra Benedetti, Giovanna Micaglio, Antonio Trimarco, dell’Istituzione Biblioteche di Roma, per l’entusiasmo con cui propongono attività culturali, creative e aggregative che coinvolgono i loro utenti. I giovanissimi, Filomena Locantore, Carolina Ragucci, Federico Rovetta, Andrea Tinaburri che, nella nostra epoca ipertecnologica, non hanno paura di esprimere con la scrittura i loro sentimenti.
Le classi II F, III B e IV C dell'I.C. Bravetta plesso E. Loi con le loro insegnanti Magda Laudato, Catia Fierli, Rita Giansanti, Alessandra Garozzo e le classi II media D, I media e II media A dell'I.C. Bravetta con le loro insegnanti Laura Caneva e Roberta D'Annibale. La D.S. Nicoletta Biferale e l'insegnante Paola Pieroni dell'I.C. Bravetta plesso E. Loi. 
I ragazzi della scuola di scrittura Step by step dell'I.C. Fregene - Passoscuro, l'insegnante Cinzia Trevisiol e la D.S. Isabella Ponzi. A tutti loro perché con passione e coraggio portano avanti un’idea di formazione, che va oltre la didattica e lascia libera di esprimersi la creatività.
In ultimo, ma non per importanza, Dario Amadei, il seminatore, che da anni porta avanti con coraggio, determinazione e con grandi sacrifici, attraverso i suoi laboratori di scrittura creativa e bibliolettura interattiva, la speranza che credere in un mondo migliore è davvero possibile.
Da parte nostra un immenso grazie per le grande emozioni che ci fate vivere.

Le foto dell'evento si possono vedere su 
I racconti finalisti si possono leggere su http://magicblueray.jimdo.com/ebook-1/sezione-adulti/
I video della manifestazione e i lavori realizzati durante l'anno scolastico sono e saranno a breve visibili sul nostro canale youtube 
https://www.youtube.com/channel/UC5cdqCHTJoUfs2_vMMSBVKw

Dario Amadei Elena Sbaraglia

mercoledì 14 maggio 2014

Comunicato stampa: Premio Bonsai Giovani 2014

Magic BlueRay e School of Dreams, in collaborazione con le Biblioteche di Roma Capitale, Casa del Parco e Renato Nicolini e con il patrocinio dell’Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana, comunicano che Lunedì 19 maggio, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, si terrà la premiazione del Concorso letterario Premio Bonsai Giovani 2013 – 2014 “Storie d’amore e d’amicizia al tempo dei social network”.
Un concorso al quale hanno partecipato gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Roma e provincia inviando dei racconti bonsai in cui è emerso un “messaggio importante sulla vita, sulle emozioni e sui sogni dei giovani dell’era di internet”.
È il terzo anno che Magic BlueRay e School of Dreams, in concomitanza con la chiusura dell’anno scolastico, danno risalto a quanto la scrittura creativa e la lettura portano nella vita delle persone, che si cimentano in queste arti.
Ed è per questa ragione che durante questa manifestazione verranno premiati anche persone, istituzioni, attività editoriali, insegnanti e scuole primarie e secondarie di primo grado che si sono distinte per creatività e impegno nella promozione della cultura.
“Seminare nelle menti dei ragazzi per far crescere un mondo migliore” è la menzione che riceveranno:
Paolo Masini, Assessore di Roma Capitale, per il suo impegno indiscusso verso tutte quelle attività volte ad una diffusione ampia e sfaccettata di cultura, sport e socialità.
La casa editrice “Edizioni Angolo Manzoni”, da sempre sensibile a “superare le barriere di lettura” 1997: primo editore a pubblicare in Grandi Caratteri CORPO 16, 2010: primo editore a pubblicare con il carattere ad alta leggibilità EasyReading.
Alessandra Benedetti, Giovanna Micaglio, Antonio Trimarco, dell’Istituzione Biblioteche di Roma, per l’entusiasmo con cui propongono attività culturali, creative e aggregative che coinvolgono i loro utenti.
Le scuole e le insegnanti che con passione e coraggio portano avanti un’idea di formazione, che va oltre la didattica e lascia libera di esprimersi la creatività.
I giovanissimi, Filomena Locantore, Carolina Ragucci, Federico Rovetta, Andrea Tinaburri che, nella nostra epoca ipertecnologica, non hanno paura di esprimere con la scrittura i loro sentimenti.
Tutti loro fanno davvero sperare in un mondo migliore.
Dario Amadei e Elena Sbaraglia

Magic BlueRay

(www.magicblueray.jimdo.com)

sabato 10 maggio 2014

Let it Lok: Le mamme della mia vita

Sin dalle scuole elementari, nei temi ero solita celebrare la figura eroica di mio padre, tralasciando sempre nell’oscurità delle quinte, la donna più importante della mia vita: mia madre. Beh oggi ho deciso di stravolgere i canoni freudiani: proprio così vi parlerò della mia incredibile mamma, e non solo.
La mia vita è costellata da diverse figure materne, che hanno saputo infondermi un amore quasi equiparabile a quello di mia madre, perché inutile dirlo, l’amore di una mamma è unico e solo, puro e originario, inimitabile; però ci sono sempre state donne, capaci di amarmi incondizionatamente, trasmettermi affetto, gioia , serenità, aiutandomi a diventare quella che sono.
Dolcemente ricordo la mia infanzia, e vedo una piccola donna, dai capelli corti e riccioluti, raccontarmi le storie della sua vita gettata nell’oblio del passato, dei lontanissimi anni’50 quando tutto aveva un sapore diverso, e nonostante la guerra, la povertà, persino la felicità era più raggiungibile, perché risedeva nelle piccole cose genuine del quotidiano vivere. È il suo modo di arricchirmi, svelandomi una piccola parte di sé; è il suo modo di insegnarmi i segreti della gioia,  per non farmi piangere in vista di un giocattolo non ricevuto da Babbo Natale. Presente in ogni tappa significativa della mia vita, mi sostiene a modo a suo… e ancora oggi, superati gli 80 anni non perde la sua forza di andare avanti e trarre dalla senilità tutto ciò che di più bello e piacevole può esserci. Una piccola grande donna.  È sempre una forte e travolgente emozione, ritornare da Lecce a Montescaglioso, andare a bussare alla porta vetrata della sua casa, ed essere accolta da lei, che con il volto in lacrime, mi stringe con tutta la sua forza , chiamandomi “Amore”. Da pelle d’oca. Grazie piccola mamma!
Scavando ancora più in profondità nelle viscere della mia memoria vedo una piccola neonata indifesa davanti a omaccioni con dei camici bianchi e delle mascherine; piange, strilla a più non posso; è disperata. Non capisce quale sia la sua colpa: non solo è stata sradicata dall’habitat puro e caldo della placenta, ora deve affrontare anche questi cattivoni , che probabilmente vogliono farle del male. Fortunatamente non è sola: accanto a lei una signora dall’aspetto rassicurante, sorride. Prende tra le sue mani consumate dal tempo, le minuscole manine della neonata, e inizia ad accarezzarle con tutta l’amorevolezza possibile. Ora per la neonata il male sembra minore: smette di piangere. Era circa il 3 gennaio 1994, e quella neonata , ero io, alle prese con la mia prima punturina, a sole poche ore di vita. La mia salvezza invece è mia nonna Dora: seconda moglie del mio nonno materno, mi ha sempre amato con tutta la sua anima, persino più di quanto sarebbe possibile e immaginabile da parte di una nonna, in senso genealogico. Donna combattiva e determinata, mia madrina di battesimo, lei è più di poche parole, ma non manca di dimostrare il suo sconfinato affetto con tante coccole e semplici gesti: l’immensa luce nei suoi occhi quando parla alla gente di me, ad esempio. Ricordo, durante la mia infanzia , la favoletta de “u’ cicerin” era molto più curativa di una tachipirina quando giacevo nel mio lettino avvilita dall’influenza di turno. Pronta a difendermi davanti a tutto e tutti, e a sorprendermi con le sue pettole, le sue squisite cotolette, nonché con le sue crostate, anche ora, è capace di infondermi , con le sue carezze tutta la sicurezza e la serenità, che tranquillizzarono la piccola neonata 20 anni fa. Grazie dolce mamma!
Il destino invece mi nega la dolcezza dei ricordi di nonna Domenica, mamma di mia madre: purtroppo non ho mai potuto conoscerla dal vivo in quanto fu stroncata all’età di soli 40 anni da un male incurabile, che la strappò violentemente alla gioia dell’esistenza. Ma il suo spirito eternamente ottimista, inarrestabilmente gioioso, vive nei racconti di chiunque la conoscesse, vive indisturbato nel cuore di tutti i suoi cari. E fortunatamente esistono i sogni, che permettono per qualche istante di evadere dalle realtà per godere della felicità e la spensieratezza di un mondo alternativo. È qui dove avvengono i nostri incontri: è sempre bella e radiante:  neanche il male più distruttivo di questa Terra ,è stato in grado di privarla del suo brillante sorriso, della sua pacifica espressione. Mi parla, mi consola, gioisce insieme a me, mi accarezza, mi abbraccia, mi rasserena. Nei momenti più cruciali è lì, nel mio mondo onirico, pronta ad addolcire le difficoltà della vita con un suo consiglio o con la sua semplice presenza, l’essenziale starmi accanto. Ed è favoloso, indescrivibile. Grazie nonna-angelo!
E mentre sono qui a scrivere parole su parole, a rivelarvi le più intime sensazioni di Filomena Lok, Carmela sorride imperturbabile dalla foto appesa sulla mia scrivania a Lecce. Sei così bella mamma! Quanto vorrei che sorridessi così ogni singolo istante , che fossi sempre così spensieratamente allegra!  Trovare le parole per descriverti è così complicato, ma proverò a lasciarmi andare, a cuore aperto.
Dunque Carmela, splendente bellezza mediterranea, è la donna più forte che io abbia mai visto. Il destino , sin dall’adolescenza le ha giocato cattivi scherzi: non è per niente facile all’età di 20 anni, sottrarsi alla spensieratezza della giovane età per mandare avanti 3 uomini, una casa, una bottega, e lavorare contemporaneamente , garantendo sempre la massima serenità a tutti. Ma lei non si arrende, davanti a niente, persino quando appare quasi sconfitta, Lei si rialza e combatte, combatte sempre. E questo basterebbe per renderla vittoriosa. Ma voglio celebrarla ancora. La mia mamma è fantastica: ne ho viste di poche così in giro, donare un immenso amore a suo marito e alle sue figlie: un amore fatto di piccoli gesti indispensabili all’ordinario vivere. Una mamma onnisciente e sempre presente, nel bene e nel male, nei momenti più belli, e in quelli più amari, più tristi; una mamma che finge di non sapere, ma in realtà conosce a memoria, i dolori e le difficoltà di una figlia adolescente, che sembra odiarla; e cerca di intervenire a suo favore, ma tutto è frainteso, è tutto soffocato in urla che squarciano fulminee la tranquillità domestica. Una mamma e una figlia che sembrano non riuscire mai a raggiungersi, forse per colpa del complesso di Edipo, forse per colpa di desideri repressi, forse per colpa di banali convenzioni. Eppure il loro legame è così intenso e forte che per la figlia, testarda e noncurante al massimo dell’opinione altrui, l’opinione della sua mamma rimane l’unica e sola che fa la differenza. Perché non esiste niente di più gratificante ed estasiante di vedere gioire per lei la donna che l’ ha messa al mondo. Occorrerebbe fondamentalmente lasciar cadere il muro, e lasciare che l’amore sgorghi dal sotterraneo strato a cui è costretto e fluisca liberamente.
Ricordi delicati dell’ infanzia affiorano silenziosamente: è Natale, e mia madre si fa in quattro per mettere in scena l’arrivo di Babbo Natale: era così agile e perfetta che ci ho creduto ciecamente fino ad un’ età forse troppo avanzata. Amavo quella magia! La mia meraviglia era incontenibile! Ancora non dimentico la notte prima della mia Prima Comunione, interamente trascorsa scomodamente sul divano in salotto: stavo morendo di terrore, perché l’indomani avrei dovuto leggere durante la cerimonia, davanti ad un vasto pubblico. E mia madre era lì, nonostante la giornata intensa che ci aspettava, a sopportare le mie futili angosce e a calmarmi: fortunatamente traevamo un po’ di esilarante relax dalle repliche di Ciao Darwin.
Ricordo il luccichio nei suoi occhi, qualche settimana fa, quando di ritorno da Lecce, le ho confessato di essermi innamorata di nuovo: in quel preciso attimo è stato tutto chiaro! Ha sempre desiderato la mia felicità, il massimo per me. E io ho sempre confuso questo suo desiderio, con un’inspiegabile voglia di opprimermi, e andarmi contro. In quell’ istante mi sono sentita vicino al suo cuore, come non mai, e ho compreso quanto la amo.
Grazie MAMMA!

Filomena Lok Locantore

mercoledì 7 maggio 2014

LINO VILLACHÁ di Alfredo Tagliavia

Oh che sarà, che sarà
quel che non ha ragione né mai ce l’avrà
quel che non ha rimedio né mai ce l’avrà
quel che non ha misura?”
(Chico Buarque de Hollanda)

“Cosa sarebbe delle stelle e dei fiori”, scriveva Lino Villachá da una stanza del sanatorio SãoJulião, “se il destino solo gli riservasse / di fiorire e appassire nel vuoto della solitudine?” … “Che sarebbe del mio dolore / e che sarebbe del tuo soffrire”, continuava il poeta, “se solo fosse dolore / se solo fosse soffrire / senza far nascere nulla / nel profondo del nostro essere?”

Brasiliano, nato alla fine degli anni ’30 nel povero stato del Mato Grosso do Sul, ai confini con il Paraguay, così Villachá ricorda la sua infanzia vissuta a Campogrande, nel BairroSão Francisco, in una baracca di legno:
“Sono nato in una casa di campagna che apparteneva a mio padre, José Maria Antonio Villachá, argentino, figlio di spagnoli. Mia madre era russa, nata in una regione vicina alla Romania. I miei genitori appartenevano entrambi a famiglie di immigrati che erano giunte in America alla ricerca di una vita migliore. Eravamo sei fratelli, cinque uomini e una donna, io sono il più vecchio. Siccome non avevamo letti per tutti, dormivamo due fratelli in ciascuno. La vita di estrema povertà minava le difese naturali del nostro organismo. Da ogni letto un fratello è diventato portatore di hanseniase, oltre a mio padre e mia madre. Sono stato portato al SãoJulião quando avevo appena dodici anni. I miei genitori sono morti in questo ospedale, così come uno dei miei fratelli.”

La vita al sanatorio SãoJulião, dove Lino Villachá rimase per quasi quarant’anni – dal 1951 fino alla morte avvenuta alla fine degli anni ’80 – è quella di un internato, un uomo affetto da un male incurabile e degenerativo che vive in regime di isolamento con persone toccate dalla sua stessa sorte (alle quali, spesso, devono essere addirittura amputati gli artiper evitare il peggio).
Quale è la via d’uscita da questo tunnel nero che sembrerebbe senza fine? La fede in Dio, probabilmente; la scrittura, sicuramente. Villachá, all’ospedale, ha tempo per pensare, studiare, riflettere sulla vita, diventando un sempre più assiduo scrittore, regalandoci pagine di ricordi d’infanzia che sembrano quasi sconfinare nel letterario:
“Papà aveva un vecchio camion Ford V-8, tutto sgangherato per il gran viaggiare nella foresta a prendere legna da vendere agli alberghi e alle case. Noi eravamo gli aiutanti. Quando il camion si impantanava, scendevamo tutti a spingere, mettendo rami verdi e pietre sotto le gomme. Nella salita alla montagna di Sapé, con otto metri cubi di legna, il forte motore del vecchio V-8 si lamentava tremante, ma saliva. Hurrà! Papà gridava di gioia! Ma non posso dimenticare la volta che ci toccò ritornare a piedi…
Era divertente incontrare per la strada un rigagnolo che scorreva nella sabbia bianca, nascosto in mezzo a un bosco. Gli uccelli facevano echeggiare nei campi un canto disperato, e il verde della campagna era un manto unico, fino al nostro arrivo in città. Se la notte ci sorprendeva in cammino, le lucciole ci mostravano la strada, fino a quando vedevamo in lontananza le prime luci del quartiere.”

Oltre a scrivere, Villachá ha tempo per svolgere molte altre attività al sanatorio SãoJulião : diventa uno dei principali organizzatori della vita sociale dell’ospedale, contribuendo a migliorarne significativamente i servizi (fondando perfino una squadra di calcio); e soprattutto, s’innamora di Maria, “dolce ed indimenticabile compagna in questo cammino di sofferenza.”
Le poesie e gli scritti di Lino Villachá – raccolti nel libro “Una finestra per i passeri”, pubblicato nel 1989 dalla Elle Di Ci e oggi difficilmente reperibile – ci parlano di un uomo che, sebbene duramente provato dalla lebbra, male che gli ha portato via le persone più care, è riuscito a far crescere dentro di sé sentimenti di speranza e coraggio.
La poesia “Speriamo…” ben conclude questo rapido affresco della sua vita, fatta di attenzione e di amore per gli altri nonostante la situazione personale di fragilità estrema : una delle molte e silenziose testimonianze di “eroismo quotidiano”, lontane da clamori mediatici e per questo ancora più “assordanti”, di cui è costellato il cielo della misteriosa e complicata storia dell’essere umano.

“Sto vivendo, quando sento
Che la tua felicità è la mia felicità.
Sto vivendo, quando curo il tuo fiore
Nonostante la durezza delle spine.
Sto vivendo, quando mi inquieto per il tuo amore.
Quando lotto, quando reclamo…
Sto vivendo, quando amo…
Ma morirei, quando smettessi di lottare
Guardando il fiume scorrere
Dal ponte della vita
Fermo con i remi in barca…
Morirei,
con tante vite che hanno bisogno della mia
e io qui, perso nel fango di questa solitudine
con tanta luce là fuori,
e io qui, chiuso in questa vita, morendo,
quando addirittura le foglie morte cadono eterne
e danno nuova vita alla primavera.”

Alfredo Tagliavia

martedì 6 maggio 2014

"Confidenzialmente" Le interviste di Michela Zanarella

INTERVISTA A RICCARDO FIORANI 

Riccardo Fiorani nasce a Roma il 5 settembre 1991, ha conseguito il diploma di maturità come perito elettronico in telecomunicazioni presso l’I.T.I.S. “Alessandro Volta- Ceccherelli”.
Vive a Corviale. Partecipa come inviato speciale del quartiere all’evento “Poesia alla Biblioteca Renato Nicolini ex Corviale”. Ha pubblicato la sua prima silloge poetica "Cambierai la vita a qualcuno" edita da Progetto Cultura.

D- "Cambierai la vita a qualcuno" è la tua prima silloge poetica, perchè questo titolo e cosa ti ha portato a raccogliere le tue poesie in un libro?

Il titolo “Cambierai la vita a qualcuno” mi è venuto riflettendo sulle cose che ho fatto nella vita per gli altri, cercando sempre di essere positivo, regalando emozioni e sentimenti. Ho raccolto queste poesie grazie al grande sostegno di persone molto importanti per me, tra cui la mia migliore amica, che è venuta a mancare l’anno scorso, alla quale volevo un bene dell’anima. Queste poesie possono essere semplici, ma nei loro versi ci sono delicate sensazioni percebili dai sensi.

D- La tua poesia "Credo nell'amore?" si apre con un interrogativo sui sentimenti, cos'è l'amore per Riccardo Fiorani?

La poesia “Credo nell’amore?” è nata da sofferenze e relazioni molto brevi nelle quali cominciavo a domandarmi se potesse esistere una persona con la quale condividere qualcosa, visto che ormai si erano perse le speranze in questo mondo dove tutto sembra passare velocemente. Credo nell’esistenza dell’amore, bisogna solamente aspettare e quando meno ce lo aspettiamo arriva. L’amore è vita, gioia di vivere, bellezza, l’amore non ha colori, non ha sesso, non ha età, l’amore è quell’inestimabile potere che ci dà emozioni e non ci fa più temere la morte. È frutto di semplici gesti che negli anni portano i due amati a fondersi in un’unica coppia.
Nella poesia “Ti amo” c’è un verso dove esprimo tutto ciò che penso dell’amore: “siamo un’unica cosa in quella “e” che non esiste”.

D- "Aiutare il prossimo è uno splendore, ti apre i margini del cuore". Questi versi mi hanno colpito molto. Quale è stata l'ispirazione per questa tua poesia?

In passato ho avuto l’opportunità di partecipare ad un grest estivo in una chiesa dove ho animato per due anni di seguito il Natale degli anziani in un centro di riposo. Vedere il sorriso disegnato sulla loro bocca, vederli contenti con poco mi rendeva felice e sentivo come se il cuore aprisse i suoi margini. Poter regalare un sorriso ti dà una carica ed una forza incredibili.

D- La tua vita è stata cambiata da qualcuno in particolare?


La mia vita è appena cominciata e spero che possa durare a lungo il mio cammino, ma ci sono due donne che veramente mi hanno cambiato: mia madre, che mi ha insegnato i valori e l’educazione con la sua dolcezza, e una grande amica, che mi insegnato ad essere positivo, sorridere sempre anche se il mondo crolla, purtroppo ci ha lasciati ed ora riposa in cielo.

D-Le tue poesie sono l'espressione di emozioni vissute sulla tua pelle e che comunque hanno una valenza universale. Ce n'è una nella raccolta a cui ti senti maggiormente legato?

Veramente ci sono due poesie alle quali sono particolarmente legato: “Cambierai la vita a qualcuno” per aiutare il prossimo e regalare emozioni con un sorriso e “Ti amo”, le parole più belle da dire alla persona che si ama.

D- Progetti per il futuro?

Spero di continuare a scrivere e mai dire mai nella vita, chissà…

Michela Zanarella