giovedì 29 dicembre 2011

Monterotto News

The boy with a moon and star on his head
Come è sua abitudine Oirad trascorre l’ultima notte dell’anno con il Professor Avenarius. Dopo una cena frugale e il brindisi di mezzanotte a base di spumante dozzinale, giunge il momento di giocare. Oirad aspetta tutto l’anno il tombolone e spera da sempre di vincere qualcosa, perché non ha mai fatto nemmeno un ambo.
- Non vincerai mai caro amico! - lo ammonisce ironico il professore - Sei un puro di cuore e nella vita per emergere ci vuole molta cattiveria…
Oirad ha tanta voglia di piangere ma come al solito non ci riesce, poi all’improvviso gli si annebbia la vista e la sua mente lo trascina a vagare a lontano.
Vede due bambini biondi (un maschietto e una femminuccia) che giocano sorvegliati da un maggiordomo grasso e barbuto: si lanciano una palla gialla e non vogliono passarla a nessuno.
- Non bisogna escludere gli altri è peccato!!! - urla un prete sdentato.
E’ basso, mal lavato e il suo alito emana un insopportabile tanfo di vino e tabacco di infima qualità. Brandisce una grossa Bibbia come se fosse una clava e la solleva in alto con la chiara intenzione di colpire in testa la bambina che comincia a frignare disperata.
Il maggiordomo scatta come una molla grassa, ma non fa in tempo ad intervenire perché un individuo elegante, con un sorriso che sa di Paradiso, s’interpone con grande efficacia.
- Vuole due fustini sconosciuti in cambio del suo Smash?
Il prete che non ha mai usato nessun tipo di sapone in vita sua, rimane affascinato da una simile proposta. Affonda le sue mani lerce nella polvere bianca e comincia a mangiarla, gustandola granulo dopo granulo.
I bambini spaventati si danno alla fuga e in pochi istanti scompaiono lontano.
Il maggiordomo che è stato lasciato sul posto venendo meno al suo giuramento di fedeltà, è crollato a terra, disfatto e piange rumorosamente.
- Non temere amico! - gli dice un tipo eternamente giovane con i capelli ricci e un’ inconfondibile voce - Hanno attraversato la linea dell’orizzonte e lì saranno felici.
Poi inizia a cantare una canzone che parla di un ragazzo con una luna e una stella in testa.
Quella musica dolcemente riporta Oirad nella sua dimensione, giusto in tempo per ascoltare Avenarius che scandisce dei numeri.
- Due, tre, cinque!!! - esclama con il suo vocione tonante.
- Tombolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!! - urla Oirad liberando la frustrazione accumulata in tantissimi anni.
E sente nel suo cuore che alla faccia della crisi e delle vecchie cornacchie il prossimo per lui sarà un anno meraviglioso.

WebAppunti di Antonio Trimarco

Il sound della mia gioventù
Woodstock ha segnato più di una generazione, Carlos Santana, Hendrix, Alvin Lee e tanti altri segnarono con quel concerto un tributo alla musica e alla storia della musica. Centinaia di migliaia di giovani parteciparono a quell'evento. Il pop rock divenne così il segno sonoro di una epoca nuova dove l'occidente conobbe una partecipazione massiccia delle giovani generazioni di allora ad un cambiamento di costumi e cultura. Io ero proprio giovane, avevo 14 anni e mi affacciavo appena alla vita dei più grandi.
Qui tre video di una musica che ci conquistò e ancora trasmette energia e gioia di vivere.
http://www.youtube.com/watch?v=8JryQXilMj4&feature=player_embedded

Antonio Trimarco

mercoledì 28 dicembre 2011

Una volta c'era il pensiero...

La nostra “Cattiva signora” è il libro che mi prendo la libertà di segnalare in questo spazio,la recensione che ne abbiamo avuta da parte del sito “Libri e recensioni” ci ha procurato un gran piacere e vorrei sottoporla ai frequentatori di Magic BlueRay. 
Ombretta D'Ulisse

Trama
La protagonista è una moglie, una madre. La sua vita scorre nel tentativo di riempire un enorme vuoto dell'anima attraverso il compiacimento narcisistico datole dall'ammirazione altrui, dal desiderio che gli uomini, tutti, le dimostrano e che lei, famelicamente consuma.
Inciamperà, un giorno, in una gratificazione mancata, in un fallimento che la porterà velocemente all'ossessione, al delirio, trasformandola in una stalker.

Commento
La cattiva signora è un romanzo che, con una trama all'apparenza soft, porta il lettore nell'universo della patologia narcisistica che, in alcuni casi ed a certe condizioni, può degenerare fino allo stalking.
La storia di Jessica, infatti, appare inizialmente quella di una donna abituata ad essere al centro dell'attenzione, annoiata dalla vita e pronta a farsi coinvolgere da nuovi amanti per il solo piacere della conquista, andando avanti, però, l'intreccio assume nuove sfumature, unite ai colori tetri della malattia.
Pagina dopo pagina, il narcisismo della protagonista diventa più evidente, mentre la realtà circostante inizia ad avere due differenti versioni: quella reale e quella - falsata in modo più o meno cosciente - vissuta invece da Jessica, pronta a tutto pur di essere al centro dei pensieri di chi, almeno in quel momento, stimola il suo amor proprio rappresentando il centro del suo universo.
Bravissimi i due autori nella costruzione dell'intreccio: il romanzo, infatti, anche se scritto a quattro mani, scorre sempre in modo omogeneo, coinvolgendo pienamente il lettore. Notevole la differenza di atmosfere che si respira tra la prima e la seconda parte del libro. Se l'inizio appare pervaso - come già detto - da un clima leggero e un po' pettegolo (Jessica e le sue amiche ricordano un po' la serie TV "Desperate housewives"), nella seconda parte invece, quando il "gioco degli sguardi" assume i contorni della vera ossessione, l'aria si fa cupa ed atti di cattiveria gratuita e di follia prendono il sopravvento sulla mente offuscata di Jessica.
I sentimenti confusi della donna, il senso di frustrazione e quel sentirsi impotente che segue il fallimento dei suoi piani, sono resi in modo davvero vivido: "Una sconfitta può assumere sembianze ancor più spietate se analizzata di notte. E' il silenzio alternato al cadenzato latrare di un cane, lo stare immobili ad occhi aperti nel buio in un letto in cui non si è soli, lo sforzo compiuto per trovare la rivalsa senza poter parlare, il dover cercare risposte ed azioni ma solo con il pensiero, immaginando, senza poter eseguire."; diventa facile per chiunque, così, capire quanto basti poco perché un'ossessione degeneri e si arrivi a fenomeni come lo stalking, oggi decisamente troppo diffusi.
Interessanti e chiarificatrici le brevi note a fine libro, la prima della D.ssa D. Longo, che fornisce qualche spiegazione mirata sul fenomeno; la seconda degli autori, sulle scelte fatte per la stesura di questo libro. Davvero un'esperienza istruttiva!
(M. G.)

sabato 24 dicembre 2011

Monterotto News


IL BUON NATALE DI OIRAD
Quando Oirad era piccolo, Babbo Natale gli recapitava dei giocattoli meccanici molto belli che puntualmente sua madre, la stessa sera del venticinque, occultava nell’armadio più alto e irraggiungibile della casa.
- Li potresti rovinare giocandoci! – gli diceva in un tono che non ammetteva repliche – Dai retta a me, lo faccio per il “tuo” bene!!!
Oirad nel profondo del suo animo soffriva terribilmente e sentiva che il “suo” bene era sicuramente tutt’altra cosa. Siccome però la mamma era irremovibile e, se contrariata poteva diventare veramente cattiva,  il ragazzone triste preferiva ingoiare ogni anno quel boccone così amaro che impiegava dei mesi a digerire, sperando in un futuro ricco di doni. Ma tanti anni erano passati e la situazione non era di certo migliorata. Col tempo infatti era subentrato il concetto del regalo utile alla causa familiare che in tempi di crisi “sarebbe” la soluzione migliore. “Sarebbe”, ma non per Oirad che aveva continuato ogni Natale a desiderare regali inutilissimi che però avevano per lui un’importanza fondamentale.
Quest’anno finalmente ha deciso di fare un blitz e mettendo la scusa di un impegno importante è uscito nel freddo della Vigilia eludendo perfino la sorveglianza del professor Avenarius. E’entrato  nel negozio scintillante e affollato nonostante la crisi, con l’apprensione di chi teme che l’oggetto dei suoi desideri sia ormai esaurito. Poi però lo ha visto lì, maestoso sullo scaffale e subito lo ha afferrato subendone il peso: questo gli ha regalato  un’intima soddisfazione. Quando lo ha trascinato faticosamente alla cassa e lo ha pagato, immediatamente la soddisfazione si è fatta gioia immensa: dopo tanti anni finalmente il Dolce Forno è diventato suo!!!
Dario Amadei

giovedì 15 dicembre 2011

WebAppunti di Antonio Trimarco

Midnight in Paris
Gil è uno sceneggiatore con chance di scrittore, almeno ci prova, è affascinato da Parigi ed è in vacanza con la sua futura sposa e gli invadenti genitori. La sua compagna è molto bella, ma i loro gusti, il loro modo di vivere è molto diverso. A Gil piace passeggiare sotto la pioggia e gli piace molto Parigi, lei vive invece questa esperienza da vera turista americana. Ma Gil prova a non farci caso, ma quando incontrano una coppia di amici le differenze tra loro esplodono. Questo dà la possibilità a Gil di vivere alcune notti parigine in un altro tempo e in un altro spazio, incontra così scott Fitzgerald, Cole Porter, Hemingway, Picasso, Dalì e tanti altri, ma soprattutto Adriana di cui si innamora ricambiato. Ma il sogno è sogno per quanto affascinate e realistico possa apparire, ma durante questi viaggi Gil scopre ciò che vuole. Il contatto con questo mondo gli farà scoprire due cose fondamentali: non si può vivere nel passato e la verità dell'amore. Woody Allen ci regala con questo film divertimento e sagace sguardo sulla vita. Lo fa regalandoci una Parigi da sogno e una Parigi reale, entrambe affascinanti e da vivere. Un film che ci regala pillole di saggezza sulla vita che viviamo e su sull'importanza di trovare o ritrovare una propria personale sintonia, sicuramente in una dimensione favolistica, ma comunque seppur leggero il film è un piccolo trattato sulla capacità di essere felici nel presente. Da vedere divertente, intrigante, leggero.
Antonio Trimarco

sabato 10 dicembre 2011

Salviamo il pianeta azzurro a Corviale (III, IV e V incontro)

Salviamo il Pianeta azzurro continua la sua marcia inarrestabile!
Quello che più ci piace è la continuità che i ragazzi e i genitori stanno regalando al progetto: sono tutti piacevolmente coinvolti e felici di proseguire insieme questo lungo viaggio!!!
Negli ultimi tre incontri abbiamo parlato dello smaltimento della plastica, dell’inquinamento luminoso e del buco dell’ozono. I ragazzi hanno dimostrato un grande interesse per questi argomenti e sono nati tre racconti ricchi di fantasia e con messaggi importanti che testimoniano il rispetto per l’ambiente di tutti i partecipanti.
“Misteriosi eventi alla biblioteca Corviale”, “La città del buio” e “Il magico mondo del mago” attraverso lo strumento della fiaba evocano un contesto reale dove la magia rende tutto possibile. Così con la scrittura, i ragazzi riflettono sui disastri ambientali, sugli sprechi, sulle abitudini di vita scorrette e lo fanno divertendosi, liberando la loro creatività e la loro energia positiva.
Il nostro scopo in partenza era quello di creare una redazione di giovani scrittori e in poco tempo ci siamo riusciti, andando al di là di ogni nostra più rosea aspettativa. I ragazzi (di età compresa tra i 4 e i 13 anni) durante il laboratorio progettano, discutono, raccontano, disegnano e successivamente fotografano le situazioni di cui abbiamo parlato.
Per noi di Magic BlueRay non esistono limiti e non ci fermiamo davanti alle difficoltà! E così un ragazzo, trattenuto a casa da un malanno di stagione che scalpitava per partecipare al laboratorio, è stato messo nelle condizioni di farlo grazie ai potenti mezzi della Biblioteca Corviale che ci hanno permesso un collegamento video con skype!!!
E in questo caso si è trattato, inequivocabilmente, di tecnologia bianca!

Più libri più liberi

Più libri più liberi: decima edizione, quattrocentoundici editori, trecento iniziative in programma, tantissimi autori e ospiti presenti per i libri.
Ma non sono i numeri o le presenze a dare spessore all’iniziativa. La magia di questa Fiera della piccola e media editoria è la possibilità di passeggiare e chiacchierare con e in mezzo ai libri!!! Il Palazzo dei congressi si riempie di sogni, di voci, di parole, di sospiri, di risate, di riflessioni dei visitatori che si immergono in quell’atmosfera magica che solo i libri riescono a far provare.
Per cinque giorni consecutivi i riflettori saranno puntati su di loro… quello che ci piacerebbe è che le luci non si spegnessero subito dopo per riaccendersi solo sulla prossima edizione e che tutta la letteratura, a prescindere dal sostegno economico, fosse sempre in vetrina.
 

sabato 3 dicembre 2011

Una volta c'era il pensiero...

La moglie imperfetta e altri racconti. Di Leopoldo Alas “Clarin”
L’Autore si colloca come una delle figure più interessanti nella letteratura spagnola del secondo ottocento; i racconti di questa raccolta che consiglio, edita da Giulio Perrone, sono tratti da Cuentos morales  sintesi del pensiero più significativo di Alas: la scrittura si piega con maestria a tutte le questioni umane, grandi o piccole che siano, i contenuti dei racconti spaziano tra i massimi sistemi della cultura dell’epoca come sulle meschinità  o le speranze della natura umana.
Si legge nel suo prologo. Io sono… partigiano dell’arte per l’arte… non c’è moda letteraria né reazione che riesca a togliermi dalla testa questa idea. Continuo a credere che i libri non possano essere morali o immorali, come gli Stati non possono essere atei o cattolici a meno non si vaghi nel mondo della più pericolosa retorica… nel dare la tinta generale a questi racconti non seguo altro che un’inclinazione a riflettere.
E a riflettere inducono per modernità, senso dell’humour, analisi filosofica questi racconti che potrebbero essere indicati come una lettura insolita, assolutamente fuori dalle tendenze, come del resto avrebbe molto gradito il nostro autore, quel che si dice di nicchia, ma di un genere speciale che ci introduce in percorsi insoliti a tratti profondi, sempre molto significativi.
“Il duetto della tosse” è il racconto che più ho amato per la delicatezza della scrittura che rivela, con tratti minimi e modernissimi per l’epoca, un frammento della vita di due persone unite per poco tempo ma fatalmente segnata da un accidente che, di nuovo, sottolinea i fardelli in cui tutti possiamo intravedere il nostro destino o quello di tanti altri. Commovente e distratto allo stesso tempo questo racconto la dice più lunga di tanta sbandierata solidarietà o pietas falsamente esibita.
Ombretta D’Ulisse

giovedì 1 dicembre 2011

Il giardino di superman - incontro di bibliolettura interattiva

La bibliolettura del libro “Il giardino di superman” di Daniele Porcella (Ed. Graphofeel) è stata davvero ricca di stimoli e riflessioni.
Sin dalla prima pagina si è avvolti dal profumo dei ricordi del protagonista, Danny, un ragazzo degli anni settanta.
Durante l’incontro c’è stata una grande sintonia tra Dario Amadei e Daniele Porcella: entrambi scrittori, hanno fatto scoprire al pubblico Danny che nel libro, come il giovane Holden, vive con ironia e dolcezza un momento fondamentale della sua esistenza, quello che fa da spartiacque tra la sua l’adolescenza e l’età adulta.
Il ragazzo è timido, impacciato, a tratti un po’ “sfigato”, ma trova il modo di riscattarsi e lo fa con il baseball, la musica ed i libri.
La storia si legge con piacere e Daniele tratteggia uno sfondo fatto di passioni con grande maestria, inserendo qua e là tasselli di storia che ancorano il protagonista ad una realtà ormai lontana. I personaggi della sua vita vengono caratterizzati in maniera molto efficace (il padre un po’ assente, la madre che incarna lo stereotipo del “mammismo italico”, la sorella rompiscatole, la nonna tirchia, l’amico grosso e generoso come Garrone, l’allenatore americano) e restano impressi in maniera indelebile nella mente del lettore.
La trama della storia è fatta di ricordi legati tra loro che finisco per essere il bilancio della vita di un ragazzo che non vuole uniformarsi alla massa, coltivando interessi originali: il baseball, uno sport difficile da spiegare, ma che diventa uno stile di vita per chi lo pratica, la musica jazz e la letteratura americana.
Danny, ad un certo punto, scopre che la vita da dolce e spensierata può diventare in un attimo dolorosa in maniera insopportabile e può presentare un conto molto alto da pagare.
Salutando i presenti, Dario ha sottolineato un aspetto importante del finale:
“Come nel film di Fellini, non bisogna smettere di sognare una dolce vita e Daniele, evocando l’immagine di una tenera ragazza bionda, ci regala speranza nel futuro.”
E in questo periodo così travagliato, è davvero importante continuare a credere nel domani!

Elena Sbaraglia e Dario Amadei

WebAppunti di Antonio Trimarco

Beyond 
Film intenso e drammatico. Un viaggio di una donna nel suo passato di bambina, lì riscoprirà un antico dolore che avrebbe voluto cancellare per sempre. E così ancora una volta dalla Svezia, patria di Bergman, un film che indaga sulla difficoltà di vivere e su interventi sociali a volte disastrosi. La trama è semplice una famiglia finlandese si trasferisce in Svezia, all'inizio tutto sembra andare per il meglio, ma poi, come spesso accade nella vita, alcune difficoltà diventano insormontabili e l'amore tra genitori di Lena un ostacolo al superamento delle stesse. Paradossalmente ci sono amori che non aiutano. Lena sopravvivrà, ma ad un certo punto della sua vita questo passato la chiamerà ancora una volta ad una prova difficilissima. Pernilla August regista e sceneggiatrice, delinea così una storia drammatica ma vera come tante che ci sfiorano quotidianamente. La caratterizzazione psicologica dei personaggi, seppur brevemente accennata è impeccabile e scava nei miti dell'antieroe. Così come la storia descrive una Svezia che già in altre occasioni aveva visto mettere sotto accusa i suoi interventi sociali nei confronti di minori e delle loro famiglie. Da vedere
Antonio Trimarco

Beyond pagina internet del film da cinematografo.it

martedì 29 novembre 2011

Monterotto News

PVC
- Carissimo Oirad, oggi lascerò un segno indelebile nella storia dell'umanità e tu mi farai da testimone!
Mentre parlava, il prof. Avenarius, armeggiava attorno ad una strana macchina ed Oirad lo osservava in silenzio: il suo sguardo lasciava intendere che in quel momento avrebbe voluto trovarsi a centinaia di kilometri di distanza.
- Sa professore - azzardò timidamente - mi sembra davvero improbabile che questo "Coso" possa in qualche modo funzionare!
- "Coso"? "Coso"!! - ringhiò Avenarius - Quindi secondo te la mia geniale invenzione sarebbe un "Coso"!!! Sei proprio un troglodita e se tutti ragionassero come te, vivremmo ancora nelle caverne!
Oirad, offeso, fu sul punto di tirare a quella ignobile palla di lardo, una pesante chiave inglese, ma la curiosità prese il sopravvento e decise di vedere come sarebbe andato a finire quell'assurdo esperimento.
La macchina di Avenarius aveva in realtà l'aspetto di una gigantesca lavatrice. 
- La mia creatura, stupido omuncolo - disse il professore, che non sembrava intenzionato a cambiare tono - risolverà per sempre due dei più gravi problemi delle generazioni future. La sua tecnologia avveniristica permette infatti, in maniera semplice ed assolutamente ecosostenibile, di trasformare la plastica in acqua potabile!
Oirad, che non sapeva a questo punto se piangere o ridere, rimase immobile come una statua: si sentiva i muscoli paralizzati e non riusciva a muovere nemmeno un dito.
- La vedi questa bottiglia di PVC, sottospecie di scimmione? - urlò il professore ormai in preda ad un'esaltazione mistica - L'ambiente ci metterebbe cinquecento anni a distruggerla, la mia macchina invece lo farà in pochi minuti e, cosa più importante, il prodotto finale sarà acqua fresca e cristallina, più pura di quella delle sorgenti di montagna.
Detto questo, Avenarius chiuse nella lavatrice la bottiglia, bloccò l'oblò e spinse il tasto d'accensione. Subito, da quella macchina infernale, si sprigionò un fischio, acutissimo, assordante che in pochi istanti mandò in frantumi tutti i vetri del laboratorio. Oirad sentiva il bisogno di urlare, ma dalla sua bocca spalancata non uscirono suoni.
- Beh, forse c'è qualcosa da perfezionare - disse il professore osservando con aria triste la grossa caraffa sotto lo scarico, completamente vuota.
Quando aprì l'oblò, la bottiglia di plastica venne sparata fuori con la violenza di una palla di cannone e lo colpì in piena fronte, facendolo stramazzare a terra.
Oirad si scosse e si avvicinò al corpaccione immobile di quell'uomo assurdo.
- Respira ancora - pensò forse un pò deluso.
E raccolse la bottiglia per andare a gettarla nel più vicino cassonetto.
Dario Amadei

venerdì 25 novembre 2011

WebAppunti di Antonio Trimarco

La danza, il corpo, la vita (Pina 3D)
L'ultimo film di Wim Wenders è un omaggio a Pina Bausch, la coreografa tedesca considerata la madre del teatro-danza europea e scomparsa nel 2009. Girato in 3D il film ci fa vivere attraverso le immagini il modo attraverso il quale i ballerini di Pina interpretano i suoi insegnamenti. Danze di gruppo come riti tribali, danze in interni dove i corpi cercano direzione e senso, dove in rapporto con gli oggetti e in rapporto tra loro esprimono paura, dolore, rabbia, determinazione. I corpi appaiono liberati dagli stereotipi della bellezza e della forma che ogni giorno ci assale dalle immagini pubblicitarie, dalla moda, dalla tv. Recuperiamo così l'antico sapore e l'antica forma di corpi liberi nello spazio. Uno spazio minimalista o naturale dove gli uomini e le donne che danzano esprimono solo e soltanto, attraverso i loro movimenti, le loro emozioni e i loro sentimenti in relazione con un esterno che sembra essere i tanti luoghi del nostro inconscio. Uomini e donne che attraverso la loro arte di movimento del corpo disegnano un mondo liberato dai modelli di condizionamento dominante. Uomini e donne che portano con fierezza il loro essere unici. Se potete andate a vederlo in 3D, ma anche in 2D l'esperienza è importante, davvero fuori dagli schemi. C'è danza, c'è vita in tutti i suoi ingredienti: pazzia, paura, amore, sofferenza, gioia e profonda comunicazione di corpi vivi e veri.
Antonio Trimarco

Vedi anche:

mercoledì 23 novembre 2011

Una volta c'era il pensiero...

Al Teatro Cometa Off di Roma “La fine della fiera”    
di: Daniele Prato, Francesca Staasch
Regia: Riccardo Scarafoni
Cast: Francesco Venditti, Veruska Rossi, Fabrizio Sabatucci, Riccardo Scarafoni.
L’avevamo già visto qualche mese fa ma  siamo tornati molto volentieri e non solo per accompagnare amici cui l’avevamo caldamente consigliato. Oltretutto le parole ci piacciono e spesso occorre riascoltarle per sentirne appieno il significato. E  alle parole i quattro personaggi affidano il racconto della loro vita, delle proprie ferite, delle gioie provate e quelle irrimediabilmente smarrite o distrattamente lasciate andare. Storie potenti,o storie minime, di fragilità in cui riconoscersi cui la scrittura del testo regala caratteristiche adeguate ad ogni situazione, ad ogni motto dello spirito. Rabbia, follia, disperazione, speranza, indifferenza, dolcezza sono solo alcune delle dinamiche affettive che rimbalzano da un racconto all’altro, unite forse solo dalla ricerca, quella che ognuno di noi, anche inconsciamente, persegue nella propria esistenza, ricerchiamo l’amore anche se non lo vogliamo ammettere, il potere ad ogni costo, l’uscita dal tunnel del fallimento o della follia. Non sempre si riesce a sostenere il peso della frustrazione,dell’insuccesso del male che ci condanna, ci perseguita cui alla fine ci si arrende. Uno spettacolo che muove molte corde e, modestamente, mi piace sottolinearne una:la sospensione dal giudizio sulle azioni altrui troppo spesso liquidate nel bene e nel male, imprigionate nelle categorie di un pensiero che spesso articoliamo a fatica.
Regia di ottimo livello nella sua essenzialità minimalista:nulla si perde di ogni storia. Riccardo Scarafoni, che è anche uno dei quattro bravissimi interpreti, ha diretto con rigore uno spettacolo non facile riuscendo a mantenere il patos per  l’intera rappresentazione; la conduzione della scena sembra seguire il martellare delle situazioni,dei sentimenti,l’ineluttabilità dell’epilogo.
I quattro interpreti danno una prova di grande professionalità, non solo nella recitazione ma anche in una sorta di fisicità che arriva diretta e aiuta a promuovere un sentimento di empatia nei confronti dei personaggi che incarnano.
Beh, se “Una volta c’era il pensiero” questo lavoro teatrale aiuta a ritrovarne il senso…..
Ombretta D’Ulisse

lunedì 21 novembre 2011

Parlano del Circolo della Duchessa!!!

Cari amici, quante volte abbiamo discusso su questo blog del valore della lettura? Tante!
Quindi, quando ho appreso la notizia ho fatto salti di gioia. Certo, peccato la distanza!
Di cosa sto parlando?
Dell’iniziativa di Magic BlueRay che, a Roma, organizza, fra l’altro, incontri gratuiti di bibliolettura interattiva. Si svolgono la domenica mattina ogni tre settimane e hanno la durata di due ore. Per partecipare non è necessario aver letto i libri.
Sono rivolti a tutti gli interessati.

Non male no? Poter discutere dei contenuti di un libro, confrontandosi.
In più, vengono organizzati, questa volta a pagamento, percorsi di bibliolettura interattiva: in cosa consisitono?
Si tratta di seminari intensivi, in cui i partecipanti ricevono attivamente una guida e un sostegno ad interpretare i testi per giungere alla conclusione che attraverso la lettura si riscopre un tempo per se stessi, una crescita interiore costruttiva e un miglioramento della propria vita.
I PerCorsi di bibliolettura interattiva non sono costruiti per “risolvere i problemi” ma per “ridimensionarli”.
Attraverso la lettura guidata il lettore si riconosce nei personaggi dei libri, si immedesima nella storia e ne trae suggerimenti e modelli come se realmente vivesse quell’esperienza.

Leggere è emozione, immaginazione, creatività, stimolo intellettuale, è conoscere il mondo che altrimenti non si riuscirebbe ad intendere, un ripercorrere il proprio passato, una visione nuova del presente, una spinta verso il futuro.
I suddetti incontri e percorsi di bibliolettura interattiva, insieme ai laboratori di scrittura creativa fanno parte delle attività de “Il Circolo della Duchessa”, oraganizzate da Magic BlueRay che per i cinefili prevede percorsi di cinelettura interattiva, con le stesse finalità di quelli di bibbliolettura interattiva.
Che dire? C’è solo l’imbarazzo della scelta!
Original post e immagine: http://scrittura-mania.it/

domenica 20 novembre 2011

Inquinamento acustico: incidenza inferiore solo a quello dell’aria

L’inquinamento acustico ha un’incidenza inferiore solo a quello dell’aria. Si tratta di una questione da non sottovalutare e che viene determinata da diversi fattori. A provocare rumori fastidiosi non sono soltanto le automobili, ma anche le ferrovie, gli aeroporti, le sirene delle ambulanze, i lavori eseguiti nelle strade. Un problema che riguarda tutte le città in Europa. A far riflettere sulla questione sono alcuni dati che sono stati messi in evidenza dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Viene sottolineato soprattutto il fatto che l’inquinamento acustico provoca gravi problemi di salute.
Si è calcolato che a causa dell’inquinamento acustico sono stati persi circa 1 milione di anni di vita. Una misura che ci dà l’idea di come sia importante riuscire a limitare i danni di questa forma di inquinamento. L’inquinamento acustico può essere considerato un vero e proprio nemico invisibile, in grado di causare difficoltà di apprendimento, acufeni, pressione alta e disturbi cardiovascolari. I rumori possono non rendere facile il riposo e il sonno.
Riguardo all’inquinamento acustico esistono una specifica normativa e delle sanzioni previste dalla legge. È essenziale applicare queste normative, effettuando degli appositi controlli, in modo da determinare un impatto ambientale ridotto anche da questo punto di vista. Potremmo fare rientrare tutto ciò nella definizione e nelle regole per vivere a impatto zero.
L’inquinamento acustico costituisce un aspetto rilevante della sostenibilità ambientale, nei confronti della quale occorre rivolgere il nostro impegno collettivo ecoresponsabile.

Inquinamento acustico: in pericolo i pesci

L’inquinamento acustico rappresenta un problema per i pesci dell’oceano, che sarebbero minacciati da questa forma di inquinamento provocata dall’uomo. A dare l’allarme è stata una ricerca condotta da un gruppo di studiosi inglesi, che ha preso in considerazione la Grande Barriera Corallina. Il problema sarebbe rappresentato dal fatto che i pesci si allontanano dai loro habitat naturali a causa dell’inquinamento acustico. I pesci infatti sarebbero deviati dai rumori artificiali e non riuscirebbero a seguire i suoni naturali, per orientarsi e ritrovare l’ambiente che è loro congeniale.
L’inquinamento acustico che mette in pericolo i pesci è determinato da vari fattori. Le navi, le operazioni relative alla ricerca e all’estrazione del petrolio, gli impianti eolici sono da annoverare tra le cause primarie. A causa di tutti questi elementi i pesci non sarebbero più in grado di utilizzare i suoni emessi dalle altre specie marine, per ritornare alle barriere coralline. Ecco perché la questione si pone con urgenza. La tutela ambientale dovrebbe tenere conto anche di queste forme particolari di inquinamento che interessano il mare.
I ricercatori sono giunti alla conclusione che i pesci sono in grado di memorizzare i suoni e di ricordarli nel tempo. Per questo il loro comportamento potrebbe essere sconvolto dai rumori artificiali prodotti dall’attività umana sul mare.
Puntare alla conservazione dell’ambiente vuol dire tenere conto anche di tutte queste questioni, le quali non possono essere ignorate, se si vuole procedere alla realizzazione di un vero e proprio impatto zero a livello ambientale.

Una volta c'era il pensiero...

NINNA NANNA, Chuck Palanhiuk - proposta di lettura
Carl Streator, giornalista, vedovo,solo e solitario indaga sulla “sindrome di morte improvvisa” di alcuni bimbi e presto capisce che con tutta probabilità la causa è da attribuire ad una nenia africana,tratta da un libro… il canto della dolce morte. Inizia un viaggio per cercare e distruggere tutti i libri che contengono le fatali filastrocche. Strampalati e colorati i compagni d’avventura, ognuno dei quali ti conquista per spessore e fragilità,per aderenza alle angosce di ognuno.
Reale e surreale si fondono in pagine imprevedibili; a tratti affaticati dalla lettura ci sorprendiamo all’improvviso confrontandoci con storie di dolori riconoscibilissime,ci stupiamo di fronte ad un colpo di scena improvviso perché nulla discende da nulla nella storia di Palanhiuk.
A mio parere è proprio Streator il personaggio più bello: portatore di una sofferenza per cui non c'è consolazione che ha bisogno di rendere anche “fisico”con un rituale a dir poco simbolico che Palahniuk  riesce a immaginare con apparente surrealità perché quel dolore è così umano che l’autore rappresentandolo nella pervicacia della non/rimozione ha dato voce a tutti i lutti del mondo.
E ancora la nenia: non ha nulla di fantastico è solo l’irrompere nella nostra cultura occidentale, contaminata e intossicata dall’informazione, infettata dall’isolamento affettivo dell’irriconoscibilità dell’altro, della verità della magia, della verità dell’inconoscibile, della verità che non tutto riusciamo a controllare, fatalmente neanche il nostro pensiero…
Uno degli aspetti che mi ha personalmente colpito è stata l’efficacia della scrittura al servizio di contenuti così eterogenei,un linguaggio che arriva dove vuole anche nei tratti più ostici del possibile e dell’impossibile. Gustate anche questo leggendo.
Momenti di bellissima lettura, si aprono per chi ha cuore di ascoltarli solo lasciandosi andare alla storia anche nei passaggi meno significativi ma propedeutici alla quadratura del cerchio.
Ombretta D’Ulisse

venerdì 18 novembre 2011

Monterotto News

Oirad l'indomabile
Un cielo indaco, gonfio di smog, incombe su quell'ingorgo pazzesco che sembra sul punto di fagocitare definitivamente centinaia di auto.
Oirad siede, lo sguardo fisso nel vuoto, accanto al mitico professor Avenarius che cerca di fendere il traffico, con la prua della sua fatiscente 127 verde acido metallizzata.
Non dicono una parola, trattengono il fiato, tesi nello sforzo di evitare ai loro neuroni stressati un'apparentemente ineluttabile caduta catastrofica. La mente di Oirad vaga lontano, adagiandosi dolcemente nel ricordo di quando era possibile percorrere lo stesso tratto in bicicletta, impiegando non più di dieci minuti. Adesso non basta un'ora di aerosol tossico, chiusi nella trappola di auto sempre più inutilmente potenti che rantolando s'intrecciano le une sulle altre.
- Basta così! - urla ad un tratto Oirad.
Poi scende dalla macchina e si allontana sbattendo lo sportello.
Avenarius vorrebbe dire qualcosa per fermarlo, ma la sua glottide si rifiuta, maligna, di vibrare.
- Così mi rompi la macchina disgraziato! - null'altro riesce infine a dire, dimostrando così di tenere di più al suo mezzo meccanico che a quello strano individuo, rompiscatole quanto si vuole, ma pur sempre un essere umano.
Oirad avanza, arrampicandosi agilmente sulle carrozzerie e supera ogni ostacolo con lo sguardo fiero di chi ha una missione da compiere. Gli altri dapprima reagiscono male e si rivolgono a lui lanciandogli maledizioni di ogni tipo. Poi però, piano piano non possono fare a meno di rimanere affascinati da quell'uomo che affronta impavido i mostri del traffico. Dopo un pò Oirad non è più solo: si spalancano centinaia di sportelli e uno stormo di automobilisti impazziti lo segue nella sua disperata impresa. Alla fine spariscono nella nube nera dei gas di scarico, tutti meno uno, perchè il prof. Avenarius rimane immobile al suo posto, con lo sterzo serrato nei pugni.
- Buon viaggio verso l'inferno! - biascica digrignando i denti, feroce. 
Dario Amadei

WebAppunti di Antonio Trimarco

L'altra verità
Con questo film Kean Loach torna alla critica radicale e lo fa in modo magistrale. Come sempre al centro: le conseguenze sociali e umane di eventi, in questo caso la guerra, causate da un potere esercitato in modo lontano e attento alle sole ragioni dei potenti.
Due amici tornano in Iraq come "contractor", mercenari, ciò che li spinge sono i soldi e forse non solo. Ma qualcosa andrà veramente male e uno dei due muore.
L'altro cerca di capire cosa è successo, ma non sarà semplice.
Una storia di amicizia e amore e soprattutto una critica alla guerra, in questo caso l'intervento in Iraq, spietata, vera, lungi da demagogia e populismo. Una critica che ci porta a vedere gli effetti devastanti della guerra sulle persone e sulle loro vite: sia sui vincitori che sui vinti. Soprattutto sulle persone lontane dal potere.
Tragico, intenso, vero, un grande film un grande Kean Loach.
Antonio Trimarco

domenica 13 novembre 2011

Salviamo il pianeta azzurro a Corviale (I e II incontro)

È iniziato, presso la Biblioteca Corviale, il laboratorio di lettura e scrittura creativa Salviamo il pianeta azzurro e i primi due incontri hanno già dato degli ottimi risultati.
Si è parlato di traffico e dell’inquinamento delle acque e i ragazzi presenti, dai 6 ai 13 anni, hanno dimostrato subito un grande interesse per queste problematiche ed hanno fatto capire di avere le idee molto chiare sulle possibili soluzioni.
Con il consueto entusiasmo, i ragazzi hanno snocciolato le loro esperienze, i loro aneddoti personali, dimostrando anche di conoscere i fondamenti dell’ecologia, come quando hanno indicato le possibili forme di energia alternativa e l’importanza di salvaguardare un bene prezioso come l’acqua.
Dario ha letto degli articoli che hanno approfondito alcuni aspetti di queste tematiche e poi sono stati realizzati due racconti collettivi sugli argomenti trattati.
Nel corso del primo incontro, con l’ormai collaudata tecnica step by step è stato prodotto “SOS fata” sul tema del traffico, mentre nel secondo incontro i ragazzi hanno raccontato la storia di Duccio, il protagonista della fiaba moderna “La pietra magica”, che parla dell’inquinamento delle acque.
Da questa esperienza deriva una profonda riflessione: se i ragazzi sono consapevoli dei disastri ambientali di cui è responsabile l’uomo e vorrebbero trovare delle soluzioni, quando e perché con la crescita questa volontà sparisce? La risposta, forse, ce l’ha data tempo fa un ragazzino di nove anni: Quando si diventa adulti – ci ha detto – il cassetto della fantasia viene chiuso e si butta la chiave.
E noi di Magic BlueRay vorremmo aiutare i ragazzi a tenere quel meraviglioso cassetto, aperto il più a lungo possibile.
Magic BlueRay

Monterotto News

Oro blu
- L'oro giallo e l'oro bianco - dice Oirad - si vendono in gioielleria, ma ragionandoci bene sono i meno preziosi di tutti. Poi c'è l'oro nero, il petrolio, che è semplicemente un liquido tossico e maleodorante, venduto a carissimo prezzo perchè è indispensabile per alimentare quei motori che stanno sempre più diventando gli strumenti della nostra morte.
- Ma non durerà in eterno - spiega il Prof. Avenarius in tono accademico - le scorte stanno per esaurirsi ed allora forse saremo costretti ad andare a piedi, però il mondo sarà sicuramente più pulito.
- Ma l'oro blu che sarebbe? - chiede Oirad un pò perplesso - C'entra forse qualcosa con i puffi?
Il Professore non sa se ridere o piangere, ma non rinuncia, in ogni caso, alla sua missione di docente.
- Il nostro Pianeta è ricoperto per 3/4 d'acqua - dice in tono un pò saccente - che non è per la maggior parte potabile, perchè è quella salata dei mari e degli oceani. I fiumi e i laghi poi, li stiamo inquinando orrendamente. Cosa ci resta quindi? Tra un pò solo morire di sete.
Oirad si alza dalla poltrona in cui stava beatamente sprofondato e corre in cucina in preda ad un'arsura terribile. Beve a lunghi sorsi dal rubinetto e solo dopo molti minuti riesce a dissetarsi.
- Bisogna trovare immediatamente una soluzione, Professore! - urla ormai sull'orlo della disperazione.
Avenarius senza rispondergli, scuote la testa ed aggiustandosi gli occhiali sul naso, si immerge nella lettura del suo giornale.
Dario Amadei

giovedì 10 novembre 2011

WebAppunti di Antonio Trimarco

Romanzo dalla scrittura originale, sulla complessità dei legami amorosi, sulle loro difficoltà. Sul senso o il non senso di vite difficili e incompiute.
"A me interessava l'effetto che nasce quando si vuole a tutti i costi una persona. È come con il sole: non ha senso cercare di guardarlo direttamente, ti acceca. Ha molto più valore vedere i suoi effetti sulle cose"
Questo ci dice lo scrittore  Paytrick Lapeyre del suo ultimo romanzo "La vita é breve e il desiderio infinito", storia di un insolito triangolo che ci narra della possibile differenza tra amore e passione nella ricerca del desiderio.
Antonio Trimarco

Per saperne di più:

domenica 6 novembre 2011

L’immenso potere della lettura

“Leggere mette in moto tutto dentro te: fantasia, emozioni, sentimenti. È un'apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere le cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste, fa scoprire l'anima delle cose. Leggere significa trovare le parole giuste, quelle perfette per esprimere ciò a cui non riuscivi a dare forma. Trovare una descrizione a ciò che tu facevi fatica a riassumere. Nei libri le parole degli altri risuonano come un'eco dentro di noi, perché c'erano già.”tratto da Il tempo che vorrei di Fabio Volo
Leggere è bello. La lettura spesso da lo stimolo giusto per affrontare il quotidiano, soprattutto quando si legge con uno spirito di condivisione: discutere e scambiarsi i libri, che ti trasmettono qualcosa di più della semplice storia d’amore, o dell’emozionante avventura, che ti lasciano dentro una sensazione di cambiamento, di una nuova visione della vita, è da sempre il modo migliore per impegnare il proprio tempo.
In quest’anno di incontri di bibliolettura interattiva, oltre all’entusiasmo che le letture hanno suscitato nei partecipanti, abbiamo colto anche un altro aspetto da non sottovalutare, che è figlio dei nostri tempi.
Conviviamo con i social network che sono pieni di consigli sulla lettura, ma viene facile domandarsi quanti di quei discorsi sfocino poi realmente nella lettura o semplicemente si scrive di libri solo perché è di moda parlarne.
E quello che è emerso durante i nostri incontri è proprio l’esigenza di una lettura ben coltivata, suscitando interesse nel lettore, proponendo argomenti in cui si riconosce.
Nelle scuole ad esempio, proporre solo letture classiche come i Promessi sposi può indurre il giovane, una volta uscito da scuola, a rifugiarsi nei videogiochi, che gli atrofizzano il cervello, perché non si sente affatto spronato a leggere, non coglie il divertimento o il piacere che possono dare alcuni libri… non coglie la bellezza di un buon libro e del tempo che può dedicargli.
Le scuole dovrebbero stimolare nel giovane questa passione, affiancando ad argomenti classici, sicuramente necessari per la didattica, libri contemporanei che appassionano di più trattando di temi che i giovani sentono vicino a loro. E molte insegnanti portano avanti con successo questo discorso ottenendo ottimi risultati.
Ma le famiglie non possono essere da meno: avere le case piene di libri invoglia molto di più i giovani a leggere fin dalla tenera età.
Un esempio carino a questo riguardo, che abbiamo trovato navigando nel web e che con immenso piacere facciamo leggere anche a voi è un articolo di Serena Cammelli e Aldo Maria Valli – estratto dalla rivista Fogli – Gennaio 2010 Leggere e’ bello. Quando i libri battono la tv.
(original post: http://www.familyandmedia.eu/en/topics/publications-and-documents/books/118-leggere-e-bello-quando-i-libri-battono-la-tv.html)
Sono le sette di sera e in tv è l’ora dei cosiddetti “preserali”, trasmissioni che grosso modo si possono suddividere in due categorie: quelle che distribuiscono migliaia di euro come noccioline a concorrenti mediamente di un’ignoranza sconcertante e quelle che raccontano le disavventure di finti naufraghi che fingono di litigare per una finta sopravvivenza davanti a vere telecamere che documentano il tutto a beneficio di veri idioti. Nella casa in cui ci troviamo però la televisione è spenta e regna il silenzio. Com’è possibile, dato che in casa ci sono ben sei ragazzi di età compresa fra i nove e i ventitré anni? Perché nessuno è davanti al magico schermo? Dov’è il trucco?
Niente trucco e niente inganno. I sei semplicemente sono alle prese con un antico passatempo oggi quasi del tutto dimenticato e negletto e che tuttavia qua e là misteriosamente riaffiora e riesce ancora ad appassionare. Si chiama lettura.
La casa è la nostra e quindi lo sappiamo bene. Il miracolo, chiamiamolo così, si è verificato qualche sera fa. Purtroppo non si ripete tutti i giorni, però non è stato nemmeno un caso isolato. I sei ragazzi sono i nostri figli e gli “untori” siamo noi due, mamma e papà. Noi li abbiamo contaminati con il virus della lettura.
E’ una storia che incomincia da lontano, alimentata da un papà e da una mamma che non hanno mai posseduto, per dire, vestiti firmati o accessori all’ultima moda, ma non si sono mai fatti mancare i libri. Tutto ciò ha contribuito a fare di noi una famiglia quanto meno atipica, come non mancano di ricordarci quelli che simpaticamente ci paragonano a una piccola comunità di panda.
Ma noi non crediamo di essere una specie in via d’estinzione. Siamo solo una specie che non fa parlare di sé.
E se con queste righe facciamo un’eccezione è soprattutto per dare coraggio. A chi? A tutti quelli che avvertono il nostro stesso disagio in un mondo che mal sopporta la presenza di esseri viventi ancora in grado di svolgere alcune semplici funzioni quali pensare con la propria testa, far funzionare il senso critico, esercitare la capacità di scelta. E indignarsi per il becerume prodotto in quantità industriali da mezzi che solo per convenzione possiamo ancora chiamare “di comunicazione”, perché in realtà non contribuiscono a formare una comunità, ma solo un infinito numero di solitudini.
Leggere fa bene alla mente e al cuore, al corpo e all’anima. Un bambino che legge è meno aggressivo e violento di uno che trascorre ore davanti a uno schermo, sia esso televisivo o di videogiochi.
Leggere accresce l’immaginazione, libera la fantasia, invita alla creatività. Per leggere occorrono conoscenze e regole, come nella vita. Leggere educa alla cura. C’è un valore morale in una frase ben costruita, in una parola appropriata. Leggere fa amare la parola e amare la parola è amare è amare la creatura umana nella sua libertà e razionalità. Chi legge, poi, non è mai solo.
Per insegnare l’amore della lettura un buon educatore può fare moltissimo, ma anche un cattivo educatore, ahinoi, può far moltissimo in senso contrario. Un metodo sicuro per costruire un non lettore è quello di obbligarlo a leggere. Il desiderio di leggere non scatta per tutti alla stessa ora, ci sono ritmi diversi. E’ più importante abituare alla presenza dei libri in casa, a considerare il libro un amico e un compagno di giochi. Il resto verrà a tempo debito. Una famiglia librofila si inventa di tutto.
Per esempio un anno fa - eravamo più o meno in questa stagione – su proposta di Silvia, assai rattristata dalla scarsa qualità dei programmi televisivi, per alcuni giorni decidemmo di organizzare serate di lettura. Dopo cena, anziché prendere in mano il telecomando e dedicarci a quell’attività disperante e compulsiva chiamata zapping, si prendeva un libro e a turno ognuno di noi ne leggeva alcune pagine a voce alta. Incominciammo con Lo hobbit di John Ronald Reuel Tolkien (Silvia è una tolkieniana di ferro) e proseguimmo fino a Natale con l’esilarante Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Attaccammo poi con La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell, ma l’arrivo dei nonni da Milano ci impedì di proseguire perché non furono disposti al sacrificio supremo di rinunciare alla serata televisiva, e quando la tv è in funzione non c’è niente da fare, vince sempre lei. Il virus della lettura a volte rende la vita difficile (…).
Elena Sbaraglia

sabato 5 novembre 2011

Monterotto News

Arpia Ferox
Nel palazzo di Oirad ha fatto il nido un'Arpia di quelle feroci. Proprio accanto a Ollio e Stanlio (che sta al posto di Ellio) e poco lontano dai Tre Porcellini. Si aggira frenetica in cerca di una preda e minaccia di travolgere chiunque le sbarri il cammino. L'Uomo e la Donna dei Cani se la ridono, ma non sanno che l'Arpia ha giurato di sopprimerli, tra atroci tormenti, il giorno in cui inavvertitamente si è posata sugli escrementi dei loro animali. Finora l'unica vittima accertata è stata una vecchia auto, rinvenuta cadavere al mattino, con tutti e quattro i pneumatici trafitti da un'arma (forse un becco?) molto affilata. Poi il corpo di un gigantesco rospo sta da giorni andando in putrefazione, ma pare certo che l'anfibio schifoso sia morto per cause naturali: forse un infarto o qualcosa di simile. Mentre beve una tisana al finocchio con il professor Avenarius, Oirad guarda dalla finestra e cerca delle risposte in un Tramonto Rosso Sangue, di quelli che sembrano illustrare il senso della vita. Ed ad un tratto si rende conto che in un'emozione del genere non c'è posto per nessuna feroce Arpia.
- Sparirà presto - pensa - o per me sarà come se fosse invisibile.
E ride di gusto, mentre Avenarius risucchia rumorosamente l'ultimo sorso di tisana bollente.
Dario Amadei

venerdì 4 novembre 2011

Una volta c'era il pensiero... di Ombretta D'Ulisse

Riflessioni su “Terraferma” di  Emanuelee  Crialese.
Mare Nostrum, un’isola.
Il giovane Filippo, orfano di padre, vive con la madre Giulietta e il Nonno Ernesto, anziano pescatore saldamente ancorato alle sue radici e al suo, ormai infruttuoso, mestiere. E appunto, in mare, Filippo ed Ernesto salvano una clandestina incinta e suo figlio. E anch’essi contravvenendo alle leggi, nascondono i due, se ne occupano, spinti solo da un puro, quanto encomiabile, istinto umanitario.
La storia si snoda intorno al perno di quest’avvenimento accendendo un piccolo mondo turbato da uno sbarco drammatico, un piccolo mondo che già dolorosamente sta facendo i conti con un mare che non basta più alla sopravvivenza e con le poche risorse che offre un turismo non proprio di massa.
Gli abitanti dell’isola sembrano condannati da quella bellissima natura in cui sono immersi e che li irretisce come un canto delle sirene, abbagliati da quel mare la cui traversata nutre nella protagonista femminile, madre del giovane Filippo, la fiducia di una vita migliore e ne accomuna la speranza ad un’altra madre che a quelle stesse acque ha affidato la sua vita, il grembo gravido e il giovanissimo figlio. La giovane vedova isolana metterà le sue mani sapienti nel permettere la nascita di una creatura sopravvissuta ed è il secondo segnale dopo il soccorso dato in mare dal vecchio che quel mondo, quasi convinto di non aver risorse può, al contrario, dare la vita, semplicemente attingendo a una istintualità empatica.
Le femmine si annusano, si riconoscono tra le doglie di un parto, nell’abbraccio a un neonato sebbene ognuna chiusa nelle proprie ferite, ognuna rapita da speranze che generano ansie verso un futuro ignoto.
I vecchi pescatori rivendicano le loro radici, i più giovani auspicano “riconversioni” che tentino di incrementare, invogliare il turismo: ci si arrangia, arrabatta e nessuno in cuor suo pensa che da quel microcosmo inquieto e in parte dis-perato ci siano risorse per accogliere, aiutare l’altro quello, sicuramente ancora più disgraziato. E non sarà così e qui si apre con prepotenza il senso di una pietas che scaturisce proprio dal vecchio pescatore che riconosce solo la legge del suo mare che lo obbliga, come una legge naturale, a soccorrere uomini in mare.
E su quell’imperativo morale semplice ma lapidario si fonda il senso della storia che invoca la legge naturale al di sopra di quello che dicesi diritto oggettivo e, nello specifico, vieta di soccorrere “clandestini”.
Il mare ha le sue leggi e queste riconoscono la sacralità della vita; gli anziani le conoscono, la cocciuta purezza del loro pensiero colpisce per le certezze che contiene e che le nuove generazioni non sono in grado di recepire perché irrimediabilmente contaminate dalle urgenze della quotidianità, dal tentativo di progettare un futuro che li liberi dalla condizione in cui si trovano.
La pietas degli antichi permetteva che si assecondassero i valori fondamentali della vita,che si soccorresse la sofferenza, si rispettasse il destino altrui senza giudicare, si curassero le piaghe del dolore. La pietas degli antichi conteneva nel suo stesso sentimento l’empatia.
 L’immagine del nero che si spiaggia come una balena sul litorale pieno di turisti rimanda ad un’anima di cui non vogliamo più percepire il battito ma che ci si propone, nel momento di massimo godimento, come l’ineluttabilità del dolore che nel nostro mondo tentiamo continuamente di rimuovere o al quale siamo mediaticamente assuefatti.
Troppo facile farsi sorprendere dalla tentazione di attribuire alle infinite mutevoli acque di Crialese la valenza di un liquido amniotico come cifra della vita,quella che rimanda all’istinto di sopravvivenza, quella vita che in mare, al mare affida le speranze di una ri-nascita,quella che ci offre lo spettacolo del dolore nella sua verità affinché ne possiamo suggere sentimenti dimenticati?   
Ombretta D’Ulisse

Diamo il benvenuto a Ombretta D'Ulisse con la sua rubrica "Una volta c’era il pensiero…"

Su Librandosi si apre una nuova rubrica a cura di Ombretta D’Ulisse (un'insegnante laureata in filosofia e co-autore del libro “La cattiva signora” insieme ad Alessandro Vuccino) di riflessioni sul cinema, vecchio e nuovo, letteratura, filosofia, psicologia, attualità, animalismo.
Troppo? Spero di no, tutto sulle ali di un pensiero che come diceva  Gaber … una volta c’era.
(Ombretta D'Ulisse)

giovedì 3 novembre 2011

WebAppunti di Antonio Trimarco

Questo deve essere il posto
Da una delle canzoni più belle della storia del rock: This Must Be the Place, in italiano "Questo deve essere il posto", è l'ultimo film di Paolo Sorrentino. Si può essere arrivati, aver fatto successo, ma dentro qualcosa non va lo stesso e ci si blocca. Questa è la situazione iniziale di Cheyenne, rockstar che vive delle sue royalties e anche bene, ma che sente di essere stato un profeta del nulla. Illuminante il dialogo con David Byrne (autore della canzone che dà il titolo al film) - tu sei un artista e crei, io facevo solo tristi canzonette per teen ager e per vendere.
Ma qualcosa accade che scuoterà questa splendida maschera interpretata da un magnifico Sean Penn. La morte del padre. Costretto al viaggio a New York a causa di questo triste evento Cheyenne rientrerà in contatto con il mondo del genitore e con la sua ossessione, trovare il nazista che lo aveva umiliato quando era in campo di concentramento.
Questa ricerca lo cambierà e il ritorno a Dublino ci riserva una grande sorpresa.
Un film sulla ricerca di ciò che siamo: "Il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo "farò così" a quella in cui diremo "è andata così"".
Una riflessione profonda sulla difficoltà di prendersi le proprie responsabilità senza che queste ci sommergano impedendoci di vivere perchè pensiamo di aver sbagliato tutto.
Da vedere.
Antonio Trimarco