sabato 10 maggio 2014

Let it Lok: Le mamme della mia vita

Sin dalle scuole elementari, nei temi ero solita celebrare la figura eroica di mio padre, tralasciando sempre nell’oscurità delle quinte, la donna più importante della mia vita: mia madre. Beh oggi ho deciso di stravolgere i canoni freudiani: proprio così vi parlerò della mia incredibile mamma, e non solo.
La mia vita è costellata da diverse figure materne, che hanno saputo infondermi un amore quasi equiparabile a quello di mia madre, perché inutile dirlo, l’amore di una mamma è unico e solo, puro e originario, inimitabile; però ci sono sempre state donne, capaci di amarmi incondizionatamente, trasmettermi affetto, gioia , serenità, aiutandomi a diventare quella che sono.
Dolcemente ricordo la mia infanzia, e vedo una piccola donna, dai capelli corti e riccioluti, raccontarmi le storie della sua vita gettata nell’oblio del passato, dei lontanissimi anni’50 quando tutto aveva un sapore diverso, e nonostante la guerra, la povertà, persino la felicità era più raggiungibile, perché risedeva nelle piccole cose genuine del quotidiano vivere. È il suo modo di arricchirmi, svelandomi una piccola parte di sé; è il suo modo di insegnarmi i segreti della gioia,  per non farmi piangere in vista di un giocattolo non ricevuto da Babbo Natale. Presente in ogni tappa significativa della mia vita, mi sostiene a modo a suo… e ancora oggi, superati gli 80 anni non perde la sua forza di andare avanti e trarre dalla senilità tutto ciò che di più bello e piacevole può esserci. Una piccola grande donna.  È sempre una forte e travolgente emozione, ritornare da Lecce a Montescaglioso, andare a bussare alla porta vetrata della sua casa, ed essere accolta da lei, che con il volto in lacrime, mi stringe con tutta la sua forza , chiamandomi “Amore”. Da pelle d’oca. Grazie piccola mamma!
Scavando ancora più in profondità nelle viscere della mia memoria vedo una piccola neonata indifesa davanti a omaccioni con dei camici bianchi e delle mascherine; piange, strilla a più non posso; è disperata. Non capisce quale sia la sua colpa: non solo è stata sradicata dall’habitat puro e caldo della placenta, ora deve affrontare anche questi cattivoni , che probabilmente vogliono farle del male. Fortunatamente non è sola: accanto a lei una signora dall’aspetto rassicurante, sorride. Prende tra le sue mani consumate dal tempo, le minuscole manine della neonata, e inizia ad accarezzarle con tutta l’amorevolezza possibile. Ora per la neonata il male sembra minore: smette di piangere. Era circa il 3 gennaio 1994, e quella neonata , ero io, alle prese con la mia prima punturina, a sole poche ore di vita. La mia salvezza invece è mia nonna Dora: seconda moglie del mio nonno materno, mi ha sempre amato con tutta la sua anima, persino più di quanto sarebbe possibile e immaginabile da parte di una nonna, in senso genealogico. Donna combattiva e determinata, mia madrina di battesimo, lei è più di poche parole, ma non manca di dimostrare il suo sconfinato affetto con tante coccole e semplici gesti: l’immensa luce nei suoi occhi quando parla alla gente di me, ad esempio. Ricordo, durante la mia infanzia , la favoletta de “u’ cicerin” era molto più curativa di una tachipirina quando giacevo nel mio lettino avvilita dall’influenza di turno. Pronta a difendermi davanti a tutto e tutti, e a sorprendermi con le sue pettole, le sue squisite cotolette, nonché con le sue crostate, anche ora, è capace di infondermi , con le sue carezze tutta la sicurezza e la serenità, che tranquillizzarono la piccola neonata 20 anni fa. Grazie dolce mamma!
Il destino invece mi nega la dolcezza dei ricordi di nonna Domenica, mamma di mia madre: purtroppo non ho mai potuto conoscerla dal vivo in quanto fu stroncata all’età di soli 40 anni da un male incurabile, che la strappò violentemente alla gioia dell’esistenza. Ma il suo spirito eternamente ottimista, inarrestabilmente gioioso, vive nei racconti di chiunque la conoscesse, vive indisturbato nel cuore di tutti i suoi cari. E fortunatamente esistono i sogni, che permettono per qualche istante di evadere dalle realtà per godere della felicità e la spensieratezza di un mondo alternativo. È qui dove avvengono i nostri incontri: è sempre bella e radiante:  neanche il male più distruttivo di questa Terra ,è stato in grado di privarla del suo brillante sorriso, della sua pacifica espressione. Mi parla, mi consola, gioisce insieme a me, mi accarezza, mi abbraccia, mi rasserena. Nei momenti più cruciali è lì, nel mio mondo onirico, pronta ad addolcire le difficoltà della vita con un suo consiglio o con la sua semplice presenza, l’essenziale starmi accanto. Ed è favoloso, indescrivibile. Grazie nonna-angelo!
E mentre sono qui a scrivere parole su parole, a rivelarvi le più intime sensazioni di Filomena Lok, Carmela sorride imperturbabile dalla foto appesa sulla mia scrivania a Lecce. Sei così bella mamma! Quanto vorrei che sorridessi così ogni singolo istante , che fossi sempre così spensieratamente allegra!  Trovare le parole per descriverti è così complicato, ma proverò a lasciarmi andare, a cuore aperto.
Dunque Carmela, splendente bellezza mediterranea, è la donna più forte che io abbia mai visto. Il destino , sin dall’adolescenza le ha giocato cattivi scherzi: non è per niente facile all’età di 20 anni, sottrarsi alla spensieratezza della giovane età per mandare avanti 3 uomini, una casa, una bottega, e lavorare contemporaneamente , garantendo sempre la massima serenità a tutti. Ma lei non si arrende, davanti a niente, persino quando appare quasi sconfitta, Lei si rialza e combatte, combatte sempre. E questo basterebbe per renderla vittoriosa. Ma voglio celebrarla ancora. La mia mamma è fantastica: ne ho viste di poche così in giro, donare un immenso amore a suo marito e alle sue figlie: un amore fatto di piccoli gesti indispensabili all’ordinario vivere. Una mamma onnisciente e sempre presente, nel bene e nel male, nei momenti più belli, e in quelli più amari, più tristi; una mamma che finge di non sapere, ma in realtà conosce a memoria, i dolori e le difficoltà di una figlia adolescente, che sembra odiarla; e cerca di intervenire a suo favore, ma tutto è frainteso, è tutto soffocato in urla che squarciano fulminee la tranquillità domestica. Una mamma e una figlia che sembrano non riuscire mai a raggiungersi, forse per colpa del complesso di Edipo, forse per colpa di desideri repressi, forse per colpa di banali convenzioni. Eppure il loro legame è così intenso e forte che per la figlia, testarda e noncurante al massimo dell’opinione altrui, l’opinione della sua mamma rimane l’unica e sola che fa la differenza. Perché non esiste niente di più gratificante ed estasiante di vedere gioire per lei la donna che l’ ha messa al mondo. Occorrerebbe fondamentalmente lasciar cadere il muro, e lasciare che l’amore sgorghi dal sotterraneo strato a cui è costretto e fluisca liberamente.
Ricordi delicati dell’ infanzia affiorano silenziosamente: è Natale, e mia madre si fa in quattro per mettere in scena l’arrivo di Babbo Natale: era così agile e perfetta che ci ho creduto ciecamente fino ad un’ età forse troppo avanzata. Amavo quella magia! La mia meraviglia era incontenibile! Ancora non dimentico la notte prima della mia Prima Comunione, interamente trascorsa scomodamente sul divano in salotto: stavo morendo di terrore, perché l’indomani avrei dovuto leggere durante la cerimonia, davanti ad un vasto pubblico. E mia madre era lì, nonostante la giornata intensa che ci aspettava, a sopportare le mie futili angosce e a calmarmi: fortunatamente traevamo un po’ di esilarante relax dalle repliche di Ciao Darwin.
Ricordo il luccichio nei suoi occhi, qualche settimana fa, quando di ritorno da Lecce, le ho confessato di essermi innamorata di nuovo: in quel preciso attimo è stato tutto chiaro! Ha sempre desiderato la mia felicità, il massimo per me. E io ho sempre confuso questo suo desiderio, con un’inspiegabile voglia di opprimermi, e andarmi contro. In quell’ istante mi sono sentita vicino al suo cuore, come non mai, e ho compreso quanto la amo.
Grazie MAMMA!

Filomena Lok Locantore

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