lunedì 24 novembre 2014

Let it Lok: AMATI, LIBERATI, COMBATTI

La Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne è ormai alle porte, pertanto mille riflessioni affiorano poco a poco nella mia mente e nel mio cuore.
In primis, mi pare assurdo il fatto che nel XX secolo ci sia bisogno di una giornata mondiale per rendere note e ricordare le incessanti violenze  cui le donne di tutto il mondo sono sottoposte ogni giorno, una all’ora. Non ci definiamo forse una civiltà culturalmente e socialmente avanzata e progredita? Una società che combatte in nome dell’amore, della libertà e della pace? E invece no. Se così fosse l’ ONU non avrebbe neanche avuto la necessità di istituire una ricorrenza del genere. Forse non siamo così “avanti” come crediamo, perché vi ricordo e sottolineo, che in questa particolare giornata, non si ricordano solo le violenze in Oriente, nelle tribù africane, e nelle altre “terre esotiche” che siamo soliti associare al concetto di sottomissione della donna, bensì quelle dell’intero globo, quindi anche quelle del nostro “progredito” Occidente, dove le cifre del femminicidio e delle violenze domestiche stanno schizzando alle stelle.
Vedo donne violentate ovunque: la violenza non si consuma solo nell’atto fisico, è lo stupro dell’anima quello che ferisce di più. Ed io vedo donne ferite, dappertutto, non c’è più bisogno di sintonizzarmi su un Tg o mettere play ad un film. Piangono donne ovunque, perché credono di non amare abbastanza se non “obbediscono” al desiderio di controllo che divora i loro padri, ragazzi, mariti; si colpevolizzano perché non sono abbastanza o sono troppo, troppo attraenti,ad esempio, da “indurre” un uomo a tradire la sua partner, o troppo poco  disponibili e accomodanti nei confronti dell’uomo che è loro accanto; piangono perché se escono di casa in leggins e rossetto, lo fanno perché vogliono attirare l’attenzione dell’uomo, e non perché è una libera espressione del loro essere. In fondo non siamo così diversi dai musulmani che impongono alle loro donne il burka, e contro i quali non facciamo altro che puntare il dito: però a differenza loro sappiamo ben fingere di aver afferrato il concetto di libertà e di metterlo in pratica quotidianamente.
 Vedo donne strapparsi i capelli perché hanno combattuto per una loro idea, e sono state ricambiate solo con sputi e insulti, perché quella idea non regge se sei una donna. Vedo donne straziate tra la voglia di andare a vivere la loro vita a 360° e il loro stesso essere donne, che ancor nel XX secolo detta pregiudizi, convenzioni, limiti. Vedo donne suicidarsi ogni giorno, mettendo la loro vita e la loro libertà in mano ai loro uomini. Vedo donne subire le più raccapriccianti violenze fisiche, verbali, psicologiche e piangere in silenzio, perché tanto è inutile e sbagliato ribellarsi contro ciò che è giusto.
E allora non vi pare che noi donne della bella civiltà non siamo paragonabili a quelle delle tribù africane costrette all’infibulazione? Ogni volta che ad una donna viene negata la possibilità di pensare, agire, vivere LIBERAMENTE, mutilano una parte di noi, della nostra essenza!
 E cambiare la testa dell’uomo occidentale in cui è saldamente ancorata questo putrefatto concetto di misoginia e di inferiorità della donna, fidatevi, è molto più impegnativo e impensabile che avviare una campagna contro l’infibulazione nei villaggi somali. Sento ogni giorno uomini, anche giovanissimi, parlare delle loro fidanzate come fossero oggetti, orgogliosi della loro autorità e del fatto che le loro ragazze accettino e obbediscano da brave schiavette. È parte della nostra forma mentis, ahimè, una cultura retrograda e asfissiante che davvero mi ha stancato. Ma ciò che più mi inquieta è il fatto, più che evidente, che noi donne siamo le prime ad accettare questa idea di essere diverse dall’uomo, e dunque a convincerci che sia giusto subire qualsiasi tipo di discriminazione e violenza, in nome della famiglia, per amore, per amicizia, in nome del lavoro, dello studio, e così via..
E allora mie carissime amiche, fan, lettrici, è a voi che mi appello! Se davvero desiderate che tutta questa violenza che si nutre di noi, consumando la nostra più intima essenza, cessi immediatamente, è imprescindibile, come primo passo, che maturi in voi, nella vostra mente e nel vostro spirito una pulita consapevolezza del vostro valore.
Correte a guardarvi allo specchio: siete bellissime, intelligenti, creative! Siete splendide: guardatevi! Emanate luce ed energia, e il vostro cuore è pieno di amore. Siete una perfetta parte dell’esistenza! Esiste un motivo valido che giustifichi tanto dolore, tanta frustrazione, tanti sensi di colpa, tante lacrime, tante ferite, tanto sangue, tanto silenzio? No!! Meritate tutto l’amore, la dignità e la gioia di qualsiasi altro essere vivente: siatene consapevoli!! Perché la violenza sulle donne può avere fine solo se il cambiamento parte da voi, da Noi. Solo l’amore per noi stesse può emanciparci da questa schiavitù che perdura ormai dalla storia dei secoli.
Ricordate che la prima violenza è quella che facciamo a noi stesse ogni qualvolta accettiamo una “schiavitù”: amatevi e troverete la forza di liberarvi dalla vostra prigionia! Solo quando imparerete ad amare voi stesse, potremo tutte insieme dire basta al femminicidio, alla misoginia, alla violenza domestica, allo stalking, allo sfruttamento femminile, all’infibulazione!
STOP ALLA VIOLENZA: AMATI!
LIBERATI!
COMBATTI!
La tua battaglia sarà insegnare l’amore alle altre donne, perché l’amore è il motore della libertà; la libertà, l’ingrediente segreto della gioia. Buona fortuna a tutte!
Filomena Lok Locantore

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