venerdì 7 febbraio 2014

Quando le parole ascoltano altre parole


In questi giorni, a pieno ritmo, abbiamo ripreso i corsi di scrittura creativa nelle scuole.
Come spesse volte dico, quello che più mi arriva da quest’attività è lo stupirmi ogni volta dell’entusiasmo con cui Dario avvicina i ragazzi alla scrittura e alla bibliolettura e con cui i ragazzi si lasciano coinvolgere, alla faccia di chi li considera, il più delle volte, svogliati e privi di interesse. 
È vero, loro prima di nascere, come mi è capitato di leggere in questi giorni, hanno già lasciato traccia nel web perché è stata pubblicata dai genitori una loro foto su qualche social network, quindi è difficile allontanarli da un pc o da un videogioco, ma è nostro compito almeno provarci e quello che Dario instaura con loro durante i laboratori è più di un tentativo ben riuscito perché dialogano tra loro, perché hanno dubbi e cercano risposte, perché si divertono insieme, perché scrivono e leggono in libertà senza l’ansia del giudizio, ma soprattutto perché si accorgono di esserci, di essere protagonisti e si accorgono dell’altro. 
L’altra mattina, proprio durante la bibliolettura, su sollecitazione di Dario a rispondere ad una citazione, una compagna di classe ha chiesto alla ragazza che leggeva “Ma da grande vuoi fare la scrittrice? No perché non mi ero mai accorta che scrivevi così bene e che hai così tante belle cose da dire”. Queste parole, dette con una naturalezza disarmante, che sono poi evaporate nell’aria come una bolla di sapone, mi hanno lasciato dentro un senso di grande orgoglio e mi hanno fatto pensare che in quel momento anche Carl Rogers sarebbe stato fiero di Dario e di quei ragazzi che, meglio di qualsiasi manuale di psicologia, stavano mettendo in atto il suo tanto amato ascolto attivo!!! 
Sono queste le gioie del mio lavoro.
Elena Sbaraglia

Nessun commento:

Posta un commento