mercoledì 2 luglio 2014

Voci di quartiere

Lettera di un bambino di Monteverde alla sua mamma di Alfredo Tagliavia

Cara mamma,
oggi non portarmi al centro estivo, per favore, non portarmi in mezzo alla baraonda degli altri bambini, delle cose da fare, quando entro in quegli stanzoni non ci capisco più niente dal chiasso, so che devo partecipare, fare come tutti gli altri a tutti i costi, cantare, ballare, fare lavoretti con la carta e i gomitoli di lana, poi metterci tutti in fila, correre, giocare a ruba-bandiera, poi fare ricreazione, e allora lì diventiamo tutti nervosi, io incomincio a dire parolacce, prendere calci da chi ne dà, darne anche qualcuno a chi so io, mi sento sommerso, arrivo a fine giornata stanchissimo, ho solo una gran confusione in testa, tanta agitazione e tanta voglia di tornare a casa.
E per favore, cara mamma, da settembre non iscrivermi più al rugby, da grande non voglio diventare un giocatore, non sono nemmeno così grosso, quando gioco sento tutti gli altri bambini più alti e grossi di me che mi vengono addosso, qualche volta cado e mi faccio anche male, ma non lo dico, continuo, perché bisogna sempre continuare, non essere vigliacchi, non fermarsi, ce lo dice anche l’allenatore, ma certe volte invece ho paura e piango prima di andare a rugby, non vorrei proprio entrare in campo, vorrei solo fermarmi, mettermi in un angoletto e guardare la partita da spettatore, rimanendo vicino alle panchine…

Cara mamma,
per favore, il prossimo anno non portarmi più neanche a musica, sono stufo di imparare note e brani con il violino che mi hai comprato, esercitare le dita e la memoria a casa, tutto per avere un forte applauso tuo e di papà a Natale, e un altro ancor più forte da tutti i genitori degli alunni della scuola di musica al saggio di fine anno. Non mi interessano gli applausi, a volte mi dici che devo essere meglio degli altri, vieni alla lezione collettiva di musica e dopo mi dici che ho suonato meglio di quello, peggio di quell’altro, ma io, cara mamma, non voglio essere meglio o peggio di nessuno, non sono un violinista, sono solo un bambino.
E sai che ti dico, mamma cara, da settembre lasciamo stare anche i brevetti del nuoto, te lo chiedo per favore. L’allenatore è molto severo, a volte ci prende di sorpresa, ci butta in acqua senza preavviso, gli altri ridono ma io ho paura di affogare, e quando dobbiamo fare le gare ci fa lavorare durissimo, certe volte ci mette uno contro l’altro per vedere chi va più veloce, dice che la velocità è tutto nella vita, che se impariamo ad impegnarci e ad essere veloci ci troveremo bene ovunque, forse avrà anche ragione, forse sarà anche così, ma perché?
Non ce la faccio, cara mamma, non ce la faccio più ad alzarmi la mattina alle sette, fare otto ore di scuola, uscire fuori alle quattro del pomeriggio, poi ogni santo giorno andare a fare un’attività diversa, una volta a settimana violino, due volte al rugby, altre due volte a nuoto, più le partite della domenica e le gare per prendere i brevetti. Il sabato e la domenica mi piacerebbe chiamare i miei amichetti, andare al parco e giocare, senza pensare a chi è più bravo o a chi ha fatto più cose, giocare e basta, ma spesso sono troppo stanco, non ho energie per fare niente, i muscoli mi fanno male e passo il fine settimana davanti alla televisione o alla play station, senza nemmeno vedere il sole (a pensarci bene non lo vedo quasi mai il sole)…

Cara mamma,
per favore, oggi non portarmi al centro estivo, lo so, devi andare a lavorare, papà non c’è mai a casa, certi giorni non ci sei mai neanche tu, mi lasci ore ed ore con la babysitter, ma solo per oggi, non potresti fare un’eccezione? Guarda, è una bella giornata assolata di fine giugno, tira anche un vento stranamente fresco, c’è qualche nuvola di passaggio in cielo, si capisce che andrà via presto, mettiamoci qua, su questo prato davanti alla scuola di musica, tu puoi sederti su questa panchina, io nel frattempo comincio a correre, stavolta come dico io però, c’è l’erba alta come piace a me, anche due altalene là in fondo, mamma cara, non ti arrabbiare se te lo dico, ho sognato tutto l’anno di venire via dalla lezione di violino, così all’improvviso, senza neanche avvisare il maestro, mettermi qui davanti, in mezzo a questo prato brullo, staccare i fili d’erba senza motivo, gridare senza motivo, correre per tutta l’ora senza motivo, da solo, senza meta né direzione, in circolo, proprio come sto facendo adesso, e guardami mamma, proprio ora, in questo preciso istante, sono quel puntino bianco e rosso che ballonzola davanti a te, in mezzo alle spighe e alle canne e alle margherite, mi riconosci?, guardami bene negli occhi e dimmi se non sono felice.

Alfredo Tagliavia

2 commenti:

  1. Ecco un bell'articolo da fare interrompere i programmi TV come notizia dell'ultima ora due volte al giorno, o almeno fino a quando non abbiamo imparato a rispettare e amare i nostri bambini. Alfredo Tagliavia ci indica con garbo un modo nuovo (o antico) di usare il tempo. E' una scrittura scorrevole ed incisiva destinata a riportare equilibrio nelle giornate di figli e genitori. Grazie Alfredo.

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    1. Grazie Carla, sapevamo che ti sarebbe piaciuto... Alfredo è davvero un grande!!!

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