sabato 2 gennaio 2021

Abbrutimento social(e)

Per quelli della mia generazione, cresciuti televisivamente parlando con le americane Dallas, Sentieri, Santa Barbara e con le sudamericane Topazio, Manuela, Anche i ricchi piangono e poi con Beverly Hills 90210, Melrose Place (solo per citarne alcune) fino ad arrivare alla primissima serie televisiva Lost, che è stata uno spartiacque tra le vecchie telenovelas, o soap opera che dir si voglia e le nuove serie tv, rimane un mondo abbastanza sconosciuto tutto quello che ruota intorno a queste ultime e che porta il nome di Fandom, una comunità di appassionati (o vogliamo chiamarli ossessionati?) che aleggiano intorno ai loro personaggi, montando situazioni pseudoreali che viaggiano in parallelo con quelle delle fiction. Ai nostri tempi, dicevo, il massimo della nostra “ossessione” era andare a comprare Cioè in edicola e appendere sulla parete della nostra camera il poster del nostro beniamino e scambarci con le amiche qualche commento, sogno o risata. Non voglio fare la nostalgica, perché vivo anche io nel mondo social con tutte e due le scarpe e non demonizzo la tecnologia, tutt'altro, so che i tempi evolvono e tutto, a livello mediatico, viene esposto e sovraesposto, troppo spesso senza filtri. 
Penso, però, che io e molti come me abbiamo gli strumenti per difenderci e per saper stare con discrezione in queste new community. Non tutti, ovvio, altrimenti non dovremmo inorridire per le gogne che debbono subire alcune persone, l'ultima in ordine di tempo la prima infermiera ad essere vaccinata contro il Covid, solo perché i cosiddetti “leoni da tastiera” (termine a mio avviso inappropriato perché i leoni sono animali intelligenti che attaccano solo se attaccati o per procacciarsi il cibo) non condividono quel pensiero o quell'azione e si sentono in dovere di attaccare solo per il malato senso di esistere come identità sociale. 
Siamo persone libere fin quando non si invade la libertà altrui non è solo una frase da baci Perugina, ma dovrebbe essere un tratto del nostro DNA. E quello che accade in queste comunità di ossessionati è proprio l'esatto contrario. Di queste fandom ne sono venuta a conoscenza per puro caso, tramite Instagram, quando mi sono capitati dei post su una serie televisiva turca Erkenci Kus (Day dreamer in Italia) interpretata da Can Yaman e Demet Ozdemir. 
Un vero e proprio successo mondiale per questi due attori, che però, sui social non hanno più un briciolo di libertà (e forse anche nelle loro vite private).
Quando si intraprende una carriera nello spettacolo è vero che il confine tra vita privata e pubblica è sottile, ma in questa specifica circostanza le varie fandom entrano a gamba tesa nella quotidianità degli attori come mai avevo visto fare fino ad ora. Non è che nel nostro Bel Paese manchino episodi di intromissione nelle vite altrui al limite del legale, ma in questo caso sono rimasta allibita. Non me ne vogliano le fan di uno o dell'altra, o quelle delle loro dizi (eh sì, molte scrivono anche in turco) che li sostengono come è giusto che sia, né quelle che hanno creato fandom in cui vorrebbero Yaman e Ozdemir insieme anche nella vita reale, perché è plausibile sognare visto che entrambi si sono dichiarati single. Mi rivolgo invece a quelle ossessionate che “odiano” lui o lei (più la Ozdemir, mi sembra, che ha la sola colpa di essere bellissima, indiscutibilmente e a detta di molti bravissima) e che legano Can Yaman ad un'altra attrice con cui ha lavorato in precedenza e che però è felicemente fidanzata da diversi anni. Ecco, quotidianamente assisto a post in cui li immaginano follemente innamorati, ma impossibilitati a vivere questo amore, ogni post che lui pubblica lo riferiscono a questa sofferenza amorosa e insultano verbalmente con una violenza inaudita chi va loro contro. Sono così cieche che non si rendono affatto conto di offendere in questo modo proprio i loro beniamini. 
Ora, a prescindere che tutto ciò che pubblichiamo diventa automaticamente di dominio pubblico e aperto alle libere interpretazioni di chi legge, trovo scandaloso l'accanimento morboso e sintomatico di giudizio sulla vita privata altrui che lo stesso David Rossi di Criminal Minds (per restare in tema televisivo) avrebbe difficoltà a spiegare. 
Ciò che spaventa di più, dicevo, è la guerra che si apre tra una e l'altra sponda a colpi di post che personalmente mi lasciano a dir poco perplessa, sia perché la produzione di botta e risposta è tale che non capisco quando le ossessionate hanno tempo per vivere la loro vita e sia perché leggerle è stato il pretesto per chiedermi (ci pensavo da molto in realtà ma questa faida, che trovo davvero insulsa, è stata la famosa goccia) quando e come è avvenuto questo abbrutimento social(e) che, purtroppo tocca problemi ben più gravi di questi. 
Quando siamo arrivati a questo punto di non ritorno? Non ci si poteva fermare prima? Siamo ancora in tempo per scendere? È anche questo figlio della C2B esperienziale? È giusto che i consumer (in questo specifico caso spettatori) siano liberi di interferire fino a questo punto nel business mediatico? 
Le grandi connessioni della nostra epoca dovrebbero servire per esportare conoscenza ed invece i cervelli si sono non solo appiattiti, ma uniformati ad un sentimento bruto e cieco. 
I social, se da un lato uniscono e fanno sentire parte di una grande comunità, dall'altro hanno sicuramente assunto il ruolo di sfiatatoi delle proprie frustrazioni, che invece di accettare e convertire in energia positiva, risulta più facile vomitare addosso a bersagli (umani), che siano attori, politici, sanitari o semplicemente persone che la pensano diversamente. Tutto quello che ci è successo questo anno non ci ha insomma reso migliori e non ci resta che sperare, nel 2021, in una radicale inversione di tendenza.
Elena Sbaraglia

Nessun commento:

Posta un commento