martedì 20 settembre 2011

La cattiva signora

È stato un piacere leggere questo libro di Alessandro Vuccino e Ombretta D’Ulisse, perché è scritto molto bene, con uno stile privo di fronzoli e assolutamente non verboso.
Appartiene a quella letteratura che non si pavoneggia, che si rivolge a tutti e cerca di trattare temi importanti con un linguaggio semplice che raggiunge il suo scopo principale: far riflettere il lettore.
E infatti le riflessioni su Jessica, la protagonista, sono davvero tante. Una donna che ha tutto dalla vita, marito, figlio, vive in un bel quartiere e ha una bella casa. Ma è una donna che non riesce a godere di questi privilegi (avrebbe preferito l’attico al terzo piano dove invece vive), vuole sempre di più, è profondamente insoddisfatta. Questa insoddisfazione si ripercuote, ovviamente, anche nella sfera sentimentale, tanto da portare Jessica a ricercare in altri uomini un appagamento che falsamente la soddisfa, a cogliere nel loro sguardo l’accettazione di se stessa.
Ma anche queste relazioni si bruciano rapidamente, perché nello sguardo non nota più il desiderio iniziale, sono momenti effimeri che non le lasciano, naturalmente, alcuna soddisfazione.
È una donna bella e questo da una parte è un fattore che le facilita questi atteggiamenti ambigui, ma è anche una donna insicura, impaurita da ciò che le è sconosciuto… si sente forte solo nel suo ambiente (quartiere) e solo con persone che conosce (i genitori dei compagni del figlio).
Da sottolineare subito che la presentazione che gli autori fanno di Jessica, nonostante sia un personaggio che si presterebbe a facili e veloci disapprovazioni, porta invece il lettore ad accostarsi a lei con delicatezza, a sforzarsi di capire questi suoi atteggiamenti, dovuti ad evidenti segnali di carenze affettive o di paure passate, mai superate.
E soprattutto questo emerge nel momento in cui Jessica si invaghisce di un uomo che nella sua mente la desidera, ma nella realtà non è così ed è a questo punto che scatta in lei la molla dello stalking. Ma anche in questo caso è uno stalking atipico, sembra un mettersi al centro dell’attenzione più per chiedere aiuto che per perseguitare.
Ed infatti il finale è positivo, ma non buonista però … Vuccino infatti, invece di abbandonarsi ad un finale fosco o cruento, cerca di dare una speranza: in questo mondo moderno dove tutti vanno di corsa c’è qualcuno disposto a tenderti una mano e soprattutto a vedere oltre le apparenze, a non fermarsi al primo giudizio ma a cercare di valutare una situazione da più angolazioni.
Elena Sbaraglia

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