sabato 17 settembre 2011

Le recensioni di Elena Cordaro

Falsa partenza. Il passo lungo di Edmondo Mingioni (Ed. Interculturali)

Roma, le sue strade, i suoi ponti, Roma e  i suoi parchi, i viali dell’Eur e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa, il mitico Stadio delle Aquile. Il Tevere.
Giovanni, un ragazzo, una curiosità innata per la perfetta macchina che è il corpo umano, Giovanni e il suo lavoro in un negozio di libri e cd, Giovanni e la sua passione per lo sport in generale e per la corsa in particolare.
Ma cosa lega in maniera così forte Giovanni e Roma? La pista ciclabile. Quel nastro rossastro che corre accanto al Tevere, quella striscia che parte dalla diga di Castel Giubileo e si addentra nella città scendendo da nord. È la pista ciclabile ciò che unisce il protagonista di questo primo romanzo di Edmondo Mingione, alla sua città. Perché la pista ciclabile è ciò che consente a Giovanni, il protagonista appunto, di applicarsi, di allenarsi, di sperimentare le sue capacità e di superare i suoi limiti, perché Giovanni in realtà ha un’unica grande passione: la corsa. Probabilmente il suo carattere introverso, il fatto di non avere un’intensa vita di relazioni, di svolgere un lavoro senza farsi troppo prendere, tutto questo probabilmente, unito ad una eccezionale predisposizione naturale innata per la corsa, l’abilità con cui riesce a migliorare i tempi delle sue performances e il senso di gratificazione che tutto questo gli da, lo portano ad incanalare su binari sbagliati il suo talento. Ed infatti Giovanni inizia così a misurarsi non con avversari come lui, non con altri atleti, non su piste e in stadi. No, Giovanni inizia a sfidare la legge, le forze dell’ordine, a misurarsi con gli agenti che si lanciano all’inseguimento del giovane bandito che compie rapine alle banche e fugge a piedi nel traffico di Roma, schivando le auto, scattando tra i semafori, attraversando pericolosamente i larghi viali dell’Eur o infilandosi nei vicoli del centro storico, dimostrando una capacità di adattamento al terreno, un equilibrio ed un sangue freddo incredibili, quasi da professionista. Quasi… perché ad occhi attenti (quelli di un allenatore, di uno sportivo vero, di un tecnico) gli errori sono evidenti, eccome… una cosa è la determinazione, la forza di volontà, e ben altro è la tecnica.
Ma anche in un’esistenza così strana, a volte il destino si diverte… un commissario che indaga, ma non resta indifferente al talento del giovane, un allenatore che dovrebbe semplicemente supportare nelle indagini le forze dell’ordine, ma si sente anche moralmente coinvolto in un tentativo di recupero del giovane, e cerca di incanalare le risorse di Giovanni nel verso giusto cercando di avvicinarlo allo sport, quello sano… e Giulia!... Giulia, anche lei con la passione dello sport, una vita equamente divisa tra l’attività sportiva e lo studio, fino all’incontro con questo atleta solitario, sicuramente anomalo nei suoi strani allenamenti, che la incuriosisce, e non solo…
Come andrà a finire? Che piega prenderà il corso della vita di Giovanni? Riuscirà a farsi coinvolgere da questi nuovi amici, ad incanalare nel giusto verso le energie, la forza dei suoi poderosi muscoli, abbandonerà questa assurda forma di sfida?
Tutta la passione, la competenza, e la tecnica sportiva dell’autore -  olimpionico di nuoto a Monaco di Baviera nel 1972 – traspaiono in questo suo primo romanzo, mettendo il lettore indubbiamente di fronte al duplice ruolo di atleta e di narratore del nostro autore.
Molto ben descritte sono le figure del commissario e dell’allenatore, quest’ultimo rappresentato in maniera molto efficace: in parte paterno, incoraggiante, motivato nel trasmettere a Giovanni input che abbiano una doppia valenza: da un lato si riconosce in lui il preparatore tecnico, ma dall’altro emerge prepotentemente tutto il lavoro per riportare un giovane sulla strada giusta, incanalando quelle doti straordinarie per farne qualcosa di buono innanzitutto per sé stesso, per evitare di sbagliare ancora, di correre rischi inutili.
L’amore per lo sport come possibilità, come opportunità, la funzione aggregativa, non meno importante di quella di quella di formare ed allenare il fisico, la capacità di trasmettere messaggi positivi sullo sport, tutto questo ci fa comprendere chiaramente che il nostro autore, ben prima che scrittore, è uno sportivo: il suo passato da agonista ai massimi livelli, ed il suo presente di impegno che continua, dimostrato anche dal romanzo, altro non sono che conferme dell’importanza dello sport, a tutti i livelli, per tutti.
Elena Cordaro

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