giovedì 2 febbraio 2012

WebAppunti di Antonio Trimarco

Solitudine e crisi. Due uomini due risposte.
Note comuni sul romanzo “Ricomincio da te” e sul film “L’industriale”
Mi ha colpito la scorsa settimana una corrispondenza che ho trovato in due storie raccontate in un romanzo e in un film entrambi di recente uscita.
Il romanzo è di un 37enne spagnolo Eloy Moreno, informatico con la passione per la scrittura, “Ricomincio da te” edito in Italia dall’editore Corbaccio. Il film invece è “L’industriale” di Giuliano Montaldo.
Entrambe le storie vertono su una crisi esistenziale profonda che i personaggi principali stanno attraversando.
Due solitudini nate da motivazioni in parte diverse in parte comuni. Due solitudini che nascono dalla difficoltà del vivere nella nostra società, la routine quotidiana in un caso, la crisi anche economica nell’altro.
Due solitudini che riverberano nella vita privata di questi due uomini e che sfociano anche in una crisi sentimentale, coniugale, esistenziale.
Il dolore come sempre allontana più che unire e tutto inizia anche da qui.
“Quella mattina non ci parlammo, non ce ne fu bisogno. Ognuno si dedicò alle sue cose: lei fece colazione, io feci colazione, vestimmo Carlitos, io lo portai via e lei rimase lì. Detti un colpo alla porta e capii che mi lasciavo alle spalle i resti di una relazione che un tempo ci era appartenuta. Il capo quel giorno non mi disturbò, ma neanche così riuscii a lavorare. Presi un foglio e calcolai; calcolai la mia vita in distanze, in luoghi, in superfici… Scrissi.
SUPERFICI DI VITA
Casa: 89 m2
Ascensore: 3 m2
Garage: il nostro è accanto all’ascensore, 8 m2
Azienda: ufficio open space, circa 80 m2
Ristorante: 50 m2
Bar: 30 m2
Casa dei genitori di Rebe: 90 m2
Casa dei miei genitori: 95 m2
Totale: 445 m2 Totale: 445. In 445 metri quadrati trascorrevo il 95 per cento della vita. Cercai su Internet la superficie totale della Terra. Fu veloce: 510.065.284,702 km2. A quasi quarant’anni, vivevo, esistevo e mi muovevo in 445 m2. Valeva la pena continuare?” (Brano da Ricomincio da te).
Nel film invece Nicola quarant’anni, è proprietario di una fabbrica, ereditata dal padre, sull’orlo del fallimento e la Banca ha deciso che non può più sostenerlo, mancano le garanzie. A nulla vale la determinazione dell’industriale nello spiegare i nuovi prodotti che farebbero uscire la fabbrica dalle difficoltà.
In realtà una soluzione ci sarebbe, Nicola dovrebbe coinvolgere nelle garanzie da dare alla Banca le proprietà di sua moglie e della suocera. Ma lui vuol farcela da solo, è convinto che nonostante le difficoltà ci riuscirà, si fida di una possibile joint venture con una società tedesca.
Ma la crisi è più profonda e dalla superficie economica affonda in quella esistenziale e sentimentale mettendo a nudo un rapporto coniugale in difficoltà. Le preoccupazioni di Nicola lo hanno allontanato dalla moglie Laura che sente la distanza del marito ma non sa come colmarla.
In questa profonda solitudine interna ed esistenziale di questi due uomini c’è il nesso che mi ha colpito. In crisi sul lavoro, dentro una routine e delle regole che non guardano alle persone, ma al profitto e ad un rendimento conformista, in crisi nelle relazioni più importanti, quella con le donne che hanno amato e amano, questi uomini stanno affondando.
Così da due punti di vista anche geografici diversi il regista Giuliano Montaldo e lo scrittore Eloy Moreno affrontano il tema della solitudine e di come ci si può confrontare con essa in una Europa  (nel film l’Italia del nord – Torino - e nel romanzo la Spagna anch’essa in crisi economica) dove anche i valori forti (l’amore, la famiglia, l’amicizia) diventano incerti, liquidi come ci dice Bauman.
Se ne può uscire? Si può “ricominciare” questi due uomini ci provano ma avranno esiti diversi e qui si apre l’interrogativo esistenziale più arduo: perché uno riesce e l’altro no? Quanto conta il destino e le scelte individuali? Quanto conta la fiducia nelle relazioni amorose? Quanto conta credere profondamente in sé stessi senza farsi fuorviare da paure antiche che nei momenti di crisi ci assalgono.
Insomma un film da vedere e un libro da leggere, entrambi profondi e attuali. Ognuno a suo modo, con una scrittura scorrevole e originale Moreno,  con una regia, una sceneggiatura ed una fotografia impeccabili Montaldo, lo fa con grande passione e grande amore per le debolezze umane. In entrambi le storie i personaggi sono credibili e ben delineati. Alcuni corazzati dietro le maschere del potere: il capo del personale e il banchiere; alcuni svelati nella autenticità che portano, come Laura e Rebe le mogli. E naturalmente loro due i personaggi principali, due uomini in crisi in cerca di una uscita, uno riuscirà, l'altro no. A voi le vostre risposte in due storie una da leggere e l'altra da vedere, entrambe intense e profonde.

A cura di Antonio Trimarco


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