lunedì 20 gennaio 2014

"Confidenzialmente". Le interviste di Michela Zanarella

Un giorno qualunque di Alfredo Tagliavia

Alfredo Tagliavia è nato a Roma nel 1978.
Dottore di ricerca in Pedagogia, attualmente insegnante precario, ha svolto diversi viaggi di studio in Brasile. Per i tipi della EMI ha pubblicato il libro L’eredità di Paulo Freire. Vita, pensiero, attualità pedagogica dell’Educatore del mondo (2011). Per le edizioni IPOC ha tradotto il testo del filosofo brasiliano Marco Heleno Barreto Immaginazione simbolica. Riflessioni introduttive (2012). Di recente uscita è il suo primo libro di narrativa Un giorno qualunque (edizioni Book Publish), una raccolta di racconti a sfondo pedagogico, ambientati fra Italia e Brasile.
Tra le sue passioni anche la musica, si dedica all'insegnamento della chitarra. Michela Zanarella lo incontra per la rubrica "Confidenzialmente".

D- Sei l'autore di "Un giorno qualunque" raccolta di racconti ambientati tra l'Italia e il Brasile. Cosa ti ha portato a scrivere questo libro e perchè hai scelto il Brasile come ambientazione ai tuoi scritti?

Scrivo pensieri e riflessioni personali da quando ero un adolescente, ma ho cominciato a farlo con maggiore consapevolezza dal 2009: superati i trent’anni e terminato un dottorato di ricerca, mi è sembrato per la prima volta di aver accumulato una serie di esperienze di vita da raccontare, per poterle così condividere. Tra queste esperienze, proprio il prolungato viaggio di studio nella capitale del Nordest brasiliano, Recife - una delle città più povere ma anche più ricche di cultura popolare, dove si respira davvero il “Brasile profondo” - mi ha dato l’ispirazione decisiva per concepire l’idea della raccolta di racconti.

D- Italia e Brasile due mondi diametralmente opposti, ma con affinità elettive similari, concordi con questa mia supposizione?

Sono d’accordo: l’idea che mi sono fatto, in seguito ai miei viaggi, è che l’Italia e il Brasile siano due realtà simili, ma che attraversano fasi storiche opposte. L’Italia è in fase di contrazione, il Brasile invece è in grande espansione. Al di là di queste congiunture storiche e socio-economiche differenti, vedo il tratto che accomuna maggiormente i due Paesi nella forte presenza di manifestazioni culturali popolari “dal basso”, che hanno segnato la storia dell’Italia e del Brasile anche con importanti differenziazioni a livello regionale e locale (anche qui: in Italia in fase critica oramai da qualche decennio, mentre in Brasile nel pieno del loro sviluppo).


D- Come ti sei avvicinato alla scrittura? Oltre alla narrativa a quale genere letterario sei interessato?

Mi sono avvicinato alla scrittura per vie traverse e in un certo senso “insospettabili” : è stato tramite le mie tesi di laurea e di dottorato in pedagogia che sono venuto a consapevolezza del fatto che mi piaceva scrivere e che forse ero anche in grado di farlo. Posso dire di essere approdato alla letteratura attraverso la saggistica, infatti il primo libro che ho pubblicato è un saggio sulla figura dell’educatore sociale brasiliano Paulo Freire, argomento della mia ricerca di dottorato e motivo principale dei miei viaggi. Per lo stesso motivo, oltre alla narrativa, ho approfondito la saggistica nell’ambito delle scienze umane (pedagogia, sociologia e anche filosofia).

D- Cosa lega i sette racconti del tuo libro? Brevemente ci accenni il contenuto di ognuno?

Ci sono diversi fili conduttori nei racconti del libro, ne dirò due su tutti. Il primo è la natura “pedagogico-sociale” di tutti i racconti: sono storie che parlano di rapporti spesso conflittuali tra insegnante e alunno - come nel caso della prima, che dà il titolo al libro, e della seconda, “L’isolamento di Peppino”, che parte da un episodio vero della mia infanzia, accaduto in una scuola elementare del quartiere; di educatori di strada e marginalità sociale giovanile in Brasile ma anche a Roma – come nei racconti “Domingo no Parque”,ambientato a Recife e il cui titolo è tratto da una canzone di Gilberto Gil, e “Requiem (per una radio di quartiere)”, ambientato tra Monteverde e Portuense; di piccoli bozzetti “rubati” dalle atmosfere respirate a Recife, in cui i protagonisti sono sempre a contatto con un docente, una figura più matura o anziana, o semplicemente un affetto perduto – come in “Avvicinati” e nell’ultimo racconto “La finestra sull’oceano”. Il secondo filo conduttore sta nel titolo “Un giorno qualunque”, che evidenzia la dimensione quotidiana delle storie, lontana dal sensazionalismo, ma nella quale al contempo può verificarsi qualcosa di straordinario : spesso un evento totalmente inaspettato, che genera un cambiamento interiore e modifica la direzione delle esistenze e dei vissuti dei protagonisti.

D- Edgar Allan Poe scrisse: "Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato." Una tua riflessione.

Del viaggio si può trattare ricorrendo a due dimensioni esistenziali, quella dell’esteriorità e quella dell’interiorità. Come diceva Fernando Pessoa, “per viaggiare basta esistere”: è la dimensione intrinseca della vita che ci porta ad essere “nomadi”, a vagare da un posto all’altro – che si tratti di luoghi fisici o interiori – spesso senza nemmeno sapere bene il perché. Anche il viaggio, visto in questa duplice chiave di lettura, è un altro tema conduttore dei miei racconti : ho avuto più volte l’impressione, a processo di scrittura avanzato, che il Brasile abbia rappresentato non solo un luogo geografico distante migliaia di chilometri dalla mia realtà quotidiana, ma anche un angolo di memoria interiore offuscata, che attraverso la scrittura ho cercato di riportare alla luce.

D- Tra i tuoi interessi anche la musica, so che ti dedichi all'insegnamento della chitarra. Ti consideri più musicista o scrittore?

Sono certamente più musicista. Mentre la scrittura è una passione scoperta tardi e per la quale mi considero ancora “in prova”, la musica mi ha accompagnato sin dall’infanzia e la considero ormai come una parte di me stesso. Mi dedico all’insegnamento della chitarra da più di dieci anni e sono anche autore di brani originali. Credo che anche il fatto di aver composto canzoni e musiche mi abbia naturalmente condotto in seguito nel mondo dei libri e della scrittura, anche se si tratta di due generi e due tipi di impegno diversi. In un certo senso, considero i miei racconti “musicali” e le mie canzoni “letterarie”, anche se mi rendo conto che si tratta di qualificazioni utilizzate in maniera un po’ azzardata!

D- Prossimi impegni?

Dalle prossime settimane fino a primavera inoltrata sarò impegnato in diversi eventi di presentazione del mio libro “Un giorno qualunque” e dei miei ultimi lavori musicali - anche in questi ultimi si avverte molto l’influenza del Brasile e della sua musica popolare. Alcune presentazioni saranno nel nostro quartiere, renderò note le prossime date attraverso gli eventi pubblici su facebook.

Michela Zanarella

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