domenica 10 agosto 2014

Let it Lok: Gli scrittori non vanno in vacanza

Uno scrittore non va in vacanza: né a Natale, né a Pasqua, né a Ferragosto, né mai. La scrittura è un’attitudine intrinseca dell’anima: si potrebbe mai chiedere all’anima di andare in ferie? Non credo.
Sarebbe come chiedere ad un orologio di stopparsi. Gli scrittori sono le lancette dell’anima: ogni schiocco, un’emozione, ogni secondo, una piccola evoluzione. Tic Toc. Tic Toc. Il tempo fugge, lo scrittore fermenta. Non puoi pretendere che il tempo si fermi, né tanto meno che uno scrittore non fermenti.
Mentre si passeggia, mentre si mangia, mentre ci si fa la doccia, quando si balla, quando si canta, si ride o si piange, mentre si nuota, mentre si fa l’amore, mentre si guida, mentre si studia, quando si interloquisce, quando si fanno nuove conoscenze, e persino mentre si dorme, la gente ordinaria respira, pensa, prevalentemente si crea giudizi, valutazioni. Gli scrittori, al contrario, immaginano, elaborano: ogni respiro può essere fonte di ispirazione; ogni lacrima può dare vita ad un romanzo; ogni persona (persino quelle incrociate accidentalmente) nell’immaginario, diventa protagonista di storie ancora inesistenti; ogni nota musicale, la colonna sonora di un capitolo; ogni parola captata casualmente, mette in moto il magico e turbolento vortice. Tutto trova un suo senso. Neppure il più insignificante e invisibile dei dettagli resta insensato. È questo che definisco “ fermento”. Quell’incessante pullulare nella mia mente, che mi consente di guardare oltre, senza fermarmi alle apparenze né alle valutazioni; fare un passo in più e immergermi totalmente nel momento, nell’altro, nell’emozione, nella vita.
Lo scrittore ha il free-pass per l’anima: l’introspezione costituisce il suo pane quotidiano. Ogni mistero è un po’ meno oscuro, ogni astrazione è un po’ meno inafferrabile, ogni “muro” un po’ meno impenetrabile, ogni filo spinato meno invalicabile. Ogni sguardo meno indecifrabile.
È un dono, nonché un’immane responsabilità perché spesso è meglio rimanere ignari di alcune sottili e sotterranee corrispondenze. Ma allo scrittore l’inconoscibilità non è concessa. Perché lo scrittore è la lancetta dell’anima, e non un secondo si dissolve senza che la lancetta compia il suo piccolo scatto.
E così allo scrittore non resta che trasformare ogni impalpabile vibrazione in parole; e caricare ogni singola parola di un’emozione; e far si che quella emozione, muova un nuovo impercettibile sussulto. E il moto dell’anima non s’arresta un attimo, come il tempo. E gli scrittori non vanno in vacanza.
Filomena Lok Locantore

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