sabato 26 febbraio 2022

Sette: viaggio nei vizi capitali in letteratura_L'avarizia

Se la superbia ci aveva fatto oscillare tra la sua accezione negativa e positiva, con l'avarizia siamo tutti d'accordo nel decretare che non ha nulla di positivo. Durante l'incontro di bibliolettura interattiva su "Sette: viaggio nei vizi capitali in letteratura_L'avarizia" si sono mostrati ai nostri occhi personaggi letterari davvero avidi e manipolatori, privi di sentimenti, con un paio di esempi, però, che lasciano intendere che dall'avarizia si può guarire e si può scegliere una vita in antitesi. Buone letture!


L'avarizia di Cesare, il protagonista di La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone, scelto da Dario Amadei, è sentimentale, egoistica che lo allontana dagli altri. Destinato a soccombere in una sorta di autocompiacimento, la vita gli riserverà una sorpresa che lo vedrà prodigarsi nell'agire verso l'altro.
Isabella con le sue scelte Il minotauro di Tammuz e Il ballo delle pazze di Victoria Mas ci parla di due tipi di avarizia: quella sentimentale che manipola l'altro ne Il minotauro e quella della società e degli affetti familiari ne Il ballo delle pazze, in entrambi prevarica un'idea di avarizia affiancata al senso di possesso.
Mazzarò è avaro con se stesso, non si concede nulla condannandosi ad una vita triste, questo è il senso dell'avarizia ne La roba di Giovanni Verga scelto da Riccardo Castellana insieme a Canto di Natale di Charles Dickens dove invece emerge un significato di avarizia non solo verso se stessi, ma anche sociale e di costume in una Londra di metà Ottocento.
In Bull Mountain di Brian Panowich, scelto da Claudia Gasparri, tutto quello che ruota intorno alla famiglia Burroughs si basa sul possesso, in primis della loro terra, un'avarizia che non concede nulla e non contempla in alcun modo l'idea di dono.
Carolina Ragucci, scegliendo Dante e in particolare il Purgatorio, ci fa riflettere sull'avarizia non tanto intesa come peccato ma sul valore della conversione di chi in vita si è macchiato di questo vizio.
I quaderni botanici di Madame Lucie di Melissa Da Costa, scelto da Marianna Polimene, è l'antitesi perfetta all'avarizia, all'aridità dell'anima. La protagonista sceglie per sé una vita ricca di Natura, celebrando quei rituali che scandiscono il tempo che passa.
Emanuela riconosce nei locandieri de I miserabili di Victor Hugo la figura dell'avaro che più ha più ne vuole, che non si ferma mai, alla ricerca continua non solo di soldi ma anche di sentimenti.
Ne La lettrice testarda di Amy Witting, scelto da Elena Sbaraglia, c'è forse la figura più avara della moderna letteratura: la signora Callaghan, madre di Isobel, si presenta al lettore con una brutalità spietata che mostra tutta la sua avarizia umana e materiale.