venerdì 28 dicembre 2012

L'alba della Tecnologia Nera

Auguriamoci per questo nuovo anno la forza di contrastare l'avanzare della Tecnologia Nera con armi innocue ma molto potenti: i libri, la cura della nostra persona e dell'ambiente... perché un mondo migliore è possibile!!!

domenica 23 dicembre 2012

Roma


Ce so’ nata a Roma, sapete, però er dialetto, quello bello de ‘na vorta, nun lo so parlà. So’ nata a Roma pe’ combinazzione. Mi’ madre, nordica, gran puzza sotto ar naso, nun sapeva gnente de Roma e mi’ padre, trapiantato dalla Sicilia, nun zo manco perché, se ne è sempre fregato. Eh sì,  se n’è fregato tanto di tutto che a ‘n certo punto se n’è puro annato.
Giro pei vicoli de Roma, mo’ che so’ vecchia e immaggino un passato che nun m’appartiene ma che vorei fosse mio.
E’ brutto nun ave’ radici, ma Roma mia m’ha adottato. So’ Romana pur’io. Va a mori’ ammazzata la famijia sgangherata!

Rossana Bonadonna

sabato 22 dicembre 2012

Letterina a Babbo Natale


Ciao Babbo Nata’. M’è venuta vojia de scrivete ma poi ho penzato: che je scrivo a ffa’? Er monno è ‘mpazzito.  Semo troppi su ‘sta palla che gira e nun se capisce più gnente. Eppoi, Babbo Nata’, sai qual è er probblema? C’hanno rubbato li sogni. Te vedemo dappertutto. Sei sulla Coca Cola, ar centro commerciale e perfino nudo e sbronzo ar Pigneto.  Noo, Babbo Nata’. Ribbellati, nun venì quest’anno, tanto ormai  nun ce credono più manco li regazzini.
Ieri alla radio, ‘na voce scema diceva: “Venite al centro commerciale XY. Babbo Natale in persona consegnerà ai vostri figli i regali che voi avete comprato per loro.”
Hai capito, Babbo Nata’? Che je raccontamo a li regazzini? Che Fiorello e Baldini guadambieno quatrini rubbanno la tua leggenda e offendenno pure le tue belle renne?
No, no, Babbo Nata’, nun ce venì quaggiù. Nun te meritamo più.

Rossana Bonadonna

giovedì 4 ottobre 2012

ScriviTI una canzone

ScriviTi una Canzone

Vuoi scrivere una canzone che riesca ad emozionare te stesso e gli altri? Vuoi conoscere i segreti dei più grandi autori di tutti i tempi? Scopri come puoi aumentare la tua creatività e inizia a comporre da subito in modo facile, imparando l'arte di scrivere canzoni... Cosa imparerai da questo libro: 1)I SEGRETI INDISPENSABILI PER SCRIVERE IL TESTO 2) COME ACCENDERE L'ISPIRAZIONE: METTERSI A LAVORO 3)PERCHE' E' INDISPENSABILE CONOSCERE ALCUNE REGOLE DELLA METRICA 4)COME SI FA A CREARE LA MUSICA 5)COME SI FA A COMPORRE LA MUSICA 6)CREARE L'ARRANGIAMENTO
scriverecanzoni (Licenza di copyright standard)
Editore Scriverecanzoni, Pubblicato 2 novembre 2010, Lingua Italiano, Pagine 163, Rilegatura Copertina morbida con rilegatura termica, Inchiostro contenuto Bianco e nero, Peso 0,53 kg, Dimensioni (centimetri), Larghezza: 21,59, altezza: 27,94
In questo libro troverete molto di quello che c'è da sapere sullo scrivere canzoni.
Sia che tua stia iniziando ora a scrivere, sia che tu sia un musicista esperto oppure che stia compiendo i primi passi nella musica, troverai questo libro-manuale utilissimo e riuscirai ad introdurre nel tuo stile tecniche e procedimenti che normalmente si possono apprendere solo attraverso un profondo studio e una grande esperienza.
Seguendo le indicazione di “ScriviTi una canzone” potrai scrivere un testo e se ancora non sai suonare avrai molte informazioni per avvicinarti al mondo musicale facendoti aiutare dalla comunità di www.scriverecanzoni.com per realizzare testo e musica
delle tue canzoni.

Lo trovi in E-book e stampa tradizionale chiedendo agli autori www.scriverecanzoni.com
o presso Lulu http://www.lulu.com/shop/simone-trimarco-and-giovanna-bussandri/scriviti-una-canzone/paperback/product-13504086.html#ratingsReview

domenica 16 settembre 2012

Inaugurazione Associazione culturale School of Dreams di Dario Amadei

Domenica 30 settembre
dalle 18 in poi
in via Duchessa di Galliera 10, Roma (Monteverde)

SERATA INAUGURALE
dell'Associazione culturale School of Dreams di Dario AMADEI

Durante la serata Dario Amadei
intratterrà gli ospiti con
un cocktail di libri, musica e parole

Per info
magicblueray@gmail.com
scuoladisogni@gmail.com

Giovedì 20 settembre - Laghetto dell'Eur

GIOVEDI’ 20 SETTEMBRE
dalle ore 16.00 alle 18.00
PARCO CENTRALE DEL LAGO DELL’EUR

Le Biblioteche di Roma, presso il loro stand, presentano
racconti, laboratori e incontri con autori di libri per ragazzi dedicati all’ecologia e ai concetti di salvaguardia dell’Ambiente.

con Giovanna Micaglio e Dario Amadei
Laboratorio su Il libro a portata di mano a cura di Giovanna Micaglio
Bibliolettura sull'ambiente a cura di Dario Amadei

E' gradita la prenotazione
per maggiori info
magicblueray@gmail.com

www.failadifferenza.comwww.contesteco.it

sabato 8 settembre 2012

Alla ricerca del nipote del Gabbiano Jonathan Livingston


La televisione all'alba della Tecnologia Nera


L’avvento della televisione, ha provocato una grande rivoluzione nella società moderna. Alla fine degli anni cinquanta ha cominciato ad apparire timidamente nelle case degli Italiani regalando nuove emozioni e contribuendo anche alla crescita sociale del nostro paese. In molte zone dove si parlava solo il dialetto, proprio grazie ai programmi televisivi si è diffusa la lingua italiana e la programmazione della Rai dei primi anni era essenzialmente culturale e d’informazione. Il cinema e la commedia d’autore hanno raggiunto anche i luoghi più sperduti ed alcuni programmi come “Non è mai troppo tardi”, curato dal maestro Manzi, hanno contribuito alla lotta contro l’analfabetismo. La tv dei ragazzi non era ancora quella urlata e nevrotizzante dei giorni nostri, i contenuti erano tenuti sotto un controllo strettissimo e i programmi erano limitati ad una fascia oraria che lasciasse il tempo per lo studio e il gioco all’aria aperta. Poi con l’avvento delle reti commerciali tutto è cambiato e la televisione è diventato solamente un mezzo per vendere se stessa e prodotti di ogni genere. E’ scoppiata la guerra dell’audience che ha decretato la morte di Carosello sostituito da spot pubblicitari e televendite che interrompono continuamente i programmi, rendendo insopportabilmente lunga la loro durata. I ragazzi, bombardati da messaggi ricchi di fascino ma spesso inadatti a loro, trascorrono molte ore davanti al totem televisivo sin da quando sono piccolissimi. Si potrebbero individuare vari stadi di dipendenza digitale che progrediscono con il crescere dell’età con il giovane che passa dalla televisione, ai videogiochi, ai cellulari e infine ai Social network. I contenuti dei programmi divengono sempre più scadenti e si cerca di attirare l’attenzione del telespettatore facendo leva sugli istinti più bassi: allusioni sessuali, pettegolezzo, volgarità ridanciana, turpiloquio, violenza gratuita sono purtroppo molto apprezzati e da modelli assolutamente da evitare stanno diventando oggetti di culto.

Dario Amadei


sabato 2 giugno 2012

Laboratorio di scrittura creativa

Dario Amadei e Elena Sbaraglia vi aspettano in via Duchessa di Galliera 10, Roma (Monteverde) per quattro incontri della durata di due ore ciascuno, durante i quali, seguendo le indicazioni dell’ormai collaudata tecnica “step by step” di Dario Amadei, partendo da un incipit, i partecipanti procederanno individualmente, passo dopo passo, nella stesura di brevi racconti.

Per info, costi e iscrizione clicca qui

domenica 27 maggio 2012

Premio Eco(A)lizziamoci

Il 21 maggio 2012 si è conclusa con il Premio Eco(A)lizziamoci, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, ospiti di Roma Capitale, l'omonima Manifestazione itinerante, patrocinata dalla Provincia di Roma, che ha coinvolto quattordici classi di scuola primaria e secondaria di primo grado durante l’anno scolastico 2011 – 2012. Circa trecento ragazzi hanno aderito al progetto iniziando un viaggio pieno di fantasia, magia e semplicità all’insegna del vivere bene, sano e “verde”. Per partecipare hanno adottato il libro “Cronache di Monterotto” di Dario Amadei (ed. Simple, 2011) che è stata la base di partenza dei due incontri di scrittura creativa e di bibliolettura interattiva (incontro con l’autore) svolti in ogni classe. Questi incontri hanno dato modo ai ragazzi di scoprire che l’ecologia non è solo una scienza, ma una grande avventura da vivere con convinzione, affrontando piccole prove quotidiane. Durante gli incontri di scrittura sono state prodotte storie collettive (realizzate con la tecnica di scrittura creativa step by step di Dario Amadei) che raccontano un atteggiamento da tenere o un cambiamento da introdurre nella propria vita per renderla più rispettosa dell’ambiente. Gli incontri di bibliolettura interattiva hanno permesso, oltre all’esperienza interessante e formativa di conoscere direttamente il narratore, un confronto stimolante e propositivo riguardo i temi trattati nel libro e quelli più ampi dell’inquinamento e dell’ambiente in genere. I racconti prodotti durante i laboratori di scrittura sono stati raccolti in un ebook. Durante la mattina del 21 maggio, le classi partecipanti hanno ritirato il premio e hanno assistito alla visione dell’ebook trailer che promuove su internet l’ebook realizzato. Con l’occasione Magic BlueRay ha premiato anche Giovanna Micaglio, Alessandra Benedetti (Istituzione Biblioteche di Roma Capitale, Centro specializzato ragazzi) e Antonio Trimarco (Biblioteca Corviale) per essersi distinti durante l’anno con delle attività volte al rispetto per l’ambiente. In particolare la Mostra itinerante “Il libro a portata di mano” di Giovanna Micaglio e il progetto “Salviamo il pianeta azzurro!” realizzato nella Biblioteca Corviale. L’evento è stato presentato da Dario Amadei e da Paolo Masini consigliere di Roma Capitale.

Per scaricare l'ebook clicca qui
Per vedere le foto del Premio clicca qui

domenica 13 maggio 2012

NsBJ - Dario Amadei

Dario Amadei a NonSolo Bossa & Jazz, trasmissione radiofonica di Alfredo Tagliavia e Simone Tiburzi su NonSoloRadio.net

NsBJ - Dario Amadei

sabato 5 maggio 2012

Cose da pazzi di Evelina Santangelo - Recensione di Salvatore Maresca Serra

EVELINA SANTANGELO Cose da pazzi. O “La formazione del giovane Rafael Lomunno”

Evelina Santangelo, scrittrice palermitana e cittadina del mondo, ci consegna un romanzo “di formazione” (a mio giudizio) in un’epoca in cui la sostanza stessa della individualità risulta o risulterebbe morta. Defunta assieme a quegli slanci spirituali, o pedagogici e moralistici che aveva dato prova di possedere integralmente nelle sue sfaccettature – in particolare – il Bildungsroman in altra epoca. Ma che da Gli indifferenti di Moravia ad Agostino, fino ad Arbasino, Fratelli d’Italia, con Italo Calvino poi, Il sentiero dei nidi di ragno, Jean Paul Sartre con L’età della ragione, Pasolini, Ragazzi di vita – per citarne alcuni -, si riappropria nel ‘900 di uno spazio significativo, descrivendo nella narrazione sentimenti, emozioni e turbamenti alla base dell’agire, vivendoli dalla testa dei personaggi, dal di dentro, quindi, della loro individualità.
Individualità intesa (proiettivamente) identità, dimenticata e cancellata dall’oblio del Sé. Un oblio funzionalistico alle nostre attuali culture (o culti) del postmoderno, e della società che lo abita, e che tutti abitiamo, spesso ridotti a mutilati delle domande. Quelle stesse precise domande che riguardano l’identità di ognuno, ognuno immerso senza respiro nel proprio mondo. Evelina Santangelo ci ha già compromessi in passato con la sua letteratura: niente è mai consolatorio e niente è mai conciliante, nel senso di prevedibile o assolutorio. Leggendola non siamo mai al riparo, dalla parte dei giusti, intendo. E le domande, quelle vere, su noi stessi, sul nostro essere nel mondo, ognuno determinandolo a suo modo, possono affatto nascere solo dall’indagine sulla nostra propria formazione. Un questione squisitamente prospettica, che – dopo La lucertola color smeraldo (2003), Il giorno degli orsi volanti (2005), e Senzaterra (2008) – traccia un punto di fuga d’ogni linea precedente: Cose da pazzi: una regia perfetta per una storia da scoprire – letteralmente – nella storia
stessa. Affatto un romanzo dotato di universi paralleli e simultanei. Tutto multidimensionato, ogni rigo, ogni nome, ogni pensiero. E così ogni identità e fatto, da fenomeno a noumeno, spingono imperiosamente dalla massa compatta del libro chiuso per farsi aprire, ma meglio spalancare, e comunicarsi. In una sottilissima tensione narrativa ogni elemento presente si fa, a un tratto, simbolo; metafora; allegoria. Ma solo di se stesso, e mai di altro. Niente è altro da ciò che è, eppure tutto si fa insidiosamente universale, e ci esplora, percorrendo gli spazi della nostra cassa di risonanza, denudandoli kantianamente (“la cosa per me”, das ding für mich). Fino all’ultimo rigo siamo stati accarezzati da una mimesis tanto sapiente da averci celato l’abisso sul quale eravamo sospesi: il Sé profondo. Quello che ci svelano le ultime parole, gli ultimi nomi, le ultime identità: quelle che ci appartengono solo perché noi gli apparteniamo.

domenica 29 aprile 2012

Monterotto News

L'acuto del trombone
- La tecnologia non è bianca o nera – tuonò il prof. Avenarius – esiste solo un tipo di tecnologia che ci ha dato la spinta decisiva ad uscire dalle caverne.
Oirad, come spesso faceva, stava passeggiando con il suo dotto amico lungo il viale principale di Monterotto.
- Senza la tecnologia, l’uomo sarebbe a livello delle scimmie chiuse nelle gabbie dello zoo – continuò il professore – o addirittura anche più in basso.
Oirad non rispondeva nulla, ma una piccola smorfia di disappunto cominciava a disegnarsi sul suo volto, increspandogli leggermente l’angolo della bocca.
- E poi basta con questa leggenda di una nuova glaciazione – urlò Avenarius che si accalorava sempre di più nel discorso – Io non prevedo un futuro sotto la neve, secondo me la Terra diventerà un’incandescente palla di fuoco. Altro che freddo e ghiaccio in un mondo popolato solo da persone grottesche e malvagie!
Il professore si fermò a braccia spalancate come se dovesse impartire la benedizione ad una folla adorante. Ma non c’era nessuno ad ascoltarlo, tranne Oirad, che ormai lo fissava con uno sguardo carico d’odio e una strana signora bionda di mezz’età.
- Ma è meraviglioso quello che ha appena detto signore – pigolò la donna con voce squillante – lei è un genio, si vede che dirige qualcosa d’importante! La vorrei invitare come relatore ad una conferenza, anzi a dieci conferenze.
Avenarius avrebbe voluto ringraziare, ma non riuscì ad aprire bocca: dal cielo livido di quella strana sera d’estate cominciò a scendere una fitta nevicata.
Tutti si affrettarono verso le loro case ed Oirad decise che il giorno dopo sarebbe andato a parlare con le scimmie dello zoo.

sabato 31 marzo 2012

Nessuno si salva da solo di Margaret Mazzantini

Durante l’incontro di bibliolettura interattiva al Circolo della Duchessa, condotto da Dario Amadei, si sono cercate, nel libro Nessuno si salva da solo di Margaret Mazzantini,  delle risposte sulla condizione della coppia nella società moderna.
È un libro che ti getta in faccia una manciata di fango. Il linguaggio è duro e la prosa è asciutta, metallica, ti prende a schiaffi e colpisce forte. Il testo sembra fatto apposta per una rappresentazione teatrale. Un palcoscenico buio, un faro centrale che illumina l’unica scena che caratterizza tutte le pagine del libro: un uomo e una donna seduti ad un tavolo che consumano una cena, con svogliatezza lei, con un certo impeto misto a rabbia lui.
Delia e Gaetano sono i protagonisti di Nessuno si salva da solo, sono una coppia “scoppiata” che non è cresciuta insieme, che non ha saputo gettare delle basi per un matrimonio solido, neanche dopo la nascita dei figli. Anzi…
In copertina la disperazione del loro abbraccio.
Ma chi è Gaetano? Debole, vigliacco, incarna l’uomo che smania spasmodicamente per quello che non ha. Non riesce a vedere il bello di ciò che è intorno a lui, ma cerca altrove soddisfazioni che forse non riuscirà mai a togliersi proprio, perché inaffidabile e inconcludente con gli altri ma prima di tutto con se stesso. Ha un rapporto con la vita da imbranato, da eterno indeciso.
E Delia? Una giovane donna che subisce la personalità forte della madre, il suo carattere prorompente. Un episodio, quando è ancora bambina, spezza irreparabilmente il suo rapporto con lei. Cresce con paure e insicurezze che la condurranno all’anoressia. Cerca di riscattarsi con il lavoro: si prende cura degli altri per prendersi cura di se stessa, ma il male è ancora sotto la sua pelle e il rapporto con un uomo come Gaetano non l’aiuta a trovare quell’equilibrio, che in realtà dovrebbe provare a trovare da sola. Insieme non riescono a fare quel passaggio necessario, maturo che naturalmente una coppia dovrebbe compiere dopo la prima fase dell’innamoramento, dell’attrazione passionale.
E così, dopo essersi separati, si ritrovano una sera a cena per prendere delle decisioni che riguardano i loro figli. Parlano, ma non si ascoltano e la loro attenzione è attirata da una coppia non più giovane, che sta cenando vicino a loro e che percepiscono come “idilliaca”. Marito e moglie anziani che ancora si scambiano effusioni, che si cercano, che si preoccupano l’una dell’altro. Alla fine le due coppie si scambieranno un saluto e delle battute, poche ma incisive che faranno riflettere il lettore su quanto l’apparenza molto spesso inganna, ma soprattutto su quanto coraggio, costanza e reciproca dedizione ci vuole per riuscire a “salvarsi insieme”.

Elena Sbaraglia

domenica 12 febbraio 2012

L'eroica impresa del GladiaScrittore


Scrivere una storia può essere pericoloso
C’è il rischio di uscire dal tran tran della vita quotidiana
Ricordi particolarmente emozionanti del tuo passato potrebbero riaffiorare in superficie
Spinto dall’entusiasmo potresti dimenticare a casa il cellulare, ma non la penna, indispensabile per fissare in ogni istante le tue idee
Potresti sorprenderti di avere infinite cose da comunicare agli altri
Potresti scoprire delle storie meravigliose sul fondo delle tue circonvoluzioni cerebrali
Profumi, suoni e sapori, frutto della tua immaginazione, potrebbero diventare incredibilmente reali
Lo scrivere potrebbe essere per te un amico di quelli che non tradiscono mai
Potresti correre il rischio di ascoltare e comprendere la voce della tua anima
Scrivere potrebbe diventare il tuo primo pensiero del mattino
Potresti accorgerti di avere uno strumento utile per vivere meglio

Quindi come avrai capito scrivere può essere davvero pericoloso, ma se sei una persona coraggiosa e vuoi correre il rischio iscriviti ad uno dei nostri corsi di scrittura creativa online.
Potrai farlo rimanendo tranquillamente barricato in casa tua…
Ti aspettiamo … ovunque tu sia!!!

Chi fosse interessato può contattarci tramite email a magicblueray@gmail.com e visitando il nostro sito www.magicblueray.jimdo.com

Dario e Elena

sabato 11 febbraio 2012

Una volta c'era il pensiero...

Le donne vittime inconsapevoli della immagine voluta da un mondo maschilista?
La prestanza fisica, al servizio di un'anima in cerca delle proprie definizioni o che tenta di annullare l'angoscia di una presa di coscienza, può essere un elemento deflagrante nell'indirizzare verso il compiacimento narcisistico le pulsioni insoddisfatte.
Semplicemente: un essere che convive da tempo con un dolore mai rielaborato, con una perdita mai sofferta fino in fondo, se non incontrasse sulla propria strada la possibilità di una facile gratificazione legata al suo essere fisico, perchè non suffragato da un aspetto seducente, avrebbe due scelte: accettare le perdite o le sconfitte come parte della vita o rendersi consapevole che la propria incapacità di "sentire" rappresenta il simbolo di un problema più profondo.
Naturale: ciò accade anche al sesso maschile. Ma nella donna l'elemento seduttivo, l'apparenza, sono componenti essenziali di tutta una serie di gratificazioni e occuparsi della propria fisicità allontana necessariamente e provvidenzialmente dai terreni sdrucciolevoli dei propri conflitti interiori.
Ci si gratifica con un nuovo abito, un taglio di capelli, i colpi di sole, tutto sano, ludico e ben venga… che c’è di meglio, a volte di una giornata di shopping sfrenato anche trafficando nei mercatini? Non mi riferisco a questi atteggiamenti femminili che non solo condivido in pieno, ma che trovo siano uno degli aspetti più significativi del nostro modo di volerci bene, di scacciare le preoccupazioni, l’ansia, di ritagliarci momenti per noi e magari tornare a casa con una collana fichissima pescata in un mercatino di periferia – personalmente ne ho tante che non so più dove metterle – Parlo d’altro, parlo di quando l’attenzione si sposta in modo ossessivo sul nostro corpo, che pure va sanamente curato, mi riferisco al sopracciglio tatuato, che tra l’altro omologa tutte le espressioni, ad un labbro gonfiato e ridisegnato; si finisce poi, col cedere poi all'idea di nuovi seni, ad un buon lifting, a un gluteo rimodellato... gli occhi nella scollatura, le labbra evocatrici di sensuali promesse. Ci sembra di volerci bene così, di accontentare quella parte di noi che non si sente bene e invece l'oggetto così trasformato soddisfa e nutre le pulsioni narcisistiche che, a loro volta, coprono l'angoscia di non esserci, la paura di non essere eguali ai modelli proposti e massificati rimuovendo altresì probabili, irrisolti conflitti.
Non si tratta più, o solo, di "cancellare i segni del tempo", ci pieghiamo, in questo modo  rinunciando alle nostre identità: ci ordinano di essere eccitanti, volgari, di far immaginare con le rigonfiate tette e sulle labbra non voglio soffermarmi per non scadere nella volgarità... Bisogna essere forti e sane per tutto questo, perchè nessun culo tondo ha mai risolto frustrazioni profonde, la deriva narcisistica è come una sabbia mobile, come le benzodiazepine prese in dosi massicce: anestetizza ma non guarisce, ammala.

Ombretta D’Ulisse

domenica 5 febbraio 2012

Le fiabe sono e saranno sempre intramontabili

Non è da molto che mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi, anzi, ad essere sincera anche io come tanti, ho ritenuto per un certo periodo di tempo che i libri scritti per ragazzi fossero poco interessanti da leggere. Ma per fortuna ho incrociato sulla mia strada uno scrittore, Dario Amadei, che mi ha aperto gli occhi e la mente facendomi scoprire l’importanza della buona letteratura per ragazzi.
Il problema è che spesso nelle librerie o nelle biblioteche ci si imbatte in libri, diciamo pure brutti,  che banalizzano gli argomenti trattati e li semplificano in maniera goffa perché pensano che i giovani lettori non siano altrimenti in grado di comprenderli. Il risultato è a dir poco disastroso.
Molti adulti, poi, pensano che le fiabe siano utili solo ai bambini e si limitano, quando hanno tempo, a leggerle distrattamente ai loro figli. Fortunatamente però ci sono dei genitori che hanno ancora il cassetto della fantasia ben aperto e riescono a cogliere i messaggi profondi che queste storie meravigliose contengono.
Le fiabe non sono dei semplici racconti, vengono tramandate da secoli, dapprima oralmente e poi per scritto e contengono la saggezza dei popoli. Ci riconosciamo nei problemi che affliggono i personaggi e, scoprendo il modo in cui questi li affrontano, possiamo trarre insegnamenti preziosi per superare situazioni a volte davvero critiche.
Un esempio su tutti, Il piccolo principe. Un libro che può essere letto come una fiaba, ma anche come un trattato di filosofia, destinato forse più ad un adulto che ad un bambino.
Insomma le fiabe ci aiutano a crescere equilibrati e ci rendono capaci di dare il giusto significato alle cose. Gli adulti, attraverso le fiabe, recuperano momenti della loro vita in cui erano entusiasti, leggeri, incantati e questi ricordi possono aiutarli ad affrontare il disagio quotidiano.
Come dice Dario, infatti, la magia è il deus ex machina che in un soffio di vento risolve qualsiasi difficoltà: crederci di più anche nella vita di tutti i giorni non costa niente! Chi pur sapendo che alcune situazioni sono fantastiche, non vorrebbe viverle per sentirsi felice?!?
Credere che per l’eroe della fiaba tutto è possibile ci regala la consapevolezza di potercela fare, ci fa trovare la forza per superare gli ostacoli. Se ce l’hanno fatta Diafano e Periplo (Un mondo migliore e Cronache di Monterotto, Dario Amadei) a credere in un mondo migliore, perché non possiamo sperarci anche noi? Leggere le loro avventure ci infonde quel coraggio necessario per affrontare la vita con fiducia e spensieratezza.
Non abbiate paura di miscelare fantasia e realtà ed immergetevi senza pensarci un attimo nel magico mondo delle fiabe. Tenete però ben presente che il lieto fine non è mai scontato e per raggiungerlo bisogna sfidare draghi, cattivi e percorsi impervi. Immedesimandovi nel protagonista riuscirete anche voi a destreggiarvi  tra le difficoltà della vita di tutti i giorni e alla fine ringrazierete quel libro di fiabe che avete letto e chi l’ha scritto.
Elena Sbaraglia

giovedì 2 febbraio 2012

WebAppunti di Antonio Trimarco

Solitudine e crisi. Due uomini due risposte.
Note comuni sul romanzo “Ricomincio da te” e sul film “L’industriale”
Mi ha colpito la scorsa settimana una corrispondenza che ho trovato in due storie raccontate in un romanzo e in un film entrambi di recente uscita.
Il romanzo è di un 37enne spagnolo Eloy Moreno, informatico con la passione per la scrittura, “Ricomincio da te” edito in Italia dall’editore Corbaccio. Il film invece è “L’industriale” di Giuliano Montaldo.
Entrambe le storie vertono su una crisi esistenziale profonda che i personaggi principali stanno attraversando.
Due solitudini nate da motivazioni in parte diverse in parte comuni. Due solitudini che nascono dalla difficoltà del vivere nella nostra società, la routine quotidiana in un caso, la crisi anche economica nell’altro.
Due solitudini che riverberano nella vita privata di questi due uomini e che sfociano anche in una crisi sentimentale, coniugale, esistenziale.
Il dolore come sempre allontana più che unire e tutto inizia anche da qui.
“Quella mattina non ci parlammo, non ce ne fu bisogno. Ognuno si dedicò alle sue cose: lei fece colazione, io feci colazione, vestimmo Carlitos, io lo portai via e lei rimase lì. Detti un colpo alla porta e capii che mi lasciavo alle spalle i resti di una relazione che un tempo ci era appartenuta. Il capo quel giorno non mi disturbò, ma neanche così riuscii a lavorare. Presi un foglio e calcolai; calcolai la mia vita in distanze, in luoghi, in superfici… Scrissi.
SUPERFICI DI VITA
Casa: 89 m2
Ascensore: 3 m2
Garage: il nostro è accanto all’ascensore, 8 m2
Azienda: ufficio open space, circa 80 m2
Ristorante: 50 m2
Bar: 30 m2
Casa dei genitori di Rebe: 90 m2
Casa dei miei genitori: 95 m2
Totale: 445 m2 Totale: 445. In 445 metri quadrati trascorrevo il 95 per cento della vita. Cercai su Internet la superficie totale della Terra. Fu veloce: 510.065.284,702 km2. A quasi quarant’anni, vivevo, esistevo e mi muovevo in 445 m2. Valeva la pena continuare?” (Brano da Ricomincio da te).
Nel film invece Nicola quarant’anni, è proprietario di una fabbrica, ereditata dal padre, sull’orlo del fallimento e la Banca ha deciso che non può più sostenerlo, mancano le garanzie. A nulla vale la determinazione dell’industriale nello spiegare i nuovi prodotti che farebbero uscire la fabbrica dalle difficoltà.
In realtà una soluzione ci sarebbe, Nicola dovrebbe coinvolgere nelle garanzie da dare alla Banca le proprietà di sua moglie e della suocera. Ma lui vuol farcela da solo, è convinto che nonostante le difficoltà ci riuscirà, si fida di una possibile joint venture con una società tedesca.
Ma la crisi è più profonda e dalla superficie economica affonda in quella esistenziale e sentimentale mettendo a nudo un rapporto coniugale in difficoltà. Le preoccupazioni di Nicola lo hanno allontanato dalla moglie Laura che sente la distanza del marito ma non sa come colmarla.
In questa profonda solitudine interna ed esistenziale di questi due uomini c’è il nesso che mi ha colpito. In crisi sul lavoro, dentro una routine e delle regole che non guardano alle persone, ma al profitto e ad un rendimento conformista, in crisi nelle relazioni più importanti, quella con le donne che hanno amato e amano, questi uomini stanno affondando.
Così da due punti di vista anche geografici diversi il regista Giuliano Montaldo e lo scrittore Eloy Moreno affrontano il tema della solitudine e di come ci si può confrontare con essa in una Europa  (nel film l’Italia del nord – Torino - e nel romanzo la Spagna anch’essa in crisi economica) dove anche i valori forti (l’amore, la famiglia, l’amicizia) diventano incerti, liquidi come ci dice Bauman.
Se ne può uscire? Si può “ricominciare” questi due uomini ci provano ma avranno esiti diversi e qui si apre l’interrogativo esistenziale più arduo: perché uno riesce e l’altro no? Quanto conta il destino e le scelte individuali? Quanto conta la fiducia nelle relazioni amorose? Quanto conta credere profondamente in sé stessi senza farsi fuorviare da paure antiche che nei momenti di crisi ci assalgono.
Insomma un film da vedere e un libro da leggere, entrambi profondi e attuali. Ognuno a suo modo, con una scrittura scorrevole e originale Moreno,  con una regia, una sceneggiatura ed una fotografia impeccabili Montaldo, lo fa con grande passione e grande amore per le debolezze umane. In entrambi le storie i personaggi sono credibili e ben delineati. Alcuni corazzati dietro le maschere del potere: il capo del personale e il banchiere; alcuni svelati nella autenticità che portano, come Laura e Rebe le mogli. E naturalmente loro due i personaggi principali, due uomini in crisi in cerca di una uscita, uno riuscirà, l'altro no. A voi le vostre risposte in due storie una da leggere e l'altra da vedere, entrambe intense e profonde.

A cura di Antonio Trimarco


Link scelti per voi:

mercoledì 1 febbraio 2012

Effetti delle piogge acide sulle piante

Le piogge acide danneggiano l’intero patrimonio vegetale del pianeta: in molte parti dell'Europa e del Nord America, come anche in Brasile, le piante vengono danneggiate in modo più o meno grave. Se non interverranno delle inversioni di tendenza entro 10-20 anni molte foreste nel mondo saranno completamente distrutte, e questo provocherà localmente l'espansione del fenomeno carsico (cioè la penetrazione dell'acqua nel sottosuolo), la siccità, la progressiva aridità dei suoli, l'aumento della possibilità di inondazioni e il cambiamento del clima.
L’aggressione nei confronti delle piante è duplice. Può avvenire attraverso le foglie oppure attraverso modificazioni nella composizione chimica del terreno.
Le foglie rappresentano le parti della pianta più esposte e vulnerabili all’azione degli inquinanti dell’aria in quanto rappresentano la sede degli scambi gassosi. Attraversando gli stomi i gas penetrano all’interno delle foglie dove vanno a sciogliersi nel velo liquido intercellulare che permea le pareti delle cellule del mesofillo. Da qui si diffondono nella foglia dove si possono accumulare in concentrazioni tossiche.
Gli effetti di gran lunga più dannosi sono dovuti all’anidride solforosa.
L’inquinamento da biossido di azoto viene considerato di minore importanza in quanto provoca dei danni alla vegetazione solo a concentrazioni molto più alte della SO2; i sintomi sono comunque simili a quelli descritti per l’anidride solforosa (vedi nella sezione degli inquinanti principali).
Quando gli inquinanti acidi (soprattutto anidride solforosa) arrivano al terreno sottoforma di precipitazioni o di deposizioni secche allora si attua l’acidificazione del suolo (per maggiori informazioni vedi il paragrafo successivo). Nel terreno si libera lo ione alluminio che è in grado di sostituire il calcio dai suoi siti di legame sui peli radicali delle piante; avviene una diminuzione dell’apporto dei nutrienti e la pianta si indebolisce notevolmente, esponendosi all’attacco di insetti, malattie e variazioni climatiche eccessive. Questi fenomeni si evidenziano particolarmente nelle zone dove il suolo è più sottile e nelle aree nelle quali le piante sono maggiormente esposte alle intemperie (come l’alta montagna).

http://www.nonsoloaria.com/piacepi.htm

Il Wwf lancia l'allarme sull'Artico "Animali uccisi dalle sostanze chimiche". Orsi bianchi diventano cannibali a causa del riscaldamento globale

ROMA - Che l'Artico stia diventando una discarica chimica è ormai accertato, ora il Wwf chiede che il governo italiano e l'Unione Europea si facciano promotori per salvare una zona cruciale per la salute del pianeta. Una zona molto più vicina, per problematiche e importanza, di quanto comunemente si pensi. Proprio per questo il Wwf sottolinea che impegnarsi per la salvaguardia dell'Artico non è solo dovere etico, ma anche investimento economico.
Il rapporto del Wwf. L'organizzazione mondiale per la conservazione della natura ha reso pubblico un nuovo rapporto sullo stato di salute delle specie animali artiche, dal quale emerge che le sostanze inquinanti provenienti dalle regioni industrializzate dell'America del Nord e dell'Europa occidentale stanno alterando in modo consistente l'habitat. Se non si interverrà subito, denuncia il Wwf, si rischia "l'alterazione irreversibile di un'intera regione del pianeta".
Nell'immaginario comune l'Artico è una distesa di ghiaccio, semideserta e come tale poco esposta al rischio di inquinamento, poiché la presenza dell'uomo è limitata ed è scarsa l'attività industriale. In realtà correnti marine e venti spingono verso l'Artico quantità enormi di agenti chimici volatili di origine industriale e agricola. Già nel 2005 il Wwf aveva stilato un rapporto sui livelli di concentrazione dei prodotti chimici nell'Artico, il rapporto diffuso oggi evidenzia in particolare gli effetti che queste sostanze hanno sugli animali della zona.
Gli effetti dell'inquinamento chimico. I prodotti chimici che inquinano l'Artico creano drammatiche alterazioni nella fauna della zona, gli agenti tossici interferiscono con il sistema ormonale e immunitario degli animali, indeboliscono le loro ossa, modificano i loro comportamenti intervenendo su funzioni neurologiche, stimoli della fame e della sete, impulsi sessuali. Tra le specie che più risentono di tali mutamenti gli orsi polari, dei quali sono stati provati i cambiamenti ormonali (stanno nascendo individui ermafroditi) e comportamentali.
L'ursus maritimus è solo il più noto tra gli animali minacciati e quello sul quale gli effetti sono più visibili, poiché si trova al vertice della catena alimentare e si nutre degli altri animali, vittime a loro volta dell'inquinamento. Il rapporto del Wwf indica però come i danni dell'inquinamento chimico sono riscontrabili anche sui beluga, cetacei che risalgono le foci dei fiumi, dove la concentrazione di sostanze tossiche è altissima: alcune carcasse di beluga trovati morti vicino al fiume San Lorenzo, in Canada, sono state smaltite come rifiuti tossici, tanta era la concentrazione di sostanze inquinanti nelle loro carni.
Le specie a rischio. A rischio per l'inquinamento dell'Artico sono lepri, volpi, renne, caribù, buoi muschiati, foche, trichechi, uccelli, a riprova che il grado di inquinamento è tale da colpire ogni gradino della catena alimentare. E' stato accertato, per esempio, che nei volatili le sostanze chimiche passano direttamente alle uova, nel tuorlo, quindi l'embrione è esposto dalle prime fasi dello sviluppo al rischio di malformazioni. Agli effetti dell'inquinamento chimico si aggiunge il riscaldamento progressivo dell'Artico, che obbliga gli animali a doversi adattare rapidamente a nuove situazioni ambientali. Un compito difficile, che diventa quasi impossibile per animali indeboliti dalle alterazioni metaboliche dovute alle sostanze tossiche.
L'azione politica. "Il Parlamento Europeo, a fine ottobre prossimo, tornerà a decidere su "Reach", cioè Registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche - sottolinea il Wwf - riteniamo indispensabile che venga approvato un testo in cui sia chiaro e netto il principio di sostituzione delle sostanze più pericolose, e la progressiva eliminazione di quelle per le quali è già disponibile un'alternativa".
Ambientalismo ed economia. L'organizzazione per la tutela della natura si appella anche al governo italiano, ponendo l'accento sulla necessità di un'azione che non ha solo fondamenti ambientalisti ma anche economici, poiché investire sulla ricerca ecologica significa anche investire in innovazione: "Il principio stabilito dall'Ue dovrà poi essere recepito dal Consiglio dei Ministri e il Wwf si augura che il governo italiano giochi un ruolo positivo in tal senso, dal momento che l'industria italiana non potrà che trarre vantaggi da una forte spinta all'innovazione".

Animali in pericolo a causa dell'inquinamento

L’estinzione degli animali non è dovuta solo alla caccia (che è un problema portatosi avanti da centinaia di anni), ma anche all’inquinamento.
Ci sono tanti tipi di inquinamento che fanno scomparire gli animali e qui sono
elencati i più importanti :
-         inquinamento atmosferico
-         effetto serra
-         inquinamento idrico
-         inquinamento luminoso
-         inquinamento elettromagnetico (provocato da cellulari, ripetitori ecc…)
-         inquinamento chimico
Tutti questi tipi di inquinamento stanno sconvolgendo la vita di quasi tutti gli animali mettendo a grave rischio la loro esistenza, anzi gli animali sono messi più in pericolo da ciò che dalla caccia che compie l’uomo da moltissimi anni.
Un dato che ci fa capire l’estinzione degli animali è stato l’improvvisa mancanza di passeri, un esempio è la Gran Bretagna dove nel 1970 si erano registrate 12milioni di coppie di passeri, mentre nel 2007 la quota è scesa a 6 milioni, quindi quasi la metà. Il dato più sconcertante è stato ricavato in Irlanda con la diminuzione del 95% di questa magnifica specie. Ciò sta portando l’ aumentare degli insetti che distruggono molte culture, i pesticidi ormai sembrano che non facciano più nulla, gli insetti si sono abituati a tutti i veleni. Si è rotto un importante equilibrio. Un altro problema è la mancanza di api. Molti sostengono che è a causa dei cellulari e dell’inquinamento elettromagnetico, ma la spiegazione più plausibile è che non ci sono più mezze stagioni, il clima è cambiato di 1,8°C.  Dal 1900 al 1995, così le api si sono trovate scombussolate, non hanno più il calendario regolare di una volta, inoltre impollinano fiori e molti fiori sono impregni di sostanze chimiche per farli crescere di più e renderli immune dagli insetti e quindi anche dalle api… In molte zone dell’Europa questo importantissimo e bellissimo insetto è scomparso tra il 20% e il 50%. In Italia si stima intorno ai 30%-40%. Gli scienziati dicono che l’uomo senza le api non avrà più di 4 anni di vita e quindi anche la specie umana si estinguerebbe. Ma non è finita: a causa dell’inquinamento marino, e dell’effetto serra i mari più freschi come i mari Europei stanno diventando tropicali, portando molti  pesci migratori come squali, moltissimi pesci in branchi e soprattutto le balene ad arenarsi su molte coste Europee, perché si aspettavano un clima freddo e invece si sono trovati un clima caldo che è mutato di poco dall’ ambiente da cui venivano. Ma non solo le balene stanno scomparendo a causa di ciò, stanno scomparendo moltissimi altri pesci come aringhe, merluzzi ecc… che finiscono sulle nostre tavole. L’eccessiva pesca avvenuta negli anni ’90 e il nostro odierno inquinamento stanno distruggendo un equilibrio importantissimo. A causa dell’effetto serra e della mancanza di acqua si stima che in Africa i Leoni siano diminuiti del 15%, facendo aumentare così i roditori che distruggono le foreste.  Non solo questi animali sono in pericolo nel mondo, perché tutti gli animali sono in pericolo, molte specie sono quasi sul punto di non ritorno. E quindi si sta rompendo un equilibrio importantissimo per tutti gli esseri viventi del pianeta Terra, provocando l’ estinzione di moltissime specie e lo scombussolamento dell’ ecosistema. L’uomo come tutti gli animali ne fa parte di questo ecosistema, e prima o poi si troverà anche lui a soccombere sotto le sue stesse mani.  Molti scienziati dicono che l’uomo è sul punto di non ritorno, e se l’uomo cessasse tutte le cose che sta facendo, specialmente l’inquinamento si troverebbe ugualmente sul punto di estinguersi come tutti gli animali. E’ come se si avesse dato un calcio a un pallone e non c’è nessuno che lo può fermare perché il pallone va fino alla fine che si ferma, e quando il “ pallone” si fermerà sarà veramente troppo tardi, tardi di circa 150 mila anni, se non milioni dicono gli scienziati. Quindi questo per far capire che anche se l’uomo la smettesse di fare quello che sta facendo non ci sarebbe più soluzione e le cose riprenderanno ad avere equilibrio da più di 1 milione di anni, con nuove specie e nuovi equilibri.  Questi dati non sono frutto dell’ immaginazione di scienziati pazzi o pessimisti, ma frutto di scienziati con anni di carriera e a mio parere pure troppo ottimisti.  Quindi ora la situazione è in mano alla gente, cosa fare? Ci sarà mai una soluzione? Oppure si darà l’irrazionale spiegazione che provvederà Dio? Il problema ce lo siamo creati e ora ne paghiamo le spese, purtroppo però ne paga tutta la Terra.

lunedì 23 gennaio 2012

Ti racconto un autore - Dario Amadei

Per la rubrica di MagicTV "Ti racconto un autore" Magic BlueRay presenta Dario Amadei e il suo nuovo libro Cronache di Monterotto... un viaggio nella vita di Dario tra passato presente e futuro.

Chi è Dario Amadei, scrittore?  
Io sono una persona come tante in effetti. Però cerco di non lasciarmi risucchiare dal frullatore che oggi sta divorando la vita di tanti. Il mondo moderno impone delle regole e dei ritmi a volte disumani che ti trascinano in una specie di grande frullatore che ti fa perdere di vista quello che poi è lo scopo principale della nostra vita: vivere. E questo perché si dedica tutto il tempo al lavoro, al dovere e alla fine non ne rimane per se stessi. Io credo molto nella lettura e nella scrittura come strumenti che permettono alle persone di riscattarsi da questa situazione. La lettura permette di esplorare dei mondi lontani senza muoversi da casa propria e si può leggere sempre. A me le persone che dicono “Ah io non leggo perché non ho tempo” fanno un po’ tenerezza in effetti, perché se si vuole il tempo per leggere si trova sempre: si può leggere la mattina appena ci si sveglia, la sera quando si va a dormire, ma anche durante il giorno nelle pause delle proprie attività. E i libri hanno questa caratteristica, cioè stanno sempre lì ad attendere e le storie non scadono mai. La scrittura poi è uno strumento potente, se si riesce ad uscire un po’ da quella che è la scrittura imposta dalle scuole, dove viene vista come un mezzo che deve essere assunto come una medicina e spesso i ragazzi scrivono mal volentieri proprio perché sviluppano un’idea sbagliata della scrittura che invece è uno strumento importante per ognuno di noi perché ci permette di esprimerci. A volte in maniera palese, altre volte riusciamo ad esternare dei concetti che altrimenti non avremmo il coraggio di esprimere chiaramente e questo perché li possiamo ammantare di una struttura narrativa che li rende unici.
Quando è nata la tua passione per la parola scritta?  
Il liceo Virgilio e il fiume Tevere rivestono una grandissima importanza nella mia vita, perché in questo liceo ho fatto le esperienze più importanti della mia giovinezza, che hanno poi condizionato tutta la mia vita futura. Ed è stato proprio qui in questa scuola che ho scoperto il mio amore per la scrittura. La mia aula era una di quelle che guardano sul Tevere. Sono poche le finestre della scuola che guardano sul Tevere ed io ho avuto la fortuna di passare tre anni in una di queste aule, quindi anche questo secondo me è stato un segno del destino. Debbo dire che in quegli anni ho seguito molto poco le lezioni, perché passavo la maggior parte del tempo a guardare fuori dalla finestra l’acqua del Tevere che scorreva. Poteva sembrare una perdita di tempo? Mah, in realtà così non è stato, perché il fiume mi ha regalato tantissimi suoi segreti ed io ne ho confidato moltissimi al fiume. Poi gli anni sono passati, io sono stato coinvolto dalla vita in tante altre storie, in tante altre avventure, però quei momenti passati qui nella scuola a guardare il Tevere sono stati i più importanti della mia vita. Quando ci torno, è inutile dirlo, provo sempre un’emozione molto forte e rimango sempre affascinato dal fiume perché penso che lui sta lì che continua a scorrere tranquillo come già scorreva tranquillo centinaia di anni fa, mentre io nel mio corso verso la foce cominciò a perdere colpi dopo una cinquantina d’anni. Comunque anche adesso quando ho un problema o quando ho qualche novità importante nella mia vita, vengo sempre qui, davanti al Virgilio sulla riva del fiume e confido al Tevere, cerco in lui delle risposte. E devo dire che il fiume, adesso come quando ero ragazzo, è sempre pronto a rispondermi nella maniera più giusta.  
Voglio aggiungere due ricordi su tutti, che ho di questo tratto di lungotevere: il primo quando sono venuto la prima volta con mia madre per iscrivermi al primo anno. Venimmo qui un pomeriggio con la sua 500 scassata e quando attraversai il fiume e mi trovai di fronte la costruzione maestosa del Virgilio devo dire che rimasi affascinato ma anche intimorito. Poi un ricordo invece legato più strettamente al fiume: il sabato mattina noi entravamo alle 8 perché poi c’era il collettivo di classe e quindi le lezioni dovevano finire entro mezzogiorno. Mio padre, che lavorava a viale Trastevere, mi accompagnava con la sua macchina e mi lasciava dall’altra parte del fiume. Io ricordo alcune mattine di fine primavera, quasi estate, quando il sabato alle 8 meno un quarto attraversavo questo fiume, c’era una luce, un profumo, un’aria che mi regalavano una grande felicità, una grande speranza per il futuro. Ecco io in quei momenti sentivo veramente che la mia vita futura sarebbe stata meravigliosa.
Perché Cronache di Monterotto?  
Monterotto, dov’è ambientato il mio nuovo libro, è un posto immaginario. Rappresenta la trasposizione letteraria di un luogo, di mille luoghi, di infiniti luoghi direi, che fanno parte della mia vita reale. Quindi, qualcuno che conosce le cose più segrete o più palesi della mia vita, leggendo il libro potrebbe riconoscere dei personaggi, delle situazioni, dei posti. Oppure no, perché poi quando si scrive un libro del genere in realtà è bene che lo scrittore lasci sempre un piccolo mistero da decriptare al lettore. Mi è stato detto che i personaggi di Monterotto sono dei personaggi mostruosi e questo fatto un po’ mi preoccupa, perché in realtà questi personaggi definiti mostruosi si possono incontrare nella vita di tutti i giorni. Quindi questo significa che il mondo moderno sta diventando un po’ mostruoso. Io a questo non voglio assolutamente credere.
Monterotto si chiama “rotto” perché un tempo era sicuramente aggiustato. per quale motivo si è rotto io questo non lo so, i motivi possono essere molteplici. Spero che in un futuro, non troppo lontano, torni ad aggiustarsi e questo accadrà solo se tutto noi ci impegneremo. Io mi impegno quotidianamente, ma questo potrebbe in effetti non essere sufficiente. Sono contento di parlare di Monterotto qui a Piazza Navona perché Piazza Navona è uno dei luoghi importanti di Magic BlueRay. Proprio qui tantissimi anni fa, quando avevo 16 anni, una zingara fece la profezia del delfino: mi disse che io sarei morto prima di quarant’anni, dopo aver avuto tre figli da tre donne diverse. C’ho creduto, non c’ho creduto, questo non si può dire in maniera definitiva: anche se razionalmente non ci credo, quella profezia qualcosa mi ha lasciato dentro. La zingara aveva aggiunto che, dopo la mia morte, mi sarei rincarnato in un delfino e il delfino è diventato uno dei personaggi importanti di tanti miei libri ma è diventato anche l’animale che ha creato Magic BlueRay dal nulla. Quindi io ringrazio quella zingara, dovunque lei sia in questo momento. Magari anche se era solamente una ciarlatana, che per tante volte aveva fatto delle profezie false, questa volta invece ha fatto una profezia importante e che si è avverata, almeno in parte.
Quali sono gli aspetti che rendono Cronache di Monterotto un libro ambientalista?  
Tutti mi chiedono perché Cronache di Monterotto è un libro ambientalista. In effetti il messaggio è molto preciso anche se è posto in una maniera particolare, che non salta agli occhi in maniera evidente come in altre storie, come ad esempio in Un mondo migliore. È ambientato in un futuro prossimo o lontano, questo non si può dire, io spero sia un futuro lontano, anzi io spero che questo tempo descritto nella storia non venga mai. Si parla della Tecnologia Nera. La Tecnologia Nera è l’equivalente di quello che è la magia nera nei confronti della magia bianca. È un tipo di tecnologia che non ha più come scopo il bene dell’umanità, ma ha solo quello di arricchire chi la produce. La tecnologia ha cambiato la storia dell’umanità: le grandi invenzioni dei primi anni del novecento, che hanno poi attraversato tutto il secolo, hanno veramente cambiato la nostra vita, l’hanno resa migliore. Poi però sono cominciate ad apparire, sulla scena della nostra vita, delle invenzioni che ci hanno in effetti invaso. Ma che se ci fermiamo a riflettere un attimo poi, non sono così utili come sembrano e soprattutto vengono usate in una maniera sbagliata. Potrei fare degli esempi, esempi che fanno parte della vita di tutti i giorni, anche se molti non condivideranno quello che sto per dire. Ad esempio il telefono cellulare. Il telefono cellulare è una bellissima invenzione. Mio padre, che lavorava alle ferrovie, per tanti anni ha studiato la possibilità di telefonare dal treno in stazione (perché si potevano creare delle emergenze, ci poteva essere qualcuno che si sentiva male, oppure semplicemente qualcuno voleva contattare i parenti avvertendoli che stava arrivando). Quindi in questo senso il telefono cellulare, che ha superato l’idea iniziale di mio padre del telefono terra treno, è sulla carta un’invenzione molto utile. Il problema è che poi il cellulare non viene più usato in maniera utile, ma diventa uno strumento quasi diabolico. Intanto è diventato un oggetto di culto. La tecnologia ci propone telefoni cellulari che sono sempre più complessi, hanno miliardi di funzioni, sono sempre più costosi, sempre nuovi così veniamo spinti a buttare quello che abbiamo per comprarne un altro. Quindi ci portiamo a casa questi aggeggi, che sappiamo usare per un centesimo di quelle che sono le loro possibilità e ci stiamo ore ed ore attaccati anche se non ne abbiamo bisogno. Così come stiamo ore ed ore attaccati ad internet, finché praticamente il nostro cervello corre veramente il rischio di essere bruciato. Io sono preoccupato soprattutto per le nuove generazioni, perché vedo che tanti ragazzi giovani stanno finendo davvero schiavi di questa tecnologia che sta annientando le loro coscienze e li sta trasformando in robot. Robot che, tra qualche anno, al di fuori del mondo virtuale e di internet, se le cose continueranno ad andare avanti come stanno andando, non saranno più in grado di fare nulla. Qualche giorno fa siamo andati in una scuola ed io debbo dire che ho raccolto le impressioni dei ragazzi, perché si parlava appunto di questo argomento. In questa scuola hanno adottato Cronache di Monterotto ed una ragazza di tredici, quattordici anni mi diceva che il giorno prima era andata a casa di una sua amica… ecco ora andare a casa di un’amica è da sempre stato un momento importante, di socializzazione, un’occasione per scambiarsi delle confidenze, per fare qualcosa insieme… queste due ragazze invece si sono guardate in faccia e dopo un po’ non sapevano più cosa fare, quindi si sono messa ognuna su un computer diverso e hanno cominciato a chattare tra loro nella stessa stanza. Penso che una cosa del genere non abbia bisogno di alcuna spiegazione, penso sia un episodio che definisce in maniera perfetta quello che è la Tecnologia Nera e quello che, diciamo, è lo scopo di Cronache di Monterotto. Cioè quello di diffondere un messaggio tra i ragazzi per sperare che loro veramente, un domani, sentano dentro la necessità non di distruggere completamente il mondo che hanno avuto in eredità dai loro genitori, ma sentano veramente la necessità di rendere il mondo sempre migliore, al di là di tutte le imposizioni, al di là di tutte le mode, al di là di tutte i condizionamenti.
Come ti immagini i tuoi lettori?  
Io ho avuto una grossa fortuna perché negli anni ho incontrato tantissimi dei miei lettori, perché i miei libri sono stati adottati nelle scuole e inseriti nei progetti di lettura e di scrittura. Quindi i lettori più che immaginarli li ho veramente conosciuti. I miei lettori chi sono? Sono ragazzi di tutte le età: i miei libri vengono considerati libri per ragazzi, però in realtà sono rivolti ad un pubblico più vasto, perché anche gli adulti possono trovarci qualcosa d’importante, a patto che siano adulti che sanno ancora sognare. Adulti che non abbiano serrato ancora il cassetto della fantasia, quello famoso, che ci ha descritto un bambino, che sta nella mente di tutti noi e che nei bambini è ben aperto, mentre negli adulti spesso è chiuso, serrato, perché noi adulti corriamo il rischio un po’ di farci coinvolgere e travolgere dalla razionalità. Invece, alcune volte, molto spesso, dovremmo lasciarci andare, perché questo ci fa bene, migliora la nostra vita. E i miei libri, appunto, hanno questo secondo me come caratteristica importante: aiutano la fantasia e permettono alla fantasia di liberarsi e di volare in alto. Spero in futuro di scrivere un libro che definisca bene questo concetto. L’ho già iniziato ed è un libro che ha per protagonista una ragazzina che ad un certo punto, dopo averlo desiderato per anni, riesce ad attraversare la linea dell’orizzonte e lì trova un mondo che l’aspetta e che spiegherà e le farà capire tantissime cose.
Elena Sbaraglia

giovedì 19 gennaio 2012

Nel Pacifico l'Isola della spazzatura per l'80 per cento formata di plastica

Lo chiamano Pacific Trash Vortex, il vortice di spazzatura dell'Oceano Pacifico, ha un diametro di circa 2500 chilometri è profondo 30 metri ed è composto per l'80% da plastica e il resto da altri rifiuti che giungono da ogni dove. "E' come se fosse un'immensa isola nel mezzo dell'Oceano Pacifico composta da spazzatura anziché rocce. Nelle ultime settimane la densità di tale materiale ha raggiunto un tale valore che il peso complessiva di questa "isola" di rifiuti raggiunge i 3,5 milioni di tonnellate", spiega Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco, che è da poco tornato da un sopralluogo.
Questa incredibile e poco conosciuta discarica si è formata a partire dagli anni Cinquanta, in seguito all'esistenza della North Pacific Subtropical Gyre, una lenta corrente oceanica che si muove in senso orario a spirale, prodotta da un sistema di correnti ad alta pressione. L'area è una specie di deserto oceanico, dove la vita è ridotta solo a pochi grandi mammiferi o pesci.
Per la mancanza di vita questa superficie oceanica è pochissimo frequentata da pescherecci e assai raramente è attraversata anche da altre imbarcazioni. Ed è per questo che è poco conosciuta ai più. Ma proprio a causa di quel vortice l'area si è riempita di plastica al punto da essere considerata una vera e propria isola galleggiante. Il materiale poi, talvolta, finisce al di fuori di tale vortice per terminare la propria vita su alcune spiagge delle Isole Hawaii o addirittura su quelle della California.
In alcuni casi la quantità di plastica che si arena su tali spiagge è tale che si rende necessario un intervento per ripulirle, in quanto si formano veri e propri strati spessi anche 3 metri. La maggior parte della plastica giunge dai continenti, circa l'80%, solo il resto proviene da navi private o commerciali e da navi pescherecce.
Nel mondo vengono prodotti circa 100 miliardi di chilogrammi all'anno di plastica, dei quali, grosso modo, il 10% finisce in mare. Il 70% di questa plastica poi, finirà sul fondo degli oceani danneggiando la vita dei fondali. Il resto continua a galleggiare.
La maggior parte di questa plastica è poco biodegradabile e finisce per sminuzzarsi in particelle piccolissime che poi finiscono nello stomaco di molti animali marini portandoli alla loro morte. Quella che rimane si decomporrà solo tra centinaia di anni, provocando da qui ad allora danni alla vita marina.

domenica 15 gennaio 2012

Una volta c'era il pensiero...

Emmaus di Alessandro Baricco
L’io narrante è  un adolescente della media borghesia,  vive la propria fede cristiana condividendola con tre amici Luca, Bobby e il Santo senza contraddizioni o latitanze, con un impegno rigoroso e convinto. Il resto del mondo, quello oltre la parrocchia, l’ospedale dove i ragazzi praticano volontariato, sembra ostinatamente costretto al di fuori. Ma il gruppo percepisce, anche se inconsciamente, che ai margini di quella esistenza c'è un'altra realtà: un universo non attraversato da binari religiosi ma segnato dal disordine, dalla violenza e dal sesso, strade in cui si cammina e si inciampa…
Il romanzo si snoda con movimenti lenti o a tratti velocissimi, storie che viaggiano su un percorso inedito e inconsueto, quello del cattolicesimo praticante, declinato con la formazione di giovani vite: i protagonisti della storia. Tutto si compie, si ripete o si ricompone in un’apparente confusione e mancanza di un fine che in conclusione è solo la ricerca o l’impossibilità di restare sulla strada tracciata dal vecchio o dalla tradizione; lo sguardo non può non vagare oltre, il sesso non può continuare nelle collaudate e quasi incomplete pratiche, l’irrompere sulla scena della bellezza quasi androgina della giovane Andrè dimostra che la vita non è tracciata neanche da una fede che tutto prevede sulle modalità del “come stare al mondo”.
Emmaus è la metafora dell’incapacità di riconoscere nonostante la conoscenza. Come nell'episodio dei discepoli di Emmaus, il brano del Vangelo preferito dai protagonisti, in cui la natura del Messia si rivela quando lui è ormai svanito. E la stessa certezza della conoscenza diviene effimera.
È la parabola dell’irrompere del vero, inteso come contraddizione, domanda, inquietudine, ambivalenza, perché il vero non è VERITÀ, è tutt’altro. Non sarà il cattolicesimo a salvare i protagonisti dalla contraddizione, non sarà il gruppo: se vorrai vedere sul serio, sperimentare la conoscenza con prove ed errori praticherai l’esercizio del dubbio oltre le certezze indotte, accetterai di non capire, aspetterai che il mosaico si componga. Forse.
"Siamo molto normali, non è previsto un altro piano che essere normali, è un'inclinazione che abbiamo ereditato nel sangue. Per generazioni le nostre famiglie hanno lavorato a limare la vita fino a toglierle ogni evidenza – qualsiasi asperità che potesse segnalarci all'occhio umano". E questa presentazione dell’io narrante mi pare la cifra su cui ragionare, il filo d’Arianna da tenere stretto in mano mentre si legge il romanzo.
Ombretta D’Ulisse