sabato 2 aprile 2022

Sette: viaggio nei vizi capitali in letteratura_L'invidia

L'incontro di bibliolettura interattiva su "Sette: viaggio nei vizi capitali in letteratura_L'invidia" ci ha presentato dei personaggi che incarnano questo vizio e che, oltre a ferire l'altro, ne subiscono la potenza distruttiva. Essere consapevoli di chi siamo e di chi vogliamo essere non ci fa entrare in quel meccanismo che porta ad affidare agli altri il senso della nostra vita.
Buone letture!


Il musicista invidioso, uno dei Sessanta racconti di Dino Buzzati, scelto da Dario Amadei, ci racconta di un'invidia che nuoce a chi la prova perché rende la sua vita priva di senso.

Le tre fate, fiaba di Basile presente in Guarire con Basile, dodici fiabe per conoscerci meglio, tradotte e commentate da Dario Amadei, diventa per Carolina Ragucci, Invidia e generosità, il racconto che ha scritto partendo dallo stesso incipit e che porta in sé un messaggio molto importante: l'amore può trasformare anche la più insana delle invidie.

Niente di Janne Teller, scelto da Isabella, ci fa riflettere sul meccanismo che c'è dietro il moto che spinge una persona ad essere invidiosa: quando sono gli altri a scegliere qual è il senso della vita.

Autodifesa di Caino di Andrea Camilleri, scelto da Riccardo Castellana, ci mostra come l'invidia provochi sì avversione e risentimento verso gli altri, ma anche un tormento interiore che inevitabilmente impoverisce chi la prova.

Caio Cassio, in Giulio Cesare di William Shakespeare, scelto da Riccardo Castellana, è la figura che più rappresenta il vizio dell'invidia perché è un personaggio rancoroso che ritiene di non poter mai raggiungere le qualità di chi gli è intorno e la sua è un'invidia malvagia, che maschera da buone intenzioni.

Iago di Otello di William Shakespeare, scelto da Marianna Polimene, è un altro emblema dell'invidia, che in questo caso innesca la gelosia e si ripercuote sullo stesso invidioso, perché è un sentimento distruttivo che nuoce non solo l'altro ma anche chi la prova.

In Ricordi di un vicolo cieco di Banana Yoshimoto, scelto da Elena Sbaraglia, ci sono due racconti (Mammaa! e La luce che c'è dentro le persone) che ci raccontano un'invidia ovattata, che non nuoce l'invidiato perché rimane dentro di sé come una riflessione su ciò che non si ha e che si vorrebbe per scoprire poi che l'oggetto dell'invidia ci ha tenuti fermi e non ci ha fatto vivere come avremmo voluto.