ROMA - Che l'Artico stia diventando una discarica chimica è ormai accertato, ora il Wwf chiede che il governo italiano e l'Unione Europea si facciano promotori per salvare una zona cruciale per la salute del pianeta. Una zona molto più vicina, per problematiche e importanza, di quanto comunemente si pensi. Proprio per questo il Wwf sottolinea che impegnarsi per la salvaguardia dell'Artico non è solo dovere etico, ma anche investimento economico.
Il rapporto del Wwf. L'organizzazione mondiale per la conservazione della natura ha reso pubblico un nuovo rapporto sullo stato di salute delle specie animali artiche, dal quale emerge che le sostanze inquinanti provenienti dalle regioni industrializzate dell'America del Nord e dell'Europa occidentale stanno alterando in modo consistente l'habitat. Se non si interverrà subito, denuncia il Wwf, si rischia "l'alterazione irreversibile di un'intera regione del pianeta".
Nell'immaginario comune l'Artico è una distesa di ghiaccio, semideserta e come tale poco esposta al rischio di inquinamento, poiché la presenza dell'uomo è limitata ed è scarsa l'attività industriale. In realtà correnti marine e venti spingono verso l'Artico quantità enormi di agenti chimici volatili di origine industriale e agricola. Già nel 2005 il Wwf aveva stilato un rapporto sui livelli di concentrazione dei prodotti chimici nell'Artico, il rapporto diffuso oggi evidenzia in particolare gli effetti che queste sostanze hanno sugli animali della zona.
Gli effetti dell'inquinamento chimico. I prodotti chimici che inquinano l'Artico creano drammatiche alterazioni nella fauna della zona, gli agenti tossici interferiscono con il sistema ormonale e immunitario degli animali, indeboliscono le loro ossa, modificano i loro comportamenti intervenendo su funzioni neurologiche, stimoli della fame e della sete, impulsi sessuali. Tra le specie che più risentono di tali mutamenti gli orsi polari, dei quali sono stati provati i cambiamenti ormonali (stanno nascendo individui ermafroditi) e comportamentali.
L'ursus maritimus è solo il più noto tra gli animali minacciati e quello sul quale gli effetti sono più visibili, poiché si trova al vertice della catena alimentare e si nutre degli altri animali, vittime a loro volta dell'inquinamento. Il rapporto del Wwf indica però come i danni dell'inquinamento chimico sono riscontrabili anche sui beluga, cetacei che risalgono le foci dei fiumi, dove la concentrazione di sostanze tossiche è altissima: alcune carcasse di beluga trovati morti vicino al fiume San Lorenzo, in Canada, sono state smaltite come rifiuti tossici, tanta era la concentrazione di sostanze inquinanti nelle loro carni.
Le specie a rischio. A rischio per l'inquinamento dell'Artico sono lepri, volpi, renne, caribù, buoi muschiati, foche, trichechi, uccelli, a riprova che il grado di inquinamento è tale da colpire ogni gradino della catena alimentare. E' stato accertato, per esempio, che nei volatili le sostanze chimiche passano direttamente alle uova, nel tuorlo, quindi l'embrione è esposto dalle prime fasi dello sviluppo al rischio di malformazioni. Agli effetti dell'inquinamento chimico si aggiunge il riscaldamento progressivo dell'Artico, che obbliga gli animali a doversi adattare rapidamente a nuove situazioni ambientali. Un compito difficile, che diventa quasi impossibile per animali indeboliti dalle alterazioni metaboliche dovute alle sostanze tossiche.
L'azione politica. "Il Parlamento Europeo, a fine ottobre prossimo, tornerà a decidere su "Reach", cioè Registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche - sottolinea il Wwf - riteniamo indispensabile che venga approvato un testo in cui sia chiaro e netto il principio di sostituzione delle sostanze più pericolose, e la progressiva eliminazione di quelle per le quali è già disponibile un'alternativa".
Ambientalismo ed economia. L'organizzazione per la tutela della natura si appella anche al governo italiano, ponendo l'accento sulla necessità di un'azione che non ha solo fondamenti ambientalisti ma anche economici, poiché investire sulla ricerca ecologica significa anche investire in innovazione: "Il principio stabilito dall'Ue dovrà poi essere recepito dal Consiglio dei Ministri e il Wwf si augura che il governo italiano giochi un ruolo positivo in tal senso, dal momento che l'industria italiana non potrà che trarre vantaggi da una forte spinta all'innovazione".
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