Oirad, come spesso faceva, stava passeggiando con il suo dotto amico lungo il viale principale di Monterotto.
- Senza la tecnologia, l’uomo sarebbe a livello delle scimmie chiuse nelle gabbie dello zoo – continuò il professore – o addirittura anche più in basso.
Oirad non rispondeva nulla, ma una piccola smorfia di disappunto cominciava a disegnarsi sul suo volto, increspandogli leggermente l’angolo della bocca.
- E poi basta con questa leggenda di una nuova glaciazione – urlò Avenarius che si accalorava sempre di più nel discorso – Io non prevedo un futuro sotto la neve, secondo me la Terra diventerà un’incandescente palla di fuoco. Altro che freddo e ghiaccio in un mondo popolato solo da persone grottesche e malvagie!
Il professore si fermò a braccia spalancate come se dovesse impartire la benedizione ad una folla adorante. Ma non c’era nessuno ad ascoltarlo, tranne Oirad, che ormai lo fissava con uno sguardo carico d’odio e una strana signora bionda di mezz’età.
- Ma è meraviglioso quello che ha appena detto signore – pigolò la donna con voce squillante – lei è un genio, si vede che dirige qualcosa d’importante! La vorrei invitare come relatore ad una conferenza, anzi a dieci conferenze.
Avenarius avrebbe voluto ringraziare, ma non riuscì ad aprire bocca: dal cielo livido di quella strana sera d’estate cominciò a scendere una fitta nevicata.
Tutti si affrettarono verso le loro case ed Oirad decise che il giorno dopo sarebbe andato a parlare con le scimmie dello zoo.
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