giovedì 10 gennaio 2013

Una volta c'era il pensiero...

Sono un’inguaribile snob???
Mi sono lasciata andare, no, non me l’hanno regalato, l’ho proprio comprato. Ogni tanto mi capita, ho voglia di omologarmi, di essere come quelli che ne parlano bene, trovare gusto in ciò che piace anche alla massa o almeno a tanti. Mi darebbe tanta più sicurezza e troverei anche molti più argomenti di conversazione quando sono a cena con amici o conoscenti. Ebbene ho letto “L’ultima riga delle favole”. Gramellini, sicuramente giornalista capace, attento e sensibile a certe tematiche, non ha scritto il libro della mia vita, forse non era neanche sua intenzione. Andando avanti nella lettura mi dicevo “ora trovo un passo che mi convince”… non è accaduto. Forse il tormento della mancanza dell’anima gemella non mi ha preso, forse di viaggi nel sé più nascosto ne ho letti e visti al cinema e ne ho apprezzati di migliori con quel tanto di metafora che, poi, diciamola tutta, diventa processo nel processo invitando il lettore a guardare dentro la storia, intorno alla storia, procedimento il quale aiuterebbe, se non altro, ad indicare una via in questi ormai famosi viaggi in noi stessi che poi non ci va tanto di fare.
“L’ultima riga delle favole” è fitta di un filosofeggiare che ha sì a che fare col ragionamento, ma solo quello di chi scrive e questa caratteristica infonde alla storiella anche una certa dose di saccente pedanteria. Potrei continuare sottolineando che le situazioni da cui scaturiscono, solitudine, fiducia in se stessi, perdite, sofferenze narrate sono rintracciabilissime nelle storie di molti, questo aspetto, rifletto mentre scrivo, ne ha sicuramente determinato il successo
L’unica prospettiva positiva che ho trovato nel tutto è rintracciabile in quello stimolo (?) a perdersi un po’ per ritrovarsi… per carità anche questa non è una novità e poi, poi, poi, sempre mentre scrivo penso: in questo periodo ci stiamo perdendo tanto che ci dobbiamo ritrovare per forza… almeno spero. 
Ombretta D’Ulisse per “La cattiva signora”

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