Per rompere un po’ il grigiore e l’uggiosità di
questa Primavera che da buona donna, è altamente in ritardo, ho deciso di
accontentare le richieste di un mio caro lettore, curioso di sapere com’è per
Lok guardare il mondo con gli occhi di un’altra persona. Tema che cade a
pennello, visto che da poco ho terminato la toccante lettura di “Cecità”,
incredibile romanzo mozzafiato di José Saramago, il quale attraverso il
racconto di un’immaginaria epidemia dovuta ad un misterioso morbo, ha tracciato
una straziante distopia, metafora dell’attuale condizione umana. Un po’ come
Shakespeare, eterno ossessionato dell’ottica e del significato intrinseco degli
occhi, dunque, in questo periodo sono molto sollecitata da questa attraente
tematica. Gli Occhi sono essenziali, sono gli intensificatori delle emozioni,
sono la finestra sulla realtà, e lo specchio dell’universo che conserviamo
dentro di noi. Credo che avere Occhi per sé stessi sia un’ardua impresa, di
fatto oggigiorno la maggior parte della gente preferisce non vedere; fingersi
ciechi comporta favorevoli vantaggi, come ad esempio rinunciare al timore di
una realtà che temiamo, o ripararsi dal rischio di sbagliare, deludere,
fallire, perdere. E allora la Cecità ci salva da qualsiasi tipo di
inconveniente: non guardiamo più attraverso la limpidezza della nostra
iride,bensì trapeliamo tutto attraverso il vetro appannato della nostra mente.
E non lo facciamo solo con gli altri, anzi… e allora il passo fondamentale prima
di poter immetterci nella vista di qualcun altro, è quello di avere Occhi per
noi stessi.
“Siamo capaci di guardarci veramente? O siamo il
riflesso di una nostra idea, la proiezione di un nostro preconcetto mentale?
Cosa vediamo? Perché?”
Trovare delle risposte non è semplice come può
sembrare, però se lasciate fare ai vostri Occhi, e non al vostro pensiero, è
garantito che prima o poi queste arriveranno. Forse, dopo questo enorme passo,
potrete accingervi alla “presunzione” di vedere il mondo con gli occhi di
qualcun altro. Per quanto mi riguarda, sin da bambina sono stata sempre molto
sensibile e comprensiva con tutti coloro che mi circondavano, ero la spalla su
cui sfogarsi, la porta a cui bussare quando c’era bisogno di conforto, l’animo
placato capace di mettere pace; una volta, da adolescente, qualcuno di molto
esperto mi suggerì addirittura di intraprendere la strada della psicologia,
vista la mia inusuale sensibilità e la mia insolita capacità di introspezione.
Bé dunque credo che questi “apprezzamenti” derivassero dalla mia capacità di
guardare attraverso gli Occhi degli altri, in un certo senso. Il problema era
che all’epoca non avevo ancora la capacità di Guardare a me stessa, e finivo
per lasciarmi impantanare in realtà che non mi appartenevano. Penetravo così in
profondità nel mondo visto dagli altri, che alla fine le loro angosce, le loro
paure, i loro timori, i loro incubi, le loro paranoie finivano per tormentare
anche me. Capite? Non avevo Occhi per me che mi permettessero di distinguere il
mio Io da tutto il resto, con la conseguenza che forse non vivevo neanche per
me, ma sicuramente in funzione di qualcun altro, risultandone condizionata in
qualsiasi scelta,accadimento, sentimento, sensazione. Crescendo e studiando ho
riscoperto il valore dell’Essere, e non dell’essere una proiezione; e allora mi
sono impegnata ogni giorno di più per combattere questa mia cecità, e
riscoprire la mia autentica Vista; all’inizio ho avuto paura, tanta paura, ciò
che scoprivo era sempre più inquietante e sorprendente.
La stessa
consapevolezza di essere stata per anni condizionata da altra gente, anche
inconsciamente, senza essermene resa conto, e la scoperta che Io stessa avevo
permesso e autorizzato la manipolazione del mio essere, mi mandava in crisi e
mi induceva a indietreggiare. Avanzando in questa sorta di viaggio verso la
luce, però ho appreso il valore che ha la stessa consapevolezza di essere
ciechi: qualcosa che non ci appartiene è di più facile espulsione rispetto a
qualcosa intrinseco del nostro essere; e allora incoraggiata da questa
convinzione ho compiuto un passo dopo l’altro , e non mi sono ancora fermata.
Il viaggio dentro i nostri Occhi non si arresta mai, è infinito. Però, anche se
forse non sono neanche a metà strada,mio caro lettore, sono certa di aver
capito com’è, o almeno cos’è, cosa significhi guardare il mondo attraverso gli
occhi di un’altra persona. È guardare alla vita da un’altra prospettiva, avere
la mente aperta, pensare oltre le barriere, oltre i propri pilastri, le proprie
convinzioni, i propri credo; credere che sia possibile ciò che per noi è
irrealizzabile, conoscere un’emozione al di fuori della nostra gamma;
immergersi a Occhi aperti nel mondo interiore dell’altro, capirne le emozioni,
comprendere ogni brivido, ogni lacrima, ogni sospiro, ogni sorriso; capire
perché la sua visione è diversa dalla nostra, scoprire le radici di questa
divergenza; e magari se abbiamo un’anima Piena, una volta esplorato il mondo
dell’altro potremmo, dopo la comprensione, condividere una consapevolezza e se
ci è permesso e c’è bisogno, aiutare l’altro a nutrire questa Conoscenza passo
dopo passo. Dobbiamo fare attenzione, però ,a che questo nuovo universo non
diventi il nostro: gli occhi possono combaciare, ma le strade è bene che
rimangano ben delimitate e nettamente definite, ciò che vediamo con gli occhi
degli altri non fa parte di noi. Stiamo andando incontro all’altro per portarlo
alla luce, non per essere travolti nuovamente dalla Cecità. Vedere con Occhi
diversi non implica entrare a far parte di un mondo che non ci appartiene,
vivere concezioni, traumi e condizioni che non sono nostri; significa meramente
Vedere, al massimo comprendere, accettare o rifiutare, amare di più o di meno
in base alla nostra reazione, emozionarsi, ma non un gradino in più. Vedere,
non accecarsi!
E allora cari lettori, spero abbiate Occhi per
leggere e Vedere oltre queste mie righe!
Un abbraccio
Filomena Lok Locantore
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