A volte mi gira la testa, sento la leggerezza
attraversarmi, la mente vuota. Mi sento leggiadra camminando e libera pensando.
E immagino mondi paralleli, realtà colorate, paesaggi infiniti. E visualizzo me
stessa vagare serenamente per profumate sinuosità di ignote terre.
A volte mi sento nel blu immenso dei Caraibi,
volteggiare sulle acque come Gesù. Altre volte spirare col monsone nel
Tamilandu, o camminare senza mai stancarmi sul bordo vertiginoso dei vulcani
africani.
Ecco sì, mi capita a volte di sentirmi una
pellegrina: in sintonia con la grandezza del cosmo e l’energia dell’esistenza.
In armonia con le cose più incredibilmente piccole e con quelle strabilianti e
grandi, con le persone più remotamente lontane e con me stessa. Pellegrina nel
mondo, ma in primis, nella mia essenza.
E la testa permane nel suo vortice, mentre io non
cerco nulla: rigorosamente vago, senza affanni. Pellegrina senza radici, né
ambizioni. Respiro e mi piace la sensazione di freschezza nei miei polmoni e quella
di novità nei meandri della mia mente. Ogni passo è un’invitante scoperta di
vitalità, ogni molecola di ossigeno una vibrazione. I piedi sfiorano coscienti
la sabbia e affondando leggiadri tracciano solchi verso il niente o l’immensità
del tutto. Posso avvertire ogni singolo granello di sabbia calda solleticarmi
la pelle dura che sorregge il mio corpo e assicurare un piacevole conforto al
mio interminabile cammino.
Sento ogni poro della mia pelle risvegliarsi
sollecitato dalla sensazionale sensazione di infinito: il brivido della vita.
Filomena Lok Locantore
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