“Un’età felice, un’età spensierata, un’età facile e spassosa…” questo è quello che leggevo negli occhi della gente quando rispondevo alle loro domande sul mio compleanno… 22 anni.
Certo, che io sia nel fior della giovinezza è innegabile; quella fase in cui ci si sente immortali, eternamente energici e stupendamente brillanti. Guardarsi allo specchio: contemplare un’immagine estranea, più femminile, meno adolescente; lo sguardo più profondo, ma ancora infinitamente lucente; entrare lentamente in confidenza con questo nuovo riflesso, e piacersi, riempirsi di entusiasmo, sentirsi pronti per affrontare ancora infinite notti di veglia fino all’alba. Avvertire l’energia vitale che proprio non vuole spegnersi, e talvolta diventa persino incontrollabile, quella magica energia con cui è ancora possibile conquistare il mondo!
L’età in cui pian piano i progetti si costruiscono, passo dopo passo, con costanza e dedizione; alcuni sogni prendono vita, e per gli irrealizzati, bè a 22 anni c’è ancora tempo e possibilità di sognare, e di vivere la vita come un sogno. Inciampare, precipitare, soffocare, morire; e poi rialzarsi, ricostruirsi, rinascere, è ancora gratuito e poco faticoso. Si può ritornare a volare facilmente, anche se ci si dissolve nell’abisso più sconfortevole e sperdutamente buio. Morire e sentirsi desolati è solo una proiezione della mente, un’immagine facilmente distruggibile, da cui ci si può liberare con un po’ di musica, un calice di vino in allegra compagnia, o un po’ di poesia. Ogni singolo errore acquisisce un proprio peso, ma è ancora tutto riparabile. Si è malleabili, duttili; ci si può rimodellare, correggere le cattive abitudini, e potenziare le qualità, imparando dalle esperienze.
Forse quella gente potrebbe avere ragione in fondo; però probabilmente non ha considerato l’altra facciata dell’avere 22 anni.
L’età in cui il tuo senso di immortalità e la tua spassionata energia contrastano fortemente con tutto ciò che accade intorno. Una rapida metamorfosi mossa dal ciclo della vita stravolge la tua vita senza che tu possa fare niente neanche con la tua energia da superventenne. Dire addio a tante figure che ti erano apparse eterne ti scuote, parecchio direi: non credi più alla favoletta che ti raccontavano quando eri piccolo, ovvero che si vola lassù in cielo, e che un giorno prima o poi si ritorna. Ora ti interroghi sul serio, e prendi consapevolezza della certezza che certi quesiti possano solo rimanere irrisolvibili.
Tutto cambia, si muove: ti senti forte, ma al contempo impotente: tua madre e tuo padre hanno il viso stanco e vorresti poter donar loro un po’ della tua energia, della tua vitalità e sottrarre qualche decina dalla loro età. Vorresti che tutto fosse fiabescamente in equilibrio come lo eri quando spegnevi le candeline del tuo terzo compleanno; preferiresti credere ancora a Babbo Natale, tornare a quell’età in cui attendevi con ansia il momento di essere “adulta”, indipendente, di poter indossare i tacchi e truccarti, e nel frattempo dovevi solo accontentarti del gioco. Ah non avevi tenuto in conto tutto ciò che avrebbe comportato “essere grande”!
I 22 anni…ci vuole anche coraggio ad avere 22 anni!
Le consapevolezze che affiorano sono sempre più numerose e più aspre e dure, amari magoni da mandar giù, e allora puoi soltanto lasciarti sopraffare dalle situazioni e dai pensieri, dal tuo senso di impotenza e dalla paura del futuro; oppure infischiartene completamente, tapparti le orecchie e bendarti gli occhi, e fingere di vivere ancora in un’allegra favoletta.
Esiste però anche una saggia terza possibilità, fondere armoniosamente i due rami divergenti dell’albero dei 22 anni, quello dell’energia creativa e quello dell’energia potenzialmente distruttiva: abbracciare le nuove consapevolezze, viverle a pieno, e fare tesoro del dolore che ci provocano; prendere atto del fatto che tutto scorre, e che la vita è una continua marea, imparare a lasciare andare via ciò che è ora che vada via. E sopraffare quel senso di vuoto e distruzione con l’incontenibile energia creativa, reagire. Permettere all’albero di crescere ed espandersi nonostante intorno sia tutto deserto, e contagiare con la propria gioiosa maestosità l’aridità circostante. E regalare così un po’ di vita a chi sembra che non ne possa più, a chi sta per arrendersi. Rivalutare tutto ciò che ti era parso scontato ed eterno, e trovare un senso al famoso detto del tuo prozio ormai scomparso: “C’è più tempo che vita!”
E sorridere perché il magico sorriso contagioso di un ventenne è linfa vitale per tutti gli altri alberi!
Filomena Lok Locantore
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