Quel momento in cui la melodia affiora lenta.. e sale, sale delicata. Si delinea sinuosa, dipingendo solchi di immensità. E poi il ritmo… assennatamente nasce spontaneo dal remoto nulla, dal silenzioso caos; sopraggiunge strisciando, e disegna serpeggianti sincopi di armonia. Cori di voci solfeggiano dall’anima, trascendendo gli abissali confini della materiale superficialità. Si innalza di seguito il nuovo fascinoso e inno, dai solitari sotterranei, a scrivere incommensurabili sinfonie di fantasiosa estensione; si espande e distribuisce sogni nei secchi campi della desolata dissoluzione.
Alzare alle braccia al cielo, socchiudere le palpebre, dispiegare le mani e aprirsi alla sconfinatezza. Inspirare e lasciarsi cullare dalla vitale linfa dei sogni silenziosi; sgusciare fuori dalle sospirate celle dei sintagmi stagnanti, per inalare sciolte sinfonie di libera spensieratezza e spalancarsi alla “quarta dimensione”; assaggiarla a minuscoli morsi, senza nessuna esitazione…e poi abbracciarla, possederla. Rilassarsi, e lasciarsi solleticare dall’appassionante sensazione di sovrana libertà, ed innamorarsene, passo dopo passo, secondo per secondo. Risvegliarsi dalla sciocca cecità assassina per assaporare quello splendore che sgorga dai vasi più nascosti. Salutare per sempre le supplichevoli speranze di promesse mai esaudite, scommesse mai superate. Lasciare all’aria le ossessionanti discussioni della mente. Smettere di aspettare e finalmente, saltare.
Saltare, ad occhi spalancati senza la precauzione di non vedere l’infinito a cui si stendono le nostre palme.
Saltare oltre quegli abissali confini, al di sopra dei minacciosi boschi delle sanguinarie battaglie, sempre in avanti, sempre più su.
Saltare per salpare nella poesia delle nuove vastità dell’esperienza dei sensi risvegliati.
Saltare. E librarsi nel boato dell’Espansione.
E nell’Espansione l’essenziale chiave della Vita.
Filomena Lok Locantore
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