giovedì 3 luglio 2025

La biblioterapia educativa nella promozione della salute e del benessere

L'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la salute come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come assenza di malattie o infermità1. Il diritto alla salute e al benessere della persona è sancito dalla Costituzione (art. 32), ma non basta, è l’educazione alla salute e al benessere che fa la differenza. Educare ha lo scopo di aiutare le persone ad acquisire la salute attraverso il proprio comportamento e i propri sforzi, perché il proprio stato di salute non si risolve solo nel settore della sanità, ma è determinato anche dalle condizioni di vita, dal grado di istruzione, dal tipo di occupazione e dall’ambiente in generale.
La qualità di vita, infatti, è un concetto che si apre a più dimensioni ed esprime la soddisfazione e il benessere che ognuno percepisce su stesso in relazione alla salute, al lavoro, alle relazioni interpersonali, al tempo libero, agli svaghi, ai desideri. Non sono dunque solo i fattori oggettivi che determinano e misurano la qualità di vita, ma quelli soggettivi che sono dettati dalle esperienze di ognuno. Ed ecco che l'educazione alla salute e al benessere psicofisico passa attraverso la consapevolezza del prendersi cura di se stessi in rapporto ai fattori ambientali e socio-economici.
Quello che gli organismi deputati alla promozione della salute e del benessere individuale e collettivo dovrebbero chiedersi è quando iniziare a rendere consapevoli gli individui che sono parte attiva della loro salute. La risposta è nella scuola, perché è il luogo sociale privilegiato dove imparare a conoscere e a prendersi cura di se stessi e degli altri.
Le attività progettuali e di informazione, nella scuola, forniscono degli strumenti utili per conoscere e fare propri tutti quegli atteggiamenti che portano al vivere sano e bene attraverso l'acquisizione di competenze, conoscenze e abilità sociali necessarie al pensiero critico e alla formazione della persona come cittadino attivo che sa comprendere e discernere le influenze esterne. Inoltre, a essere coinvolta in questo percorso di promozione è tutta la comunità educante (insegnanti, famiglie, territorio) rafforzando così il senso di collettività.
In questo contesto di promozione della salute e del benessero psicofisico a scuola e nei nidi, noi utilizziamo la biblioterapia educativa con gli strumenti della bibliolettura interattiva e della narrazione emotiva (metodo Bi.Ne.).
Che leggere faccia bene ormai è risaputo ed è il concetto che abbiamo espresso in Nati per raccontare e in Chiedilo ai libri2: bisogna distinguere il saper leggere inteso come competenza linguistica, logica e di comprensione del testo, dall’essere un lettore. Infatti, nel momento in cui leggendo si acquisisce la consapevolezza della propria identità narrativa, è possibile accedere alla conoscenza del mondo, di se stessi e degli altri e comprendere meglio se stessi, gli altri e il mondo. Si accede inoltre al pensiero critico, ai ricordi e si impara a prendersi del tempo per se stessi, a regolare le emozioni e ad allenare una certa temperanza. Si sviluppa un’alfabetizzazione emotiva che rende empatici, in grado di comprendere le proprie e le altrui emozioni, imparando ad accettare l’imprevisto, il possibile, l’ignoto, le differenze. Si impara a controllare l’ansia e lo stress, perché nel momento della lettura si apprende l’arte dell’astrazione, che non è dissociazione dalla realtà, ma è abitare, per un certo lasso di tempo, in altri mondi.
«Le storie sono piacevoli perché ci consentono di evadere dalla realtà»3.
Nel nostro libro di Biblioterapia educativa di prossima uscita, affermiamo quanto la lettura e la scrittura siano delle abilità benefiche nel breve e nel lungo termine, supportati, oltre che dalla nostra esperienza, da alcune importanti ricerche. Uno studio dell’Emory University in Georgia ha dimostrato con la risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI)4 che leggere romanzi potenzia le capacità cerebrali. Il neuroscienziato Gregory Berns, che ha condotto la ricerca, sostiene che leggere un romanzo comporta un’identificazione fisica con i protagonisti della storia attraverso l’embodied simulation5 attivata dai neuroni specchio, con evidenti benefici a lungo termine, che permangono anche dopo la lettura del romanzo.
É importante mettere in evidenza la differenza tra una lettura ricreativa, per il piacere di leggere, e una lettura che ha lo scopo di indagare metodi per una crescita interiore. Si è dimostrato che la lettura ricreativa aumenta l’empatia, genera una migliore comprensione di se stessi e degli altri, della propria identità sociale e di quella di culture diverse dalla propria ed è legata a un maggiore senso di comunità e di inclusione6. Inoltre, studi successivi7, hanno ribadito che la lettura ricreativa ha un impatto positivo sulla gestione degli stati ansioso-depressivi e sulla cura di se stessi, ridimensiona la solitudine e potenzia la fiducia in se stessi e negli altri.
In una nostra esperienza in un liceo romano, abbiamo potuto rilevare alcune situazioni di notevole importanza, attinenti alle ricerche svolte, anche all’estero, come in Turchia o in Giappone, relative alla socialità e agli stati d’animo dei giovani8. Nel gruppo di bibliolettura interattiva e narrazione emotiva, dove la lettura ricreativa è protagonista, è emerso, infatti, un forte senso di comunità che, al di fuori di quell'ambito, non era riconosciuto dai partecipanti che si sono sentiti per la prima volta gruppo pur essendo in quel liceo chi da due, chi da cinque anni.
Il più grande studio a lungo termine sullo sviluppo del cervello e sulla salute dei bambini negli Stati Uniti, l'Adolescent Brain and Cognitive Development, ha messo a confronto i giovani che hanno iniziato la lettura ricreativa tra i 2 e i 9 anni e quelli che hanno iniziato a farlo più tardi, o che non lo hanno per niente fatto e nel gruppo dei lettori più precoci sono stati rilevati meno segni di stress e depressione, un miglioramento dell’attenzione e una riduzione di problemi comportamentali9.
Durante gli anni di biblioterapia a scuola con il metodo Bi.Ne. abbiamo toccato con mano questi benefici, rilevando che si generano effetti positivi solo se si utilizza un metodo di lettura basato sul confronto e l’interazione e assolutamente non giudicante. Questo permette di coltivare anche quel senso di speranza, di percezione sana del mondo che i giovani andranno ad abitare e ciò è fondamentale, soprattutto in questo momento storico, culturale e sociale, per sentirsi meno soli, meno disorientati e più coinvolti in sistemi relazionali funzionali.
Dario Amadei e Elena Sbaraglia



1https://www.epicentro.iss.it/passi/indicatori/approfondimentogiornisalute
2Amadei D., Sbaraglia E., Castelvecchi, 2020 e 2022
3Gottschall J., op. cit,, pag. 65
4https://bit.ly/4e44rDO
5https://bit.ly/4e0XUd6
6 https://bit.ly/3B444dX
7https://bit.ly/3XsP0xQ
8https://bit.ly/3B444dX
9https://bit.ly/3B444dX

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