L’avvento della televisione, ha
provocato una grande rivoluzione nella società moderna. Alla fine degli anni
cinquanta ha cominciato ad apparire timidamente nelle case degli Italiani
regalando nuove emozioni e contribuendo anche alla crescita sociale del nostro
paese. In molte zone dove si parlava solo il dialetto, proprio grazie ai
programmi televisivi si è diffusa la lingua italiana e la programmazione della
Rai dei primi anni era essenzialmente culturale e d’informazione. Il cinema e
la commedia d’autore hanno raggiunto anche i luoghi più sperduti ed alcuni
programmi come “Non è mai troppo tardi”, curato dal maestro Manzi, hanno
contribuito alla lotta contro l’analfabetismo. La tv dei ragazzi non era ancora
quella urlata e nevrotizzante dei giorni nostri, i contenuti erano tenuti sotto
un controllo strettissimo e i programmi erano limitati ad una fascia oraria che
lasciasse il tempo per lo studio e il gioco all’aria aperta. Poi con l’avvento
delle reti commerciali tutto è cambiato e la televisione è diventato solamente
un mezzo per vendere se stessa e prodotti di ogni genere. E’ scoppiata la guerra
dell’audience che ha decretato la morte di Carosello sostituito da spot
pubblicitari e televendite che interrompono continuamente i programmi, rendendo
insopportabilmente lunga la loro durata. I ragazzi, bombardati da messaggi
ricchi di fascino ma spesso inadatti a loro, trascorrono molte ore davanti al
totem televisivo sin da quando sono piccolissimi. Si potrebbero individuare
vari stadi di dipendenza digitale che progrediscono con il crescere dell’età
con il giovane che passa dalla televisione, ai videogiochi, ai cellulari e
infine ai Social network. I contenuti dei programmi divengono sempre più
scadenti e si cerca di attirare l’attenzione del telespettatore facendo leva
sugli istinti più bassi: allusioni sessuali, pettegolezzo, volgarità
ridanciana, turpiloquio, violenza gratuita sono purtroppo molto apprezzati e da
modelli assolutamente da evitare stanno diventando oggetti di culto.
Dario Amadei
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