sabato 15 febbraio 2014

Let it Lok: Vi racconto di me!

Era la gelida notte del 2 Gennaio del 1994, quando decisi di venire al mondo, e iniziare questa nuova avventura che si chiama vita, nel Policlinico di Bari. Naturalmente, trascorro la mia infanzia in un quartiere tranquillo di  Montescaglioso, una piccola-grande città nel cuore del Sud Italia, in Lucania. Bimba vispa e perspicace, sostituisco gli omogeneizzati ai piccoli libri, di cui mi nutro voracemente, spinta dall’enorme curiosità di svelare l’ignoto. Da bambina a teenager..e scrivo, descrivo, appunto, e scrivo ancora, sul mio diario top secret; scrivo dell’arrivo della mia sorellina, delle mie prime cotte, dei primi litigi con le amiche, e dei primi contrasti con i miei. Il tempo passa, il mio corpo si modifica, la voce suona diversa, i miei interessi e miei gusti cambiano, ma so per certo che non posso fare a meno di scrivere!
La vera svolta sopraggiunge con la maggiore età. Difatti, tra i vari usuali regali, ce n’è uno, che attira immediatamente la mia attenzione! Si tratta di una semplice e-mail. Un e-mail che rivoluzionerà la mia vita da scrittrice. Perché?! Perché quell’email era la chiave d’accesso a Magic BlueRay. Non smetterò mai di ringraziare mio zio Franco per avermi regalato un sogno.
E così inizio a scrivere storie, modificare fiabe, intrecciare eventi, cimentandomi in un’esperienza del tutto unica.
Grazie alla scrittura creativa, come anche alla costante passione per la lettura, evado in mondi fantastici e paralleli ogni volta che ne ho bisogno; do forma ai sogni notturni e a quelli inconsci; impregno la carta delle emozioni e le sensazioni, che un’esperienza, seppure insignificante, ha scatenato in me. E la passione diventa ancora più gratificante quando c’è un pubblico, e soprattutto quando questo pubblico riesce pienamente a cogliere l’essenza delle mie parole, ed è capace di emozionarsi insieme alle mie storie, come io stessa ho fatto prima che quei racconti diventassero parole su carta. È quasi come trovarsi in empatia con tanti sconosciuti, che, dopo aver letto, si complimentano per averli fatti commuovere. È qualcosa di inspiegabile davvero!
Ad un tratto ho 19 anni, il diploma, tanta voglia di vivere, e soprattutto di continuare ad emozionare. Spesso, nelle cocenti giornate d’Estate sono lì, per le stradicciole del mio centro storico, con il portatile tra le braccia, alla ricerca di ispirazione, alla ricerca di quell’atmosfera particolarmente magica, che mi permetta di estrapolare dal mio porto sepolto le cose più incredibili. Sono lì, totalmente e pienamente abbandonata alla mia più grande passione: la scrittura!
E scrivendo, attorcigliando e rimescolando parole, mi pongo domande, mi conosco meglio, cresco. Dinanzi a me si spiana una lunga strada inesplorata, in cui non vedo l’ora di avventurarmi: la vita universitaria. Ho le idee chiare già da un po’ di tempo, e testarda come sono, non ho intenzione di farmi fuorviare da nessuno. Le redini del mio destino sono soltanto in mano a me. Ormai ci sono quasi. L’estate sembra volare via tra una serata danzante, un tuffo nel profondo blu e una tarantata qua e là. E ci siamo, supero il test di ammissione, qualificandomi settima su circa 300 persone; e questo non può fare altro che darmi quella carica in più per ingranare la quinta e ripartire a gonfie vele.
Settembre. Arrivano gli addii, per così dire, perché in realtà non sarò molto lontana da casa. Piuttosto è un addio alla vita vissuta fino a quel momento, perché un viaggio, uno spostamento, un trasferimento implica indissolubilmente un cambiamento, che sia invisibile o radicale, intimo o superficiale, è pur sempre una trasformazione, ed è inevitabile. L’addio più significativo è sicuramente il bacio dato sulla fronte gelida della mia nonna paterna, che ci ha abbandonato dopo un interminabile e sofferto travaglio dovuto ad un male incurabile. Lei era il simbolo della mia infanzia: la nonna dal sorriso fiero, con l’amico micio, che allestiva un super-presepe per Natale, nella incantevole casa in campagna. Una casa che racchiude mille ricordi della mia tenera età. Lei, era l’eternità, il vigore, l’orgoglio e la forza di non arrendersi mai, incarnate in un’ unica persona. E avvertire il gelo della sua non vita sulle mie labbra mi fa comprendere che davvero è tempo di crescere. È arrivato anche per me il momento di essere un po’ più adulta.
E così saluto parenti, amici, conoscenti, ma in verità sto semplicemente dando l’addio a tutte le abitudini e le consuetudini, che sono state mie per 19 anni.
Le lacrime di mia madre mi arrivano dritto al cuore: siamo sotto la mia nuova casa e ci abbracciamo per congedarci, e nessuna delle due riesce a trattenere la commozione.
“La piccola birbantella Filly è davvero fatta grande ormai!” credo che questa volta sia alle strette: non c’è soluzione per convincersi del contrario, nonostante in tutti questi anni ci abbia ostinatamente provato. “È l’ora di lasciarla andare per la sua strada, senza rancore e con un po’ meno fiato sulla spalla.” Il suo pianto mi parla, rivelandomi che il letto vuoto in casa le peserà, parecchio… ma so che prima o poi ci farà l’abitudine, come io dovrò abituarmi a sopportare una cucina che non è la sua.
È il 30 settembre. E sono catapultata nella mia nuova dimora, nella mia nuova città, nella mia nuova esistenza. Qui il tempo vola, tra lezioni, test, libroni da studiare, faccende domestiche, nuovi incontri,spesa, nuove amicizie e le nuove abitudini poco a poco affiorano, e prendono forma lentamente, dando vita ad innumerevoli novità. Le persone ne rappresentano le più sorprendenti. Ad esempio la mia coinquilina, Twin: con lei ho trascorso 5 anni tra i banchi di scuola, ma la convivenza è tutt’altra storia: è il mio opposto, ma non so come, sa sempre capirmi e lasciarmi fluire liberamente. Sono ultra felice di condividere questa esperienza con lei.
Non ci vuole molto ad ambientarmi e a prendere gusto con il nuovo stile di vita: mi piace tutto ciò, ma soprattutto mi piace avere quella libertà che mi mancava in casa, in paese, alla scuola superiore. È tutta questione di autogestirsi! E l’aspetto che più adoro è quello di avere più tempo per scrivere, dare libero sfogo alla mia arte appena ne avverto la necessità, l’istinto, persino nel bel mezzo della notte, senza dovermi preoccupare di fare rumori o dare spiegazioni a nessuno!
Arriva il nuovo anno : è tempo di chiudere alcune questioni rimaste in sospeso,ormai da troppo, per lasciare spazio alle sorprese che ti sconvolgono la vita, tanto da farti smuovere dai tuoi capisaldi e lanciarti in spericolate avventure in cui si deve rischiare tutto: l’importante è essere felici. E io sento la felicità pulsarmi in ogni singola vena.
E all’improvviso ecco l’altra grande novità: questo blog! Quale migliore opportunità per esprimermi totalmente in libertà a 360°? Naturalmente accetto! E sono più che soddisfatta!
Poi un altro regalo di compleanno : un diario segreto. Il vecchio l’avevo abbandonato tutta presa dalle esperienze mediatiche; ma decido che è il momento di ricominciare. Mi mancano i momenti in cui siamo solo, io, la carta e la penna. C’è intimità: scrivo per me, scrivo con me, scrivo di me : e mi fa stare bene, benissimo. Avevo dimenticato l’odore  della carta, il ticchettio della penna che passo dopo passo scolpisce la carta di ricordi e di emozioni. Avevo scordato l’inimitabile bellezza di palpare le parole sgorganti dalla tua penna, la penna che stringi tra le nocche, il contatto diretto con quelle parole, senza alcuno screen che intercorre tra te e loro: perché un file non potrà mai eguagliare l’inestimabile valore di una pagina di diario: respirata, vissuta.
Adesso ho 20 anni, la voglia di vivere è accesa più che mai; la libertà il mio ossigeno; Lecce sa inondare ogni singola giornata con la spettacolare luce del suo perenne sole; persino l’amore fa di nuovo capolino dopo una tempesta distruttiva. Ed ora, invece di lasciarmi coinvolgere dalla (tutt’altro che) avvincente biografia di Torquato Tasso, sono qui a scrivere, a confessarmi, a svelarmi con la mia inebriante ipervivacità; ad annoiarvi, emozionarvi, o persino commuovervi con le mie infinite parole: parole di una storia che è ancora tutta da scrivere: l’infinita storia di Filomena Lok, la Mia. Perché non c’è nulla che potrebbe farmi sentire più viva.

Filomena (Lok) Locantore

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