In questi giorni, a pieno ritmo, abbiamo ripreso i corsi di scrittura creativa nelle scuole.
Come spesse volte
dico, quello che più mi arriva da quest’attività è lo stupirmi ogni volta
dell’entusiasmo con cui Dario avvicina i ragazzi alla scrittura e alla
bibliolettura e con cui i ragazzi si lasciano coinvolgere, alla faccia di chi
li considera, il più delle volte, svogliati e privi di interesse.
È vero, loro prima
di nascere, come mi è capitato di leggere in questi giorni, hanno già lasciato
traccia nel web perché è stata pubblicata dai genitori una loro foto su qualche
social network, quindi è difficile allontanarli da un pc o da un videogioco, ma
è nostro compito almeno provarci e quello che Dario instaura con loro durante i
laboratori è più di un tentativo ben riuscito perché dialogano tra loro, perché
hanno dubbi e cercano risposte, perché si divertono insieme, perché scrivono e
leggono in libertà senza l’ansia del giudizio, ma soprattutto perché si
accorgono di esserci, di essere protagonisti e si accorgono dell’altro.
L’altra
mattina, proprio durante la bibliolettura, su sollecitazione di Dario a
rispondere ad una citazione, una compagna di classe ha chiesto alla ragazza che
leggeva “Ma da grande vuoi fare la scrittrice? No perché non mi ero mai accorta
che scrivevi così bene e che hai così tante belle cose da dire”. Queste parole,
dette con una naturalezza disarmante, che sono poi evaporate nell’aria come una
bolla di sapone, mi hanno lasciato dentro un senso di grande orgoglio e mi
hanno fatto pensare che in quel momento anche Carl Rogers sarebbe stato fiero
di Dario e di quei ragazzi che, meglio di qualsiasi manuale di psicologia,
stavano mettendo in atto il suo tanto amato ascolto attivo!!!
Sono queste le
gioie del mio lavoro.
Elena Sbaraglia
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