martedì 10 giugno 2014

"Confidenzialmente" Le interviste di Michela Zanarella

INTERVISTA A STELLA STOLLO

Stella Stollo nasce a Orvieto nel 1963. Si laurea in Lingue e Letterature Orientali presso l’Università di Venezia e trascorre un anno accademico in Cina. Successivamente si sposta per tre anni in Germania, abitando per brevi periodi in diverse città. Quando rientra in Italia si stabilisce in Toscana e attualmente vive a Montepulciano con la sua famiglia.
Se la lettura le è necessaria per mantenersi in vita, la scrittura la consiglia come mezzo per vivere più sani. Il suo romanzo d’esordio Io e i miei piedi parla proprio del potere terapeutico della scrittura ed è edito da Graphofeel. Il suo secondo romanzo Algoritmi di Capodanno è edito da ARPANet. Un terzo romanzo, MALdiTERRA, si trova sulla piattaforma di self-publishingilmiolibro.it e su Amazon come ebook. “I delitti della Primavera” (ed. Graphofeel) è il suo quarto libro
Michela Zanarella la incontra per un'intervista.


D - Come ti sei avvicinata alla scrittura e come è nato "I delitti della Primavera"? Perché proprio la primavera?
R - Direi che è stata la scrittura o l’idea di essa ad avvicinarsi a me e a indurmi in tentazione, attraverso la
lettura. I libri sono stati i più fedeli amici della mia infanzia e, attraverso il fascino delle pagine più amate, la scrittura mi ha sempre strizzato il seducente occhiolino, fino a farmi cadere tra le sue braccia. Come quasi tutti i bambini ho amato la poesia e i miei primi esperimenti sono stati componimenti in versi. A diciassette anni, completamente rapita dalla tecnica narrativa di Woolf e Joyce e soprattutto dal superamento della concezione del Tempo come oggettivo e lineare, scrissi il mio primo romanzo psicologico in stile “flusso di coscienza”. Per fortuna, solo le mie amiche del cuore hanno avuto modo di apprezzarlo! Comunque, da allora, la scrittura non mi ha più abbandonata e ho scoperto che anch’essa non era nient’altro che una forma di lettura: uno strumento per leggere le aspirazioni, le paure, i sogni nascosti dietro la frettolosa e superficiale quotidianità, un modo per fermarmi ad ascoltare le storie di personaggi che parlavano dentro di me.
Con “I delitti della Primavera” ho realizzato, in età matura, uno dei sogni dell’adolescenza: quello di dare voce al turbinio di emozioni suscitato dal mio primo incontro con l’arte di Filippino Lippi e di Sandro Botticelli e, in particolare, con il maestoso quadro “L’allegoria della Primavera”, spingendomi fino a raccontare le mie personali interpretazioni dell’opera.

D - Senza svelare troppo, quali sono le tematiche dominanti del tuo ultimo libro e cosa caratterizza i vari personaggi?
R - Il mio romanzo, così come l’opera pittorica a cui si ispira, può avere diverse chiavi di lettura. Mi accorgo, dai commenti di chi lo ha letto, che ognuno ne enfatizza l’aspetto più consono e vicino ai suoi interessi e al proprio modo di essere. Viene di volta in volta definito come un “noir”, in relazione all’intreccio dei delitti, oppure come un romanzo storico che fa rivivere il sogno d’Arte delle botteghe della Firenze rinascimentale; ne viene evidenziato il suo carattere filosofico ed esoterico riferendosi alla trasmissione segreta delle più antiche conoscenze dell’umanità e al viaggio alla ricerca di un modo nuovo, oppure ne viene enfatizzata l’attualità, il collegamento con certi fatti di cronaca (vedi i delitti del mostro di Firenze) o con delle tematiche purtroppo ancora drammaticamente presenti nella nostra società, come il femminicidio. Infine, c’è chi lo vede soprattutto come un romanzo d’amore, un Amore che sa sconfiggere ogni tipo di convenzione, persino quella del Tempo.
Per quanto riguarda i personaggi storici che ho scelto, una caratteristica comune è quella di venir presentati sotto una luce diversa da quella abituale: insomma, non sempre le storie sono andate come ci racconta la Storia e, soprattutto, certi stereotipi consolidati non rendono giustizia alla complessità di alcuni personaggi. Non posso dilungarmi a parlare di tutti e mi limiterò a fare l’esempio di Leonardo da Vinci: siamo abituati a rappresentarlo mentalmente secondo l’unica immagine che ci è stata tramandata di lui: un vecchio saggio con la barba e i capelli bianchi, quasi non fosse mai stato giovane. Nel mio libro lo immagino ventenne, insofferente e ribelle, dall’intelligenza geniale sì, ma anche caratterizzato da un’incantevole grazia e prestanza fisica. Nelle sue “Vite” il Vasari lo descrive d’aspetto eccezionalmente bello. Io me lo immagino talmente bello da posare come modello per i suoi colleghi artisti.

D - Ai personaggi realmente esistiti ne hai affiancati altri di pura fantasia, cosa ti ha indotto a fare questa scelta?
R - Più che una scelta è stata una modalità spontanea per rendere più credibile e autentico il contesto sociale e storico. Alcuni personaggi inventati sono poi diventati essenziali nello sviluppo dell’intreccio. Ginevra, l’erborista che rifornisce Botticelli con le centinaia di specie vegetali da rappresentare e lo erudisce sulle loro caratteristiche simboliche e proprietà terapeutiche, nel corso della narrazione è diventata il simbolo di tutte le donne che per la loro intelligenza e la loro attitudine alla scienza, sono state perseguitate nel corso dei secoli, spesso accusate di stregoneria.

D - C'è un fil rouge che lega il romanzo alle tue precedenti pubblicazioni?
R - L’unico elemento che può collegare tutti i miei scritti è il tema del viaggio, inteso come ricerca spirituale. Se i miei romanzi precedenti sono stati soprattutto un percorso interiore di personaggi alla scoperta del loro volto originario, quello ancora non contaminato dai condizionamenti e dalle aspettative dell’ambiente, ne “I delitti della Primavera” il tema della ricerca interiore acquista un respiro più ampio e diventa caratteristica universale di “un’umanità in viaggio” nella Storia, in un continuo ciclo di evoluzioni e involuzioni.

D - Una tua riflessione sull'editoria italiana.
R - Non ho grandi esperienze sul campo. Mi immagino che la grande editoria sia una giungla intricata di relazioni, nomi e interessi, ma a parte qualche sporadico e poco convinto tentativo, non mi sono mai impegnata ad entrarvi. La prima volta che ho tirato fuori un mio manoscritto è stato per partecipare a un concorso indetto dalla casa editrice Graphofeel: “Io e i miei piedi” ha vinto il concorso ed è stato pubblicato. Quasi contemporaneamente avevo inviato “Algoritmi di capodanno” ad una selezione indetta dalla ARPANet e lo hanno scelto per una delle loro collane.
Le pubblicazioni con queste piccole case editrici non hanno certo cambiato la mia vita, ma mi hanno incoraggiata nel mio percorso e sono felice che la Graphofeel abbia accettato favorevolmente anche “I delitti della Primavera”. Non ho mezzi economici né per contribuire alla pubblicazione, né per promuovere le mie opere. E sono consapevole che i piccoli editori non possono fare miracoli e, anzi, si devono barcamenare anch’essi nella giungla di cui sopra. Per il momento nel rapporto con la  mia casa editrice mi interessano soprattutto l’onestà, la carica umana e l’ambiente “famigliare”.

D - Prossimi impegni, progetti, aspirazioni.
R - Ad essere sincera sincera, ciò che più sogno è una lunghissima “vacanza” nel senso proprio di “assenza”, un grande viaggio reale piuttosto che immaginario, che mi permettesse di soggiornare a lungo in luoghi lontanissimi.
Intanto, per non perdere l’abitudine, ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo a sfondo storico.

Michela Zanarella

Nessun commento:

Posta un commento