INTERVISTA A STELLA STOLLO
Stella Stollo nasce a Orvieto nel 1963. Si laurea
in Lingue e Letterature Orientali presso l’Università di Venezia e trascorre un
anno accademico in Cina. Successivamente si sposta per tre anni in Germania,
abitando per brevi periodi in diverse città. Quando rientra in Italia si
stabilisce in Toscana e attualmente vive a Montepulciano con la sua famiglia.
Se la lettura le è necessaria per mantenersi in
vita, la scrittura la consiglia come mezzo per vivere più sani. Il suo romanzo
d’esordio Io e i miei piedi parla proprio del potere terapeutico della
scrittura ed è edito da Graphofeel. Il suo secondo romanzo Algoritmi di
Capodanno è edito da ARPANet. Un terzo romanzo, MALdiTERRA, si trova sulla
piattaforma di self-publishingilmiolibro.it e su Amazon come ebook. “I delitti
della Primavera” (ed. Graphofeel) è il suo quarto libro.
Michela Zanarella la
incontra per un'intervista.
D - Come ti
sei avvicinata alla scrittura e come è nato "I delitti della
Primavera"? Perché proprio la primavera?
R - Direi che è stata la scrittura o l’idea di essa
ad avvicinarsi a me e a indurmi in tentazione, attraverso la
lettura. I libri
sono stati i più fedeli amici della mia infanzia e, attraverso il fascino delle
pagine più amate, la scrittura mi ha sempre strizzato il seducente occhiolino,
fino a farmi cadere tra le sue braccia. Come quasi tutti i bambini ho amato la
poesia e i miei primi esperimenti sono stati componimenti in versi. A
diciassette anni, completamente rapita dalla tecnica narrativa di Woolf e Joyce
e soprattutto dal superamento della concezione del Tempo come oggettivo e
lineare, scrissi il mio primo romanzo psicologico in stile “flusso di
coscienza”. Per fortuna, solo le mie amiche del cuore hanno avuto modo di
apprezzarlo! Comunque, da allora, la scrittura non mi ha più abbandonata e ho
scoperto che anch’essa non era nient’altro che una forma di lettura: uno
strumento per leggere le aspirazioni, le paure, i sogni nascosti dietro la
frettolosa e superficiale quotidianità, un modo per fermarmi ad ascoltare le
storie di personaggi che parlavano dentro di me.
Con “I delitti della Primavera” ho realizzato, in
età matura, uno dei sogni dell’adolescenza: quello di dare voce al turbinio di
emozioni suscitato dal mio primo incontro con l’arte di Filippino Lippi e di
Sandro Botticelli e, in particolare, con il maestoso quadro “L’allegoria della
Primavera”, spingendomi fino a raccontare le mie personali interpretazioni
dell’opera.
D - Senza
svelare troppo, quali sono le tematiche dominanti del tuo ultimo libro e cosa
caratterizza i vari personaggi?
R - Il mio romanzo, così come l’opera pittorica a
cui si ispira, può avere diverse chiavi di lettura. Mi accorgo, dai commenti di
chi lo ha letto, che ognuno ne enfatizza l’aspetto più consono e vicino ai suoi
interessi e al proprio modo di essere. Viene di volta in volta definito come un
“noir”, in relazione all’intreccio dei delitti, oppure come un romanzo storico
che fa rivivere il sogno d’Arte delle botteghe della Firenze rinascimentale; ne
viene evidenziato il suo carattere filosofico ed esoterico riferendosi alla
trasmissione segreta delle più antiche conoscenze dell’umanità e al viaggio
alla ricerca di un modo nuovo, oppure ne viene enfatizzata l’attualità, il
collegamento con certi fatti di cronaca (vedi i delitti del mostro di Firenze)
o con delle tematiche purtroppo ancora drammaticamente presenti nella nostra
società, come il femminicidio. Infine, c’è chi lo vede soprattutto come un
romanzo d’amore, un Amore che sa sconfiggere ogni tipo di convenzione, persino
quella del Tempo.
Per quanto riguarda i personaggi storici che ho
scelto, una caratteristica comune è quella di venir presentati sotto una luce
diversa da quella abituale: insomma, non sempre le storie sono andate come ci
racconta la Storia e, soprattutto, certi stereotipi consolidati non rendono
giustizia alla complessità di alcuni personaggi. Non posso dilungarmi a parlare
di tutti e mi limiterò a fare l’esempio di Leonardo da Vinci: siamo abituati a rappresentarlo
mentalmente secondo l’unica immagine che ci è stata tramandata di lui: un
vecchio saggio con la barba e i capelli bianchi, quasi non fosse mai stato
giovane. Nel mio libro lo immagino ventenne, insofferente e ribelle,
dall’intelligenza geniale sì, ma anche caratterizzato da un’incantevole grazia
e prestanza fisica. Nelle sue “Vite” il Vasari lo descrive d’aspetto
eccezionalmente bello. Io me lo immagino talmente bello da posare come modello
per i suoi colleghi artisti.
D - Ai
personaggi realmente esistiti ne hai affiancati altri di pura fantasia, cosa ti
ha indotto a fare questa scelta?
R - Più che una scelta è stata una modalità
spontanea per rendere più credibile e autentico il contesto sociale e storico.
Alcuni personaggi inventati sono poi diventati essenziali nello sviluppo
dell’intreccio. Ginevra, l’erborista che rifornisce Botticelli con le centinaia
di specie vegetali da rappresentare e lo erudisce sulle loro caratteristiche
simboliche e proprietà terapeutiche, nel corso della narrazione è diventata il
simbolo di tutte le donne che per la loro intelligenza e la loro attitudine
alla scienza, sono state perseguitate nel corso dei secoli, spesso accusate di
stregoneria.
D - C'è un
fil rouge che lega il romanzo alle tue precedenti pubblicazioni?
R - L’unico elemento che può collegare tutti i miei
scritti è il tema del viaggio, inteso come ricerca spirituale. Se i miei
romanzi precedenti sono stati soprattutto un percorso interiore di personaggi
alla scoperta del loro volto originario, quello ancora non contaminato dai
condizionamenti e dalle aspettative dell’ambiente, ne “I delitti della
Primavera” il tema della ricerca interiore acquista un respiro più ampio e
diventa caratteristica universale di “un’umanità in viaggio” nella Storia, in
un continuo ciclo di evoluzioni e involuzioni.
D - Una tua
riflessione sull'editoria italiana.
R - Non ho grandi esperienze sul campo. Mi immagino
che la grande editoria sia una giungla intricata di relazioni, nomi e
interessi, ma a parte qualche sporadico e poco convinto tentativo, non mi sono
mai impegnata ad entrarvi. La prima volta che ho tirato fuori un mio
manoscritto è stato per partecipare a un concorso indetto dalla casa editrice
Graphofeel: “Io e i miei piedi” ha vinto il concorso ed è stato pubblicato. Quasi
contemporaneamente avevo inviato “Algoritmi di capodanno” ad una selezione
indetta dalla ARPANet e lo hanno scelto per una delle loro collane.
Le pubblicazioni con queste piccole case editrici
non hanno certo cambiato la mia vita, ma mi hanno incoraggiata nel mio percorso
e sono felice che la Graphofeel abbia accettato favorevolmente anche “I delitti
della Primavera”. Non ho mezzi economici né per contribuire alla pubblicazione,
né per promuovere le mie opere. E sono consapevole che i piccoli editori non
possono fare miracoli e, anzi, si devono barcamenare anch’essi nella giungla di
cui sopra. Per il momento nel rapporto con la
mia casa editrice mi interessano soprattutto l’onestà, la carica umana e
l’ambiente “famigliare”.
D - Prossimi
impegni, progetti, aspirazioni.
R - Ad essere sincera sincera, ciò che più sogno è
una lunghissima “vacanza” nel senso proprio di “assenza”, un grande viaggio
reale piuttosto che immaginario, che mi permettesse di soggiornare a lungo in
luoghi lontanissimi.
Intanto, per non perdere l’abitudine, ho iniziato a
scrivere un nuovo romanzo a sfondo storico.
Michela Zanarella
Nessun commento:
Posta un commento