Uno scrittore non va in vacanza: né a Natale, né a Pasqua, né a
Ferragosto, né mai. La scrittura è un’attitudine intrinseca dell’anima: si
potrebbe mai chiedere all’anima di andare in ferie? Non credo.
Sarebbe come chiedere ad un orologio di stopparsi. Gli scrittori sono
le lancette dell’anima: ogni schiocco, un’emozione, ogni secondo, una piccola
evoluzione. Tic Toc. Tic Toc. Il tempo fugge, lo scrittore fermenta. Non puoi
pretendere che il tempo si fermi, né tanto meno che uno scrittore non fermenti.
Mentre si passeggia, mentre si mangia, mentre ci si fa la doccia,
quando si balla, quando si canta, si ride o si piange, mentre si nuota, mentre
si fa l’amore, mentre si guida, mentre si studia, quando si interloquisce,
quando si fanno nuove conoscenze, e persino mentre si dorme, la gente ordinaria
respira, pensa, prevalentemente si crea giudizi, valutazioni. Gli scrittori, al
contrario, immaginano, elaborano: ogni respiro può essere fonte di ispirazione;
ogni lacrima può dare vita ad un romanzo; ogni persona (persino quelle
incrociate accidentalmente) nell’immaginario, diventa protagonista di storie
ancora inesistenti; ogni nota musicale, la colonna sonora di un capitolo; ogni
parola captata casualmente, mette in moto il magico e turbolento vortice. Tutto
trova un suo senso. Neppure il più insignificante e invisibile dei dettagli
resta insensato. È questo che definisco “ fermento”. Quell’incessante
pullulare nella mia mente, che mi consente di guardare oltre, senza fermarmi
alle apparenze né alle valutazioni; fare un passo in più e immergermi
totalmente nel momento, nell’altro, nell’emozione, nella vita.
Lo scrittore ha il free-pass per l’anima: l’introspezione costituisce
il suo pane quotidiano. Ogni mistero è un po’ meno oscuro, ogni astrazione è un
po’ meno inafferrabile, ogni “muro” un po’ meno impenetrabile, ogni filo
spinato meno invalicabile. Ogni sguardo meno indecifrabile.
È un dono, nonché un’immane responsabilità perché spesso è meglio
rimanere ignari di alcune sottili e sotterranee corrispondenze. Ma allo
scrittore l’inconoscibilità non è concessa. Perché lo scrittore è la lancetta
dell’anima, e non un secondo si dissolve senza che la
lancetta compia il suo piccolo scatto.
E così allo scrittore non resta che trasformare ogni impalpabile
vibrazione in parole; e caricare ogni singola parola di un’emozione; e far si
che quella emozione, muova un nuovo impercettibile sussulto. E il moto
dell’anima non s’arresta un attimo, come il tempo. E gli scrittori non vanno in
vacanza.
Filomena Lok Locantore
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