sabato 13 settembre 2014

"Let it Lok": “Leggere, perché?”

Vi siete mai interrogati sul senso delle frasi “Leggere è importantissimo!”, “Bisogna leggere di più!”?
Familiari ritornelli, a cui le nostre orecchie sono avvezze sin dalla tenera età, esattamente dalle scuole elementari quando i maestri iniziano a condannarci a questo aspro “sacrificio” imponendoci la lettura  dei famigerati libri di narrativa durante le vacanze estive. Quasi un incubo, per la stragrande maggioranza dei bambini!
- La lettura incentiva la conoscenza dell’ortografia, delle regole grammaticali, delle strutture sintattiche, migliora le capacità espressive, quindi l’eloquenza discorsiva; arricchisce il bagaglio lessicale, nonché quello culturale. - ci ribadivano. 
Ma posta in questi termini la lettura, ad un bambino di soli 7-8 anni, appare paragonabile al terribile “zimox”, obbligatorio antibiotico da  ingoiare, contro ogni volontà, in caso di mal di gola e febbre. Del tutto comprensibile, dunque, la negativa reazione fanciullesca dinanzi a questi “ponderosi malloppi di indecifrabili pagine”, a cui, ovviamente risultano preferibili i cartoons, i video-giochi, i tablet, i social-networks e chi più ne ha, più ne metta.
Naturalmente la lettura supera qualsiasi aspetto accademico, pedantesco: leggere è molto più che apprendere per perfezionare rigide nozioni linguistiche. La lettura è il passepartout per un mondo tutto nuovo ed inesplorato. I libri, certo, sono una medicina, un indispensabile sciroppo per non rischiare di incappare nella triste e grigia sorte dei meccanici allievi del Signor Gradgrind, severo e occluso maestro protagonista del rinomato romanzo dickensiano Hard Time. Egli aborrisce categoricamente qualsiasi cosa non sia esplicabile attraverso i numeri e  la fantasia per i suoi poveri burattini è un dichiarato tabù:  guai a chi provi ad osare con la sua immaginazione e ad infrangere gli inalienabili standard.  Ecco a voi uno dei motivi per cui “bisogna leggere di più” sin da giovanissimi! Ma c’è dell’altro.
Qualche giorno fa, ho avuto il piacere di assistere ad un interessantissimo incontro letterario presso la Casa Cava nei Sassi di Matera, dove con grande partecipazione e ammirazione è stato accolto il prof. Pietro Dorfles, scrittore e critico letterario, autore de “I cento libri”. In questo libro, egli ci accompagna in un coinvolgente iter attraverso il fascinoso mondo della letteratura, analizzando i cento capolavori che meglio incarnano il nostro immaginario letterario condiviso e ineludibile. Naturalmente la disquisizione non ha potuto lasciarmi indifferente: un pullulare di riflessioni e spunti ha immediatamente cominciato a sgorgare nel mio porto sepolto.
“I libri sono un cannocchiale, che ci permette di guardare lontano” ha affermato il Sig. Dorfles. Splendidamente vero! Quanto, ma quanto, la nostra mente ha viaggiato attraverso, parole, pagine, capitoli? Nel passato, nel futuro, nel presente, per mondi esotici, terre sconosciute, remote civiltà, variopinte culture. Con un libro in mano puoi sentirti cittadino del mondo nella solitaria solitudine della tua cameretta: misteriosamente il mondo ti si svela nella sua più estasiante completezza.
E quanti viaggi attraverso la storia e i suoi orrori, attraverso i peccati e i mali della società, passata e odierna: pensate per esempio a “Se questo è un uomo” di Primo Levi o alle distopie di Huxley e Orwell. Ricordate la sua Animal Farm, in cui “alcuni animali sono più uguali degli altri”? Beh credo non ci sia una migliore allegoria della società anti-meritocratica in cui siamo intrappolati oggigiorno. Come potremmo penetrare nelle profonde e oscure viscere del nostro mondo se non attraverso i libri? La lettura rischiara il passato, il presente e persino il futuro dell’umanità.
Leggere ci mette in contatto con “l’altro”, allarga i nostri orizzonti, rivoluziona il nostro sguardo verso il mondo, ci consente di superare barriere di qualsiasi tipo.  Riflettete su “Siddharta” il grande cult capolavoro di Herman Hesse, un approccio all’esistenza totalmente innovativo e anticonformista, un tempo inconcepibile per la civiltà occidentale.
Quale arricchimento più auspicabile? Beh in realtà a mio parere c’è ancora dell’altro. Avete mai riflettuto su quanto leggere faciliti il viaggio attraverso il luogo più ignoto che ci sia: noi stessi?
I libri sono una lente d’ingrandimento per indagare la nostra anima. Una chiave per il libero accesso alla nostra introspezione. Naturalmente, le parole impresse su anonimi fogli di carta, scaturiscono in noi centinaia di migliaia di emozioni, sensazioni, ricordi, associazioni, riflessioni, aiutandoci ad avvicinarci sempre più alla nostra essenza. Quante volte ci siamo immedesimati nei personaggi dei romanzi, interrogandoci su come avremmo reagito noi al loro posto, cosa avremmo fatto, pensato; saremmo fuggiti? Avremmo saputo dare una risposta? Avremmo perdonato? Avremmo avuto paura? Avremmo amato? Ed ecco venire a galla segreti desideri, arcani timori, dimenticate sofferenze , inconsce ansie. E così una lettura consapevole diventa un eccellente ed efficace strumento per conoscerci meglio, per mettere a nudo ciò che realmente siamo, lasciando cadere le maschere a cui ci costringiamo quando siamo fuori dalla nostra cameretta.
Anche leggere può essere il primo passo per rivoluzionare sé stessi. Ecco la ragione per la quale quei famosi ritornelli, in fondo, racchiudono verità imprescindibili.
Filomena Lok Locantore

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