sabato 10 settembre 2011

Le recensioni di Elena Cordaro

Macchie di Rorschach
Macchie di Rorschach di Marco Ferrazzoli, (Terre Sommerse ed.)

L'utilizzo dell'interpretazione di "disegni ambigui" per valutare la personalità di un individuo è un'idea che ha radici sicuramente non recentissime; era anche una sorta di gioco di società, ma nel 1921 Hermann Rorschach con il suo “test” fu il primo ad utilizzare le macchie come strumento di indagine psicometrica.
L’autore, dottor Marco Ferrazzoli,  giornalista, capo ufficio stampa del CNR, ha preso in prestito, o a pretesto? le macchie per intitolare una raccolta di poesie. Come mai, questa scelta così singolare?  Proviamo ad azzardare.
Come le macchie divengono immagini, anche le poesie, queste riflessioni profonde espresse in versi prendono forma, e probabilmente le sensazioni che suscitano nel lettore variano, proprio come le macchie di Rorschach, a seconda del lettore e dello stato d’animo, diventando cupe, o leggere, profonde o ariose. Come d’altronde i momenti della vita di ognuno di noi. E questo suo “mettersi a nudo”, perché la poesia è lavoro e mettersi in gioco, è spogliare l’anima, sfogliarla poco a poco rischiando il ridicolo, come peraltro dice lo stesso autore, è un salto nel fuoco. Mostrarsi come indifeso, senza corazze o scudi, ma esporsi  come si è nell’istante, senza nascondersi, così come ci si sente, offre un’interpretazione “filtrata” perché passa attraverso il pensiero del lettore ed il suo stato d’animo.
Le macchie che prendono forma, dunque come i pensieri e le riflessioni, racchiusi nei contorni  della metrica, esprimono qualcosa di estremamente personale, a volte unico, perché unico è il sentire, il cogliere l’essenza di un istante irripetibile, la sensazione unica di uno stato d’animo passeggero, che non sarà più lo stesso tra poco, come poco fa era altro…
Ma macchie di Rorschach è anche l’ultima poesia della raccolta, bella, intensa, vera.
Elena Cordaro

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