domenica 2 marzo 2014

"Confidenzialmente". Le interviste di Michela Zanarella

INTERVISTA A LUCA FRUDA'

Luca Frudà, scrittore di versi e prose, è nato a Catania. Dopo aver trascorso l’infanzia a Taormina (Me) nella zona di Villagonia, all’età di otto anni si è trasferito a Giardini Naxos (Me), dove ha vissuto fino al 2009. Si è laureato nel luglio del 2003 in Lettere moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Catania con la tesi Per un’analisi semantica dei Malavoglia. Successivamente ha assolto al servizio di leva come obiettore di coscienza presso il WWF nell’Isola Bella di Taormina. Si è quindi trasferito a Roma dove attualmente vive e insegna nella scuola secondaria.
Ha collaborato con diverse riviste letterarie e ha partecipato a concorsi nazionali di poesia con diversi riconoscimenti. Sue liriche compaiono in antologie e riviste.
Ha pubblicato "Io, il mio amore", "Poesia cortese", "Uomo allo specchio", "Sole notturno", "Logica sentimentale", "I segreti", "Sentimenti del tempo", "I Malavoglia: semantica e genesi del titolo".


D- Luca Frudà sei autore di poesia, narrativa e saggistica, cosa ti ha fatto avvicinare alla scrittura?
R- Ho iniziato a scrivere un po’ per gioco, facendo rime giocose. Poi ho sentito il bisogno di comunicare quello che provavo dentro e che non riuscivo a dire in altro modo, per solitudine e per timidezza. Ho scoperto così l’importanza della parola e la possibilità di dare agli altri qualcosa di me tramite essa. Mi sono posto umilmente sotto la guida dei classici (in particolare latini, greci e italiani) e ho dialogato con loro. Il saggio su I Malavoglia, nasce proprio da questo dialogo e dalla scoperta della poetica verghiana, una poetica di gesti e silenzi, con squarci di poesia in prosa.

D- Il tuo libro "Sentimenti del tempo" edito da Edizioni Smasher è una raccolta di trenta racconti,
c'è un filo conduttore che li lega tra loro? Quali sono le tematiche che affronti?
R- Non è facile poter rispondere a entrambe le domande. Quello che è portante nel libro, è lo spirito che lo anima. Ogni racconto potrebbe essere inteso come il frammento, il sogno, la domanda che un’anima rivolge a se stessa e al mondo. Ogni racconto è indipendente, eppure insieme agli altri trova una completezza che mi sembra sia quella stessa della nostra specie: siamo tutti diversi, ma siamo tutti esseri umani. Le tematiche allo stesso modo sono diverse: la natura, l’amicizia, la solitudine, l’amore, la giustizia, il rapporto tra la vita e la morte, tra padre e figlio, tra realtà inventate e invenzioni reali. Credo che il libro sia un viaggio nel quale accompagno il lettore senza la presunzione di insegnargli nulla, ma con l’intento di provocare riflessioni sulla nostra realtà contemporanea.

D- Che valore assume il tempo nella tua quotidianità?
R- Il tempo è una trappola, un inganno. Non dura mai quanto vorremmo. Nei momenti felici fugge a creare ricordi sbiaditi, nei momenti più tristi o noiosi sembra stare lì a godersi con calma la tua insofferenza. Per uno scrittore è importante il tempo dedicato alla riflessione e al confronto con gli altri, e l’otium litterarium credo sia la massima aspirazione di qualsiasi vero scrittore. Tuttavia qualsiasi pausa poetica riesca a interrompere il consueto vivere è un ristoro. Soprattutto nelle giornate più frenetiche, fermarsi a leggere o a scrivere una pagina o una poesia, può sconvolgere il senso delle ore e del tempo. Del resto chi scrive, spesso, lo fa in un non-tempo, perdendo la cognizione dello scorrere delle ore.

D-Cos'è per te la poesia?
R- La poesia è la parola del tutto, la poesia è una scienza dell’anima, è la parola che ti prende dentro, che ti trasmette il dolore o la speranza, che ti fa sorridere, che ti fa riflettere. La poesia è comunicazione e, se è vera e grande e sincera, è un darsi con tutta l’anima per gli altri e non per la gloria. La poesia è ciò che consente a un poeta di dare senso alla sua esistenza, è il suo contributo al bene dell’umanità. Il poeta non può esimersi dal suo compito, deve scrivere, deve far sudare le carte con le emozioni delle sue mani. Se io non scrivo quando la parola mi cerca, mi assale uno strano senso di colpa, un rimorso che è difficile spiegare.

D- Ho avuto modo di visitare il tuo blog, ci racconti come è nato? Qual è il tuo rapporto con i social network?
R- Il blog, che il 19 marzo prossimo compirà tra l’altro10 anni, è nato con l’intento di presentarmi ai viandanti del web e di far conoscere i miei pensieri e le mie opere, ma non soltanto. Mi serviva un luogo nel quale potermi confrontare con tematiche e persone diverse. Il blog era ed è ancora uno spazio nel quale affrontare argomenti in maniera più diretta e veloce: l’importanza del donare sangue, l’entusiasmo crescente per l’unità europea, l’amore per la natura, tutte le arti… Con i social network sono stato invece un po’ più diffidente. Solo da qualche anno e con un utilizzo ponderato mi sono ‘affacciato’ su Facebook.

D- Mi hanno colpito alcuni versi di una tua poesia, la chiusa in particolare di "Nel cuore dell'autunno": C’è vita/in ogni istante/che noi/rendiamo vivo". Cosa ti ha portato a scrivere questa lirica?
R- La solitudine è stata per me sempre una condizione su cui riflettere. L’occasione per scrivere questa lirica mi è stata offerta da un concorso di poesia sul tema dell’anziano che si svolse ad Acireale (CT). Vi partecipai con uno pseudonimo e con “Nel cuore dell’autunno”. In quei versi avevo vissuto un’esistenza intera: mi ero proiettato in un futuro nel quale non mi sarei mai rassegnato a perdere il mio tempo o la mia speranza. L’incontro con la felicità, la realizzazione di una speranza può accadere in qualsiasi momento, e qualsiasi momento può spingerci incontro alla possibile felicità.

D- Eugène Godin scrisse: "Il sentimento colma le lacune dell'ignoranza". Una tua riflessione.
R- Forse, più che il sentimento, è la sensibilità, specie se rivolta verso gli altri, a creare le condizioni necessarie al superamento di molte barriere mentali e a facilitare le riflessioni più profonde. La sensibilità ci consente di creare quei ponti di pensiero, spesso intensi, nel bene e nel male, che sono appunto i sentimenti. Il sentire della mente è in sostanza ciò che ci permette di cogliere con pienezza il fuori e dentro di noi.

D- Prossimi impegni?

R- Ho parecchi desideri letterari da realizzare, alcune opere sono già sul punto di essere terminate, altre in cantiere. In particolare dovrei solo limare la prossima silloge di poesie, così come una nuova raccolta di racconti, quella successiva a “Sentimenti del tempo”, che attende soltanto di essere ripulita della polvere e delle più evidenti imperfezioni. Tuttavia sono molto legato a “Sentimenti del tempo” e spero di poter continuare a far conoscere a un pubblico sempre più vasto questo libro con i suoi racconti di umanità. Questo nell’ottica di un neoumanesimo che auspico come fondamentale per questa società sempre più alienante e alla ricerca di se stessa. In tal senso vorrei realizzare anche delle traduzioni dal latino da rendere gratuite e pubbliche, ma è presto per dire altro. Intanto grazie per queste domande e per l’attenzione.

Michela Zanarella

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