La pace, quale meta più ambita
per l’umanità? L’utopia di un mondo pacifico è viva nei sogni di tutti, ma
probabilmente non abbastanza incisiva da porci nelle condizioni di “generare”
pace. Proprio così l’uomo auspica il bene e maledice il suo prossimo; parla di
filantropia e inganna il suo amico; predica
pace e si arma, attacca, distrugge. È a causa di questa contraddizione
di fondo tipica dell’uomo che la pace rappresenta (e forse lo sarà per sempre)
solo ed esclusivamente un’utopia, un
sogno, un desiderio. Lo conferma persino il Dalai Lama: <<Tutti parlano
di pace, ma non si può realizzare la pace all’esterno se si coltivano nel proprio
animo la collera o l’odio>>.
Fortunatamente, nel corso della
storia non sono mai mancate le personalità determinate a raggiungere la loro
meta: coloro che non hanno mai smesso di crederci; coloro che sono stati in
grado di rinunciare a tutto in nome di un ideale;coloro per i quali la pace non
era un semplice obiettivo, ma una vera e propria fonte di ispirazione per la
vita quotidiana; coloro che hanno condotto una guerra fatta di amore,
solidarietà e servizio. I paladini della pace: Madre Teresa di Calcutta, Martin
Luther King, papa Wojtyla, Gandhi, alcuni dei nomi più significativi.
Ma non è indispensabile essere
degli eroi, né finire sui libri di storia: ognuno di noi può rendersi fautore e
promotore di pace nel mondo. Occorre partire dal proprio spirito: ricongiungere
cuore e anima; trovare un pacifico equilibrio interiore; annullare qualsiasi
tipo di negatività, cattiveria, odio, invidia;
sentirsi pienamente soddisfatti e orgogliosi di condividere la propria
estasi con gli altri, ma senza presunzione o senso di superiorità; AMARE PER
AMORE.
E poi dalla propria essenza
propagare questi valori innanzitutto nel proprio microcosmo. Perché non
iniziare a diffondere la propria luce nell’ambito del nucleo familiare? È
comune identificare la guerra come conflitti mondiali, bombardamenti a città,
attacchi sottomarini, combattimenti truci e violenti; la guerra non appartiene
solo ad Afghanistan, Israele, Libia! La guerra è ovunque: vaga per le nostre
strade quando tra autisti ci si aggredisce per non aver rispettato la
precedenza; impazza per i banchi di scuola quando si litiga, ci si sbraita a
vicenda, non si rispetta il pensiero del compagno; divora le famiglie ogni
volta che un marito sputa in faccia a sua moglie, ogni volta che un figlio
manda il genitore a quel paese, ogni volta che una madre maledice il giorno in
cui si è sposata; la guerra è in noi stessi ogni volta che auguriamo del male a
qualcun altro. La guerra siamo noi quando ci priviamo dell’amore per
l’esistenza, sopraffatti dall’oscurità della negatività.
E allora come potrebbe una mamma
insegnare il concetto di pace a suo figlio, l’istante dopo aver litigato con
suo marito?
Dunque l’uomo trovi la sua
beatitudine interiore; annienti le bombe nucleari che minacciose regnano nel
suo animo; impari ad amarsi, piuttosto che autodistruggersi con la violenza
quotidiana; apprenda la gioia di consacrare la vita all’amore e alla serenità;
e poi diffonda la sua profumata e candida essenza, a partire dal nucleo
familiare fino ad ambienti macrocosmici; lasci che la sua pace esploda,
inondando tutto ciò che lo circondi. Allora la pace sarà l’indiscutibile
regina: non un’utopia, un sogno, bensì una tenera realtà. E i Tg non ci
tartasseranno più con notizie di
bullismo, violenze, suicidi, femminicidi, stragi, catastrofi umane, città e
animi rasi al suolo; bensì mostreranno gente che si ama, uomini che fanno
l’amore, bambini che imparano a volersi bene, piuttosto che giocare con armi da
fuoco. I quotidiani racconteranno di quanto l’umanità viva beatamente nel cosmo
della pace. E allora, il mondo sarà diventato dimora pacifica, perché l’animo
sarà covo d’ amore.
Filomena Locantore
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