Lettera di un bambino di Monteverde alla sua mamma di Alfredo Tagliavia
Cara mamma,
oggi non portarmi al centro estivo, per favore, non
portarmi in mezzo alla baraonda degli altri bambini, delle cose da fare, quando
entro in quegli stanzoni non ci capisco più niente dal chiasso, so che devo
partecipare, fare come tutti gli altri a tutti i costi, cantare, ballare, fare
lavoretti con la carta e i gomitoli di lana, poi metterci tutti in fila,
correre, giocare a ruba-bandiera, poi fare ricreazione, e allora lì diventiamo
tutti nervosi, io incomincio a dire parolacce, prendere calci da chi ne dà,
darne anche qualcuno a chi so io, mi sento sommerso, arrivo a fine giornata
stanchissimo, ho solo una gran confusione in testa, tanta agitazione e tanta
voglia di tornare a casa.
E per favore, cara mamma, da settembre non
iscrivermi più al rugby, da grande non voglio diventare un giocatore, non sono
nemmeno così grosso, quando gioco sento tutti gli altri bambini più alti e
grossi di me che mi vengono addosso, qualche volta cado e mi faccio anche male,
ma non lo dico, continuo, perché bisogna sempre continuare, non essere
vigliacchi, non fermarsi, ce lo dice anche l’allenatore, ma certe volte invece
ho paura e piango prima di andare a rugby, non vorrei proprio entrare in campo,
vorrei solo fermarmi, mettermi in un angoletto e guardare la partita da
spettatore, rimanendo vicino alle panchine…
Cara mamma,
per favore, il prossimo anno non portarmi più
neanche a musica, sono stufo di imparare note e brani con il violino che mi hai
comprato, esercitare le dita e la memoria a casa, tutto per avere un forte
applauso tuo e di papà a Natale, e un altro ancor più forte da tutti i genitori
degli alunni della scuola di musica al saggio di fine anno. Non mi interessano
gli applausi, a volte mi dici che devo essere meglio degli altri, vieni alla
lezione collettiva di musica e dopo mi dici che ho suonato meglio di quello,
peggio di quell’altro, ma io, cara mamma, non voglio essere meglio o peggio di
nessuno, non sono un violinista, sono solo un bambino.
E sai che ti dico, mamma cara, da settembre
lasciamo stare anche i brevetti del nuoto, te lo chiedo per favore.
L’allenatore è molto severo, a volte ci prende di sorpresa, ci butta in acqua
senza preavviso, gli altri ridono ma io ho paura di affogare, e quando dobbiamo
fare le gare ci fa lavorare durissimo, certe volte ci mette uno contro l’altro
per vedere chi va più veloce, dice che la velocità è tutto nella vita, che se
impariamo ad impegnarci e ad essere veloci ci troveremo bene ovunque, forse
avrà anche ragione, forse sarà anche così, ma perché?
Non ce la faccio, cara mamma, non ce la faccio più
ad alzarmi la mattina alle sette, fare otto ore di scuola, uscire fuori alle
quattro del pomeriggio, poi ogni santo giorno andare a fare un’attività
diversa, una volta a settimana violino, due volte al rugby, altre due volte a
nuoto, più le partite della domenica e le gare per prendere i brevetti. Il
sabato e la domenica mi piacerebbe chiamare i miei amichetti, andare al parco e
giocare, senza pensare a chi è più bravo o a chi ha fatto più cose, giocare e
basta, ma spesso sono troppo stanco, non ho energie per fare niente, i muscoli
mi fanno male e passo il fine settimana davanti alla televisione o alla play
station, senza nemmeno vedere il sole (a pensarci bene non lo vedo quasi mai il
sole)…
Cara mamma,
per favore, oggi non portarmi al centro estivo, lo
so, devi andare a lavorare, papà non c’è mai a casa, certi giorni non ci sei
mai neanche tu, mi lasci ore ed ore con la babysitter, ma solo per oggi, non
potresti fare un’eccezione? Guarda, è una bella giornata assolata di fine
giugno, tira anche un vento stranamente fresco, c’è qualche nuvola di passaggio
in cielo, si capisce che andrà via presto, mettiamoci qua, su questo prato
davanti alla scuola di musica, tu puoi sederti su questa panchina, io nel
frattempo comincio a correre, stavolta come dico io però, c’è l’erba alta come
piace a me, anche due altalene là in fondo, mamma cara, non ti arrabbiare se te
lo dico, ho sognato tutto l’anno di venire via dalla lezione di violino, così
all’improvviso, senza neanche avvisare il maestro, mettermi qui davanti, in
mezzo a questo prato brullo, staccare i fili d’erba senza motivo, gridare senza
motivo, correre per tutta l’ora senza motivo, da solo, senza meta né direzione,
in circolo, proprio come sto facendo adesso, e guardami mamma, proprio ora, in
questo preciso istante, sono quel puntino bianco e rosso che ballonzola davanti
a te, in mezzo alle spighe e alle canne e alle margherite, mi riconosci?,
guardami bene negli occhi e dimmi se non sono felice.
Alfredo Tagliavia
Ecco un bell'articolo da fare interrompere i programmi TV come notizia dell'ultima ora due volte al giorno, o almeno fino a quando non abbiamo imparato a rispettare e amare i nostri bambini. Alfredo Tagliavia ci indica con garbo un modo nuovo (o antico) di usare il tempo. E' una scrittura scorrevole ed incisiva destinata a riportare equilibrio nelle giornate di figli e genitori. Grazie Alfredo.
RispondiEliminaGrazie Carla, sapevamo che ti sarebbe piaciuto... Alfredo è davvero un grande!!!
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