domenica 6 novembre 2011

L’immenso potere della lettura

“Leggere mette in moto tutto dentro te: fantasia, emozioni, sentimenti. È un'apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere le cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste, fa scoprire l'anima delle cose. Leggere significa trovare le parole giuste, quelle perfette per esprimere ciò a cui non riuscivi a dare forma. Trovare una descrizione a ciò che tu facevi fatica a riassumere. Nei libri le parole degli altri risuonano come un'eco dentro di noi, perché c'erano già.”tratto da Il tempo che vorrei di Fabio Volo
Leggere è bello. La lettura spesso da lo stimolo giusto per affrontare il quotidiano, soprattutto quando si legge con uno spirito di condivisione: discutere e scambiarsi i libri, che ti trasmettono qualcosa di più della semplice storia d’amore, o dell’emozionante avventura, che ti lasciano dentro una sensazione di cambiamento, di una nuova visione della vita, è da sempre il modo migliore per impegnare il proprio tempo.
In quest’anno di incontri di bibliolettura interattiva, oltre all’entusiasmo che le letture hanno suscitato nei partecipanti, abbiamo colto anche un altro aspetto da non sottovalutare, che è figlio dei nostri tempi.
Conviviamo con i social network che sono pieni di consigli sulla lettura, ma viene facile domandarsi quanti di quei discorsi sfocino poi realmente nella lettura o semplicemente si scrive di libri solo perché è di moda parlarne.
E quello che è emerso durante i nostri incontri è proprio l’esigenza di una lettura ben coltivata, suscitando interesse nel lettore, proponendo argomenti in cui si riconosce.
Nelle scuole ad esempio, proporre solo letture classiche come i Promessi sposi può indurre il giovane, una volta uscito da scuola, a rifugiarsi nei videogiochi, che gli atrofizzano il cervello, perché non si sente affatto spronato a leggere, non coglie il divertimento o il piacere che possono dare alcuni libri… non coglie la bellezza di un buon libro e del tempo che può dedicargli.
Le scuole dovrebbero stimolare nel giovane questa passione, affiancando ad argomenti classici, sicuramente necessari per la didattica, libri contemporanei che appassionano di più trattando di temi che i giovani sentono vicino a loro. E molte insegnanti portano avanti con successo questo discorso ottenendo ottimi risultati.
Ma le famiglie non possono essere da meno: avere le case piene di libri invoglia molto di più i giovani a leggere fin dalla tenera età.
Un esempio carino a questo riguardo, che abbiamo trovato navigando nel web e che con immenso piacere facciamo leggere anche a voi è un articolo di Serena Cammelli e Aldo Maria Valli – estratto dalla rivista Fogli – Gennaio 2010 Leggere e’ bello. Quando i libri battono la tv.
(original post: http://www.familyandmedia.eu/en/topics/publications-and-documents/books/118-leggere-e-bello-quando-i-libri-battono-la-tv.html)
Sono le sette di sera e in tv è l’ora dei cosiddetti “preserali”, trasmissioni che grosso modo si possono suddividere in due categorie: quelle che distribuiscono migliaia di euro come noccioline a concorrenti mediamente di un’ignoranza sconcertante e quelle che raccontano le disavventure di finti naufraghi che fingono di litigare per una finta sopravvivenza davanti a vere telecamere che documentano il tutto a beneficio di veri idioti. Nella casa in cui ci troviamo però la televisione è spenta e regna il silenzio. Com’è possibile, dato che in casa ci sono ben sei ragazzi di età compresa fra i nove e i ventitré anni? Perché nessuno è davanti al magico schermo? Dov’è il trucco?
Niente trucco e niente inganno. I sei semplicemente sono alle prese con un antico passatempo oggi quasi del tutto dimenticato e negletto e che tuttavia qua e là misteriosamente riaffiora e riesce ancora ad appassionare. Si chiama lettura.
La casa è la nostra e quindi lo sappiamo bene. Il miracolo, chiamiamolo così, si è verificato qualche sera fa. Purtroppo non si ripete tutti i giorni, però non è stato nemmeno un caso isolato. I sei ragazzi sono i nostri figli e gli “untori” siamo noi due, mamma e papà. Noi li abbiamo contaminati con il virus della lettura.
E’ una storia che incomincia da lontano, alimentata da un papà e da una mamma che non hanno mai posseduto, per dire, vestiti firmati o accessori all’ultima moda, ma non si sono mai fatti mancare i libri. Tutto ciò ha contribuito a fare di noi una famiglia quanto meno atipica, come non mancano di ricordarci quelli che simpaticamente ci paragonano a una piccola comunità di panda.
Ma noi non crediamo di essere una specie in via d’estinzione. Siamo solo una specie che non fa parlare di sé.
E se con queste righe facciamo un’eccezione è soprattutto per dare coraggio. A chi? A tutti quelli che avvertono il nostro stesso disagio in un mondo che mal sopporta la presenza di esseri viventi ancora in grado di svolgere alcune semplici funzioni quali pensare con la propria testa, far funzionare il senso critico, esercitare la capacità di scelta. E indignarsi per il becerume prodotto in quantità industriali da mezzi che solo per convenzione possiamo ancora chiamare “di comunicazione”, perché in realtà non contribuiscono a formare una comunità, ma solo un infinito numero di solitudini.
Leggere fa bene alla mente e al cuore, al corpo e all’anima. Un bambino che legge è meno aggressivo e violento di uno che trascorre ore davanti a uno schermo, sia esso televisivo o di videogiochi.
Leggere accresce l’immaginazione, libera la fantasia, invita alla creatività. Per leggere occorrono conoscenze e regole, come nella vita. Leggere educa alla cura. C’è un valore morale in una frase ben costruita, in una parola appropriata. Leggere fa amare la parola e amare la parola è amare è amare la creatura umana nella sua libertà e razionalità. Chi legge, poi, non è mai solo.
Per insegnare l’amore della lettura un buon educatore può fare moltissimo, ma anche un cattivo educatore, ahinoi, può far moltissimo in senso contrario. Un metodo sicuro per costruire un non lettore è quello di obbligarlo a leggere. Il desiderio di leggere non scatta per tutti alla stessa ora, ci sono ritmi diversi. E’ più importante abituare alla presenza dei libri in casa, a considerare il libro un amico e un compagno di giochi. Il resto verrà a tempo debito. Una famiglia librofila si inventa di tutto.
Per esempio un anno fa - eravamo più o meno in questa stagione – su proposta di Silvia, assai rattristata dalla scarsa qualità dei programmi televisivi, per alcuni giorni decidemmo di organizzare serate di lettura. Dopo cena, anziché prendere in mano il telecomando e dedicarci a quell’attività disperante e compulsiva chiamata zapping, si prendeva un libro e a turno ognuno di noi ne leggeva alcune pagine a voce alta. Incominciammo con Lo hobbit di John Ronald Reuel Tolkien (Silvia è una tolkieniana di ferro) e proseguimmo fino a Natale con l’esilarante Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Attaccammo poi con La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell, ma l’arrivo dei nonni da Milano ci impedì di proseguire perché non furono disposti al sacrificio supremo di rinunciare alla serata televisiva, e quando la tv è in funzione non c’è niente da fare, vince sempre lei. Il virus della lettura a volte rende la vita difficile (…).
Elena Sbaraglia

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