Sin dalle scuole elementari, nei temi ero solita
celebrare la figura eroica di mio padre, tralasciando sempre nell’oscurità
delle quinte, la donna più importante della mia vita: mia madre. Beh oggi ho
deciso di stravolgere i canoni freudiani: proprio così vi parlerò della mia
incredibile mamma, e non solo.
La mia vita è costellata da diverse figure materne,
che hanno saputo infondermi un amore quasi equiparabile a quello di mia madre,
perché inutile dirlo, l’amore di una mamma è unico e solo, puro e originario,
inimitabile; però ci sono sempre state donne, capaci di amarmi
incondizionatamente, trasmettermi affetto, gioia , serenità, aiutandomi a
diventare quella che sono.
Dolcemente ricordo la mia infanzia, e vedo una
piccola donna, dai capelli corti e riccioluti, raccontarmi le storie della sua
vita gettata nell’oblio del passato, dei lontanissimi anni’50 quando tutto
aveva un sapore diverso, e nonostante la guerra, la povertà, persino la felicità
era più raggiungibile, perché risedeva nelle piccole cose genuine del
quotidiano vivere. È il suo modo di arricchirmi, svelandomi una piccola parte
di sé; è il suo modo di insegnarmi i segreti della gioia, per non farmi piangere in vista di un giocattolo
non ricevuto da Babbo Natale. Presente in ogni tappa significativa della mia
vita, mi sostiene a modo a suo… e ancora oggi, superati gli 80 anni non perde
la sua forza di andare avanti e trarre dalla senilità tutto ciò che di più
bello e piacevole può esserci. Una piccola grande donna. È sempre una forte e travolgente emozione,
ritornare da Lecce a Montescaglioso, andare a bussare alla porta vetrata della
sua casa, ed essere accolta da lei, che con il volto in lacrime, mi stringe con
tutta la sua forza , chiamandomi “Amore”. Da pelle d’oca. Grazie piccola mamma!
Scavando ancora più in profondità nelle viscere
della mia memoria vedo una piccola neonata indifesa davanti a omaccioni con dei
camici bianchi e delle mascherine; piange, strilla a più non posso; è
disperata. Non capisce quale sia la sua colpa: non solo è stata sradicata
dall’habitat puro e caldo della placenta, ora deve affrontare anche questi
cattivoni , che probabilmente vogliono farle del male. Fortunatamente non è
sola: accanto a lei una signora dall’aspetto rassicurante, sorride. Prende tra
le sue mani consumate dal tempo, le minuscole manine della neonata, e inizia ad
accarezzarle con tutta l’amorevolezza possibile. Ora per la neonata il male
sembra minore: smette di piangere. Era circa il 3 gennaio 1994, e quella
neonata , ero io, alle prese con la mia prima punturina, a sole poche ore di
vita. La mia salvezza invece è mia nonna Dora: seconda moglie del mio nonno
materno, mi ha sempre amato con tutta la sua anima, persino più di quanto sarebbe
possibile e immaginabile da parte di una nonna, in senso genealogico. Donna
combattiva e determinata, mia madrina di battesimo, lei è più di poche parole,
ma non manca di dimostrare il suo sconfinato affetto con tante coccole e
semplici gesti: l’immensa luce nei suoi occhi quando parla alla gente di me, ad
esempio. Ricordo, durante la mia infanzia , la favoletta de “u’ cicerin” era
molto più curativa di una tachipirina quando giacevo nel mio lettino avvilita
dall’influenza di turno. Pronta a difendermi davanti a tutto e tutti, e a
sorprendermi con le sue pettole, le sue squisite cotolette, nonché con le sue
crostate, anche ora, è capace di infondermi , con le sue carezze tutta la
sicurezza e la serenità, che tranquillizzarono la piccola neonata 20 anni fa.
Grazie dolce mamma!
Il destino invece mi nega la dolcezza dei ricordi
di nonna Domenica, mamma di mia madre: purtroppo non ho mai potuto conoscerla
dal vivo in quanto fu stroncata all’età di soli 40 anni da un male incurabile,
che la strappò violentemente alla gioia dell’esistenza. Ma il suo spirito
eternamente ottimista, inarrestabilmente gioioso, vive nei racconti di chiunque
la conoscesse, vive indisturbato nel cuore di tutti i suoi cari. E
fortunatamente esistono i sogni, che permettono per qualche istante di evadere
dalle realtà per godere della felicità e la spensieratezza di un mondo
alternativo. È qui dove avvengono i nostri incontri: è sempre bella e
radiante: neanche il male più
distruttivo di questa Terra ,è stato in grado di privarla del suo brillante
sorriso, della sua pacifica espressione. Mi parla, mi consola, gioisce insieme
a me, mi accarezza, mi abbraccia, mi rasserena. Nei momenti più cruciali è lì,
nel mio mondo onirico, pronta ad addolcire le difficoltà della vita con un suo
consiglio o con la sua semplice presenza, l’essenziale starmi accanto. Ed è
favoloso, indescrivibile. Grazie nonna-angelo!
E mentre sono qui a scrivere parole su parole, a
rivelarvi le più intime sensazioni di Filomena Lok, Carmela sorride
imperturbabile dalla foto appesa sulla mia scrivania a Lecce. Sei così bella
mamma! Quanto vorrei che sorridessi così ogni singolo istante , che fossi
sempre così spensieratamente allegra!
Trovare le parole per descriverti è così complicato, ma proverò a
lasciarmi andare, a cuore aperto.
Dunque Carmela, splendente bellezza mediterranea, è
la donna più forte che io abbia mai visto. Il destino , sin dall’adolescenza le
ha giocato cattivi scherzi: non è per niente facile all’età di 20 anni,
sottrarsi alla spensieratezza della giovane età per mandare avanti 3 uomini,
una casa, una bottega, e lavorare contemporaneamente , garantendo sempre la
massima serenità a tutti. Ma lei non si arrende, davanti a niente, persino
quando appare quasi sconfitta, Lei si rialza e combatte, combatte sempre. E
questo basterebbe per renderla vittoriosa. Ma voglio celebrarla ancora. La mia
mamma è fantastica: ne ho viste di poche così in giro, donare un immenso amore
a suo marito e alle sue figlie: un amore fatto di piccoli gesti indispensabili
all’ordinario vivere. Una mamma onnisciente e sempre presente, nel bene e nel
male, nei momenti più belli, e in quelli più amari, più tristi; una mamma che
finge di non sapere, ma in realtà conosce a memoria, i dolori e le difficoltà
di una figlia adolescente, che sembra odiarla; e cerca di intervenire a suo
favore, ma tutto è frainteso, è tutto soffocato in urla che squarciano fulminee
la tranquillità domestica. Una mamma e una figlia che sembrano non riuscire mai
a raggiungersi, forse per colpa del complesso di Edipo, forse per colpa di
desideri repressi, forse per colpa di banali convenzioni. Eppure il loro legame
è così intenso e forte che per la figlia, testarda e noncurante al massimo
dell’opinione altrui, l’opinione della sua mamma rimane l’unica e sola che fa
la differenza. Perché non esiste niente di più gratificante ed estasiante di
vedere gioire per lei la donna che l’ ha messa al mondo. Occorrerebbe
fondamentalmente lasciar cadere il muro, e lasciare che l’amore sgorghi dal
sotterraneo strato a cui è costretto e fluisca liberamente.
Ricordi delicati dell’ infanzia affiorano
silenziosamente: è Natale, e mia madre si fa in quattro per mettere in scena
l’arrivo di Babbo Natale: era così agile e perfetta che ci ho creduto
ciecamente fino ad un’ età forse troppo avanzata. Amavo quella magia! La mia
meraviglia era incontenibile! Ancora non dimentico la notte prima della mia
Prima Comunione, interamente trascorsa scomodamente sul divano in salotto:
stavo morendo di terrore, perché l’indomani avrei dovuto leggere durante la
cerimonia, davanti ad un vasto pubblico. E mia madre era lì, nonostante la
giornata intensa che ci aspettava, a sopportare le mie futili angosce e a
calmarmi: fortunatamente traevamo un po’ di esilarante relax dalle repliche di
Ciao Darwin.
Ricordo il luccichio nei suoi occhi, qualche
settimana fa, quando di ritorno da Lecce, le ho confessato di essermi
innamorata di nuovo: in quel preciso attimo è stato tutto chiaro! Ha sempre
desiderato la mia felicità, il massimo per me. E io ho sempre confuso questo
suo desiderio, con un’inspiegabile voglia di opprimermi, e andarmi contro. In
quell’ istante mi sono sentita vicino al suo cuore, come non mai, e ho compreso
quanto la amo.
Grazie MAMMA!
Filomena Lok Locantore
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