mercoledì 4 dicembre 2024

Dal mattino si vede il buongiorno

Dal mattino si vede il buongiorno: i proverbi racchiudono nello spazio di poche parole ciò che l’esperienza ha consolidato nel tempo. Osservare le condizioni atmosferiche mattutine consente di fare una buona previsione per la giornata, perché quando prevale un tempo stabile è segno che la giornata promette bene. Viceversa, se vi sono turbolenze climatiche si potrebbe andare incontro a una giornata uggiosa o addirittura tempestosa.
L’accoglienza nell’ambiente scolastico è il mattino dell’esperienza formativa: mostrare ai genitori uno spazio a dimensione dei bambini è un passaggio fondamentale per rassicurarli sull’adeguatezza delle persone cui vengono affidati i loro figli per iniziare il cammino al di fuori del contesto familiare. È la più potente delega che un padre e una madre danno nella loro funzione genitoriale: riconoscere ad altri la tutela e, quindi, acconsentire che venga occupato il loro ruolo in base alle regole istituzionali. Se poi consideriamo che il tempo della presenza a scuola da parte dei figli diventerà superiore a quello trascorso in qualsiasi altro ambiente di vita nel corso dell’anno scolastico, ecco che diventa prioritario il compito di chi deve fornire garanzie di adeguata accoglienza ai genitori.
Accogliere significa dare ascolto, affinché le domande che scaturiscono dai dubbi e dalle incertezze, specie in relazione alla responsabilità educativa, da parte di genitori spesso molto giovani e ancora inesperti, trovino un orecchio attento per consigli o informazioni che possano aiutare a costruire un repertorio di regole atte a favorire un buon percorso evolutivo nei bambini e nelle bambine.
Significa indurre uno spirito predisposto a fare accoglienza e a dare valore alla diversità di ciascuno.
Significa agire per la costruzione di una società attenta alle differenze e alla ricchezza insita nel reciproco rispetto.
Angela Melillo
[Festa dell'accoglienza nido Peter Pan di Monte Mario a Roma]

lunedì 2 dicembre 2024

SCIENZA E STUPORE, i bambini insegnano

“La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero; sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza”. (A. Einstein). Mi piace iniziare questa riflessione sull’esperienza appena vissuta nella nostra scuola, il Polo ZeroUndici “San Francesco di Sales” di Roma, da parte di tutti i bambini che la frequentano da 1 a 11 anni, coinvolti in una settimana di full immersion nell’ambito della scienza. Come tutti siamo a conoscenza, la legge 197 del 29/12/22 e il DM 184 del 15/9/23 con le Linee Guida alle Discipline STEAM hanno sollecitato l’attenzione del mondo della scuola non tanto sulle singole discipline, che da sempre hanno il loro spazio nella programmazione e nel curricolo d’Istituto, ma sull’aspetto dell’interdisciplinarietà che ci riconduce alla vita nella sua quotidianità e al mondo del lavoro. L’esercizio di ogni professione e attività non richiede abilità ristrette a un solo ambito, bensì abilità trasversali necessarie ad ogni persona per compiere bene il proprio lavoro. Per fare un esempio pratico, un architetto deve conoscere senz’altro la matematica e possedere nozioni d’ingegneria, avere basi scientifiche ma anche estetiche, soprattutto se si occupa di edifici, restauri e quant’altro, e infine, oggi più che mai, avere solide conoscenze tecnologiche. Ma aggiungerei che non devono mancare buone capacità espositive, il saper presentare i suoi lavori, saper illustrare i suoi progetti; nel mondo globale di oggi avere ottima conoscenza delle lingue, ma qui mi fermo perché ci sarebbe da argomentare all’infinito.
Per tornare a noi, in fase di progettazione iniziale, abbiamo deciso di creare, durante l’anno scolastico, delle settimane tematiche, ognuna delle quali si focalizza su ogni disciplina STEAM e siamo partiti in novembre, dal 18 al 22, con la settimana dedicata alla scienza. Per la Scuola dell’Infanzia e i cuccioli del Nido sono state pensate dalle insegnanti ed educatrici attività laboratoriali, sempre partendo dal racconto di una storia e poi seguite dallo sperimentare fisicamente materiali diversi e reazioni differenti di vari elementi. Alla scuola dell’Infanzia, ad esempio, ci siamo spinti abbastanza in alto, presentando ai bambini ogni giorno qualche personaggio della scienza, come Galileo Galilei, Einstein, Leonardo da Vinci e passando poi alla fase degli esperimenti reali: dalle “macchine volanti” progettate da Leonardo e tradotte in aeroplanini di carta colorata che hanno sfrecciato nel giardino della scuola, al principio di Archimede sulla densità dei liquidi, sperimentando con acqua, colorante alimentare, miele olio, detergente per stoviglie, l’effetto degli strati di liquido separati fra loro. L’apice dell’esperienza è stato il tempo trascorso nel laboratorio di scienze della scuola, in cui anche i piccoli hanno potuto visualizzare, ingranditi al microscopio, vari tipi di materiale come sale grosso, foglie, piccoli sassi, conchiglie ed esprimere le loro osservazioni. Qui abbiamo potuto toccare con mano quanto i bambini, a differenza di noi adulti, siano capaci di stupore e di emozionarsi ed entusiasmarsi per ogni piccola scoperta che, fino a quel momento, era stata racchiusa in un’aria di mistero. Le loro espressioni sul volto, gli occhi sbarrati ma pieni di luce, le bocche spalancate a “O” confermano le parole di Einstein che ho citato all’inizio e la consapevolezza che nessun ambito della nostra vita possa tenere lontano le emozioni, che sono parte integrante di noi. 
La Scuola Primaria ha vissuto la settimana della scienza con tantissime belle opportunità di scoperta e di crescita, impreziosite dalla partecipazione e conduzione del Dott. Dario Amadei e della Dott.ssa Elena Sbaraglia. Il lunedì hanno aperto la “Settimana” con le classi dalla prima alla terza, presentando ai bambini il bellissimo albo illustrato digitale “Esplorando con la fantasia”, da loro creato appositamente per i piccoli uditori. Con la sua grande formazione scientifica e la capacità insuperabile di saper parlare ai bambini in modo facile di cose difficili, Dario ci ha fatto vivere due ore veramente fantastiche, colme di tanti “Ohhh!” di meraviglia, di una folla di mani alzate per porre domande, raccontare esperienze e la voglia di poter sperimentare al microscopio quanto prima, cosa che è stata realizzata nei giorni successivi. Anzi, seguendo il suo consiglio, tutti hanno disegnato ciò che hanno osservato: la realtà, l’elemento analizzato, il “com’è”, e la fantasia: “che cosa mi sembra”, cioè a che cosa associavano l’immagine vista al microscopio. L’incontro con le classi di quarta e quinta, qualche giorno dopo, ha condotto i bambini in un “Viaggio nella storia della medicina” per imparare l’importanza dell’educazione sanitaria e “acquisire la salute attraverso il proprio comportamento e i propri sforzi”, come dice l’OMS. Anche qui si è parlato del microscopio come fondamentale strumento nel campo della medicina, della differenza fra batteri e virus, dei grandi medici della storia che hanno dato importanti contributi al mondo sanitario. Inutile dire quanta attenzione, interesse, curiosità e quanto entusiasmo abbiano dimostrato gli uditori. Basta vedere che la tabella dei turni per l’accesso delle classi al laboratorio di scienze è sempre piena di…piccoli ricercatori. Mi piace concludere questa mia condivisione con chiunque vorrà leggerla sottolineando un concetto per me estremamente importante: non c’è nulla che i bambini non siano in grado di apprendere, nulla che non sia adatto. Si tratta solo di adeguare a loro il nostro linguaggio e far leva sul loro coinvolgimento, sulla curiosità e fantasia che sanno tirare fuori, che ha una parte molto importante anche nel mondo scientifico. 
Ce lo dice un “gigante” nell’ambito della scienza, Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica: “La fantasia è fondamentale per la scienza, perché bisogna inventarsi delle soluzioni che nessuno prima si era inventato”. A qualcuno sembrerà strano che un grande scienziato come lui non si sia limitato ad argomentare solo di temi scientifici, ma abbia pubblicato una raccolta di favole intitolata “Tre favole e altre storie” dedicata ai suoi figli e nipoti. In un’intervista a Tgcom24 ha sottolineato l’importanza di coltivare la curiosità e la fantasia nei bambini, fin dalla tenera età. Uno dei tanti compiti della scuola è proprio questo: stimolare la creatività e la fantasia dei bambini, preparandoli ad affrontare le sfide del futuro.
Suor Mariapaola Campanella, Coordinatrice Scuola S. Francesco di Sales

martedì 3 settembre 2024

Atelier di lettura

ATELIER di lettura…LEGGERE, ASCOLTARE, NARRARE, OSSERVARE, SFOGLIARE…LE PAGINE DI UN LIBRO nel nido Peter Pan di Monte Mario a Roma

La lettura di libri con immagini, nelle sue varie forme, come un silent book, è uno degli strumenti educativi più duttili e stimolanti che le educatrici possono usare con i bambini del nido. Leggere ad alta voce ai piccoli ogni giorno apporta dei benefici nello sviluppo del bambino tra cui un importante incremento del linguaggio. Non solo, aumenta il livello di attenzione, migliora la memoria e sviluppa l’amore e l’interesse verso i libri.
Leggere ad alta voce fa crescere l’intelligenza! Il progetto delle educatrici del nido Peter Pan di Monte Mario a Roma nasce dall’obiettivo di far appassionare i piccoli, alternando momenti di lettura animata a suoni collegati al testo scelto. Si tratta di un’esperienza sensoriale concreta di riproduzione di situazioni piacevoli, di sollecitazioni motivazionali, di affinamento delle competenze in una visione globale in cui aspetti emozionali e cognitivi sono strettamente intricati.
“Durante il laboratorio abbiamo notato quale interesse abbiano i bambini a guardare le immagini di un libro, aiutandoli a scoprire i diversi mondi che hanno da offrire e il modo più bello per sfogliarli ed apprezzarli. Abbiamo osservato che la magia prende corpo ogni volta che nelle pagine compaiono figure affascinanti e mondi tridimensionali". La magia della comunicazione è nelle parole e al tempo stesso nel silenzio: esse regalano storie, racconti e viaggi sollecitando la fantasia e il pensiero creativo.
L’onda di Suzy Lee... Questo silent book racconta la storia dell’incontro di una bambina con il mondo del mare: prima osservato curiosamente dall’esterno, poi sfiorato timidamente e infine “giocato” fra spruzzi e scherzi, con la compagnia di un buffo gruppo di gabbiani. Fino a quando i loro mondi si incontrano con un’onda che colora tutto di azzurro, e si possono raccogliere le conchiglie come il regalo di un nuovo amico…
La forza educativa della narrazione è rappresentata mirabilmente da un’antica tradizione delle donne del Guatemala: durante la gravidanza raccontano al nascituro i nomi delle piante e tutto ciò che appartiene all’ambiente naturale, man mano che incontrano nel cammino piante fiori animali. L’incontro con il mare è un po’ qualcosa di ancestrale, perché per nove mesi il bambino ha condiviso lo stesso ambiente di un pesciolino. Per cui quando arriva l’onda a riempire di azzurro è come un ricrearsi di un particolare equilibrio, che si può toccare con mano nelle immagini appositamente tracciate. E come se tracce mnemiche venissero a rinforzarsi e a dare spazio al gioco. Attraverso la narrazione si contribuisce alla formazione della personalità in armonia con tutto ciò che ci circonda.
Angela Melillo

lunedì 19 agosto 2024

La cura delle storie tra immagini e parole

Gli albi illustrati sono scrigni meravigliosi e trasformativi, pieni di immagini e parole, aprendoli si scoprono strade che accedono a mondi interni e paesaggi interiori di cui, spesso non possediamo le chiavi. Dove finiscono le parole e le immagini che leggiamo, ascoltiamo e guardiamo attraverso un albo illustrato? Si depositano dentro di noi, come piccoli semi, poggiando sulle nostre storie e con calma germogliano portandoci nuovi inaspettati punti di vista.
Lo sanno bene i bambini che, dopo aver usufruito della lettura ad alta voce di un albo illustrato, hanno premura di parlare, urgenza di raccontare cosa, quella storia ascoltata e ammirata, ha sollecitato in loro... ricordi del passato, intuizioni per il futuro.
I bambini sono maestri in questo, prendono avidamente tutto ciò che c’è da prendere in una lettura fatta insieme. Rimanendo in relazione con loro, durante la lettura, si scopre che sono in grado di condividere idee, soluzioni, nuove storie, la bellezza di ciò che hanno contemplato, sono generosi nel restituire e donare i loro racconti, le loro narrazioni e i ricordi vissuti.
Ma cosa succede se offriamo, come lettura, un albo illustrato ad un adulto?
L'albo illustrato viene sempre erroneamente considerato un "libro per bambini".
Questo stereotipo è duro a morire, perché l'albo è uno strumento che non si conosce ancora abbastanza, perché i libri con le "figure" fanno pensare ad una facilità di fruizione, perché mettere in gioco noi stessi non è mai facile.
Lo sa bene chi si rivolge a me come psicoterapeuta, quando nella stanza delle parole all'improvviso tiro fuori questo strumento potente e complesso.
La prima reazione è sempre scettica, incredula: "dottoressa perché un libro per bambini?". Quando poi ci immergiamo insieme nel testo e nelle illustrazioni, quello che ho tra le mani diventa un meraviglioso ponte tra me e la persona che ho di fronte, tra la persona e il suo inconscio.
Un ponte capace di portarci nelle trame della sua storia, per ri-narrarla insieme, al di là di ciò che è giusto o sbagliato, dove intrecciare nuovi vissuti, diversi punti di vista su quella stessa storia, attraverso i sentiti che quella storia e quelle immagini hanno fatto risuonare.
Lo sa bene, anche, chi partecipa ai miei gruppi di “Libroterapia illustrata”, il gruppo diventa una cassa di risonanza di vissuti “altri”, dove i membri del gruppo possono rispecchiarsi o aprirsi a nuove possibilità, all’interno del “cerchio magico” (AMADEI, SBARAGLIA, 2020).
Quando si legge insieme un albo illustrato o un silent book, e se ne condividono le impressioni, i pensieri, le emozioni provate, questo strumento diventa un ponte su cui, tutti i partecipanti al gruppo, possono salire per esprimere ciò che sentono per narrare la propria storia, per potersi concedere di ri-narrarla a sé stessi con nuovi sguardi facendosi guidare da opportunità che non avevano mai considerato prima di ascoltare gli altri.
Condurre questi gruppi (di bambini e adulti), di cui io stessa faccio parte, in cui mi metto in gioco, mi fa stare in una posizione privilegiata di “custode di storie” e portatrice di possibilità, attraverso quel meraviglioso oggetto che è l’albo illustrato.
Tornando alla metafora del ponte vorrei ricordare che, in questa prospettiva, esso diventa un collegamento tra adulto e bambino, adulto e adulto, adulto/bambino e albo illustrato.
Ciò che rende potente queste opere d’arte, quali gli albi illustrati, è la relazione che hanno con l’essere umano in ogni fase del ciclo di vita.
Se, come sostiene Jella Lepman, i libri sono “educatori silenziosi”, prendersi cura dei bambini attraverso la letteratura è il modo migliore per accompagnarli nella crescita, dargli la possibilità di imboccare quei “ponti sospesi tra immagini e parole” (TERRUSI, 2012), come luoghi aperti, tempo di ricerca, incontro, scoperta e avventura; in questa prospettiva l’albo illustrato è uno strumento con enormi potenzialità. (VECCHINI, 2019).
dr.ssa Luana De Quattro, psicoterapeuta, biblioterapeuta, insegnante


Bibliografia:
D. Amadei, E. Sbaraglia, (2020), Nati per raccontare. Castelvecchi, Roma.
J. Lepman, (2018), Un ponte di libri. Sinnos, Roma.
M. Terrusi, (2012), Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia. Carocci, Roma.
S. Vecchini, (2019), Una frescura al centro del petto. L’albo illustrato nella crescita e nella vita interiore dei bambini. Topipittori, Milano.

martedì 23 luglio 2024

Coding, una risorsa efficace e preziosa

Viviamo nell’era dei cosiddetti “nativi digitali”, in cui i bambini, sin da piccolissimi, familiarizzano con i dispositivi offerti dal mondo della tecnologia, spesso non sufficientemente controllati dalle famiglie riguardo ai tempi di utilizzo e, man mano che crescono, anche relativamente ai contenuti, per cui si passa facilmente dall’uso all’abuso, con grossi rischi a livello fisico, cerebrale, relazionale.
Ma non per questo dobbiamo demonizzare la tecnologia che, utilizzata in modo consapevole e adeguato e, parlando di bambini, sotto l’occhio vigile degli adulti, costituisce una risorsa preziosa in ogni ambito dell’apprendimento. Gli strumenti digitali e i contenuti multimediali che popolano oggi la nostra vita quotidiana sanno catturare l'attenzione dei bambini e ragazzi e comunicare con loro in modo efficace e diretto. La tecnologia a scuola è una risorsa preziosa, capace di trasformare l’apprendimento in un'occasione di crescita agile e divertente e fornisce inoltre strumenti di qualità, in grado di promuovere l'uso della memoria, lo sviluppo della fantasia e della curiosità, assecondando i bisogni didattici degli alunni.
Nel lontano 2002 la nostra scuola ha introdotto la tecnologia e l’informatica come corso opzionale pomeridiano alla Scuola Primaria, allestendo il laboratorio informatico-multimediale con apposite postazioni per i bambini, mentre dal 2004 questa disciplina è stata inserita nel curricolo scolastico, ben prima dell’esistenza delle Indicazioni Nazionali e della legge 107/2015, chiamata anche della “Buona Scuola”.
Dal 2017 abbiamo cominciato anche con i bambini dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia, inserendo tecnologia e informatica nel “Progetto continuità” con la Primaria.
Poi, un validissimo corso di formazione per educatrici e insegnanti del settore 0-6 su “Coding e pensiero computazionale” ci ha condotto a capirne l’importanza nell’apprendimento e nella didattica. Seguendo le indicazioni della bravissima formatrice e attivandoci con l’acquisto di alcune Bee bot e la preparazione di reticolati, servendoci di storie e fiabe note ai bambini, abbiamo iniziato nel 2018 un vero e proprio progetto di coding, lavorando sempre in continuità con i bambini di 5 anni della Scuola dell’Infanzia e le prime 3 classi della Primaria. Non solo, ma abbiamo anche attuato un approccio alla pixel art, che avvicina gradualmente sempre più alla codifica ed è un’ulteriore modalità per accompagnare i bambini allo sviluppo delle competenze computazionali.
Dopo la battuta d’arresto dovuta alla pandemia e la successiva ripresa molto cauta, abbiamo continuato il percorso di tecnologia e di informatica, sospendendo momentaneamente il coding, in vista di una formazione e preparazione più approfondita e sostenuta che ci ha portato a un salto di qualità non indifferente.
Durante l’anno scolastico appena trascorso, mentre le docenti nelle varie classi hanno utilizzato il coding e la pixel art, l’insegnante di tecnologia e informatica ha reintrodotto i reticolati e le Bee bot con le classi dei più piccoli, mentre ha avviato gli alunni delle classi 4^ e 5^ all’uso della piattaforma Scratch, validissima per imparare a programmare e migliorare le proprie abilità di coding. I bambini infatti hanno imparato a programmare animazioni, giochi e storie interattive e condividere il risultato del loro lavoro con gli altri.
Qual è l’obiettivo da raggiungere e quali sono i vantaggi che gli alunni possono ricavarne? L’intento è quello di promuovere in ogni bambina e bambino la capacità di approcciarsi alle situazioni in modo analitico, di trovare e pianificare le soluzioni più adatte, dopo aver individuato i vari aspetti del problema. Il coding, infatti, si basa su attività finalizzate ad apprendere il pensiero logico e analitico orientato alla risoluzione di problemi. Di fronte a ogni situazione in cui è richiesta una procedura da elaborare, la costruzione di una sequenza di operazioni e un insieme di connessioni da stabilire, il pensiero computazionale fornisce un fondamentale supporto.
La tecnologia e le attività informatiche, come programmare un piccolo video gioco sulla piattaforma Scratch o altra simile, rendono gli alunni capaci non di programmare meccanicamente, bensì apprendendo, attuando delle strategie mentali per risolvere situazioni.
C’è inoltre un altro risvolto di fondamentale importanza: il coding favorisce l’apprendimento cooperativo perché viene utilizzata con frequenza la modalità di lavoro in gruppo o in coppie e questo permette ai bambini di potenziare le proprie abilità sociali, ma anche di rafforzare la loro autonomia perché, come dice Vygotskij, “ciò che i bambini sanno fare insieme oggi, domani sapranno farlo da soli”.
Il coding, infine, è un prezioso alleato per quanto riguarda l’inclusione, perché attira e coinvolge i bambini con fragilità e bisogni speciali e permette di attivare la classe o sezione in modalità diversificata, permettendo a questi bambini di acquisire con più facilità competenze di tipo matematico e di orientamento spaziale.
Per concludere, la bellezza e il valore aggiunto del coding stanno nel fatto che non si tratta di una particolare disciplina, ma di un metodo didattico, che ha due fondamentali caratteristiche: la trasversalità e l’interdisciplinarietà. Possiamo pertanto utilizzarlo sicuramente nella sfera logico-matematica, ma anche in quella linguistico-narrativa, nell’ambito dell’arte, utilizzando la pixel art, ma anche in quello della geografia, della storia, dell’attività motoria, e così via. Spesso a scuola costruiamo grandi reticolati con scotch carta sui pavimenti e le Bee bot sono sostituite da bambini che rivestono il ruolo di pedine viventi, mentre i “programmatori” forniscono le coordinate di movimento e danno le indicazioni necessarie per raggiungere la meta.
Per il prossimo anno scolastico ci siamo prefissi un’ulteriore sfida: approdare alla robotica, ancora più coinvolgente per i bambini, che dovranno impegnarsi a costruire e programmare piccoli robot. L’obiettivo è quello di condurli sempre più al “learning by doing”, potenziando le loro capacità di decodificare i linguaggi della programmazione, imparando a prendere dimestichezza con istruzioni sequenziali e metterle in pratica.
Sento già in me la… scossa elettrica dell’entusiasmo e vedo gli occhi dei bambini luccicare per la soddisfazione!
La coordinatrice Suor Mariapaola Campanella

lunedì 15 luglio 2024

La continuità, un valore inestimabile

La continuità ha nella vita della scuola un’importanza fondamentale, che viene spesso sminuita e presa in considerazione quasi solo in vista dei passaggi dei bambini da un ordine di scuola all’altro. È una visione alquanto riduttiva rispetto al valore molto più ampio e incisivo che può avere la continuità, se attuata in tutta la sua accezione e la sua ricchezza.
Il concetto di continuità educativa, che ha un significato più vasto rispetto alla continuità didattica, si riferisce a una dimensione di sviluppo e maturazione di ogni bambina e bambino, che avviene in maniera graduale e attraverso fasi successive, in cui quelle che seguono sono il prodotto di quelle precedenti.
La continuità, pertanto, è dotata di un valore irrinunciabile, a patto che si tengano presenti tutte le articolazioni possibili, sia di tipo pedagogico-didattico che organizzativo.
Lavorare in un istituto scolastico che abbia al suo interno vari ordini di scuola, a cominciare dai servizi educativi 0-3 sino alla Scuola Primaria, ai fini del lavoro di continuità è una risorsa preziosa, di cui non tutti possono fruire, soprattutto per motivi logistici, poiché in molti casi i plessi scolastici sono ubicati in posti diversi.
Alla scuola San Francesco di Sales abbiamo sempre attuato percorsi di continuità, inizialmente volti soprattutto a facilitare i passaggi dei bambini da un ordine di scuola all’altro, progettando momenti di lavoro insieme e spazi condivisi fra nido e infanzia, fra infanzia e primaria per dare l’opportunità ai bambini di conoscere la realtà dell’ordine di scuola successivo, gli insegnanti e gli ambienti. Questa fase, articolata in più giornate e in varie attività concordate fra le insegnanti ed educatrici, era poi sempre seguita dall’organizzazione degli Open Days aperti alle famiglie e finalizzati alla scelta della futura scuola.
Dopo la promulgazione della Legge n. 107 del 13 luglio 2015 con cui lo Stato ha istituito il “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni”, reso poi attuabile col Decreto Legislativo n. 65 del 13 aprile 2017, il team pedagogico di educatrici del Nido e docenti della Scuola dell’Infanzia ha intrapreso percorsi di formazione e ha cominciato a sperimentare l’attuazione del Polo Zerosei. Ma con la pubblicazione delle “Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei” del novembre 2011 si è dato vita non solo a momenti formativi più intensi e mirati, ma anche a gruppi di lavoro misti, composti da educatrici e docenti, per la stesura in un vero e proprio Progetto Polo Zerosei d’istituto, in cui il discorso della continuità ha un ruolo veramente centrale.
Cominciando a lavorare insieme, a progettare collegialmente percorsi educativi e didattici comuni, a programmare momenti di attività in cui i più piccoli lavorano con i più grandi, riprogettando gli spazi interni ed esterni perché possano essere fruibili da tutti, a un certo punto ci siamo posti la domanda: «Perché zerosei e non zeroundici, dal momento che la nostra realtà scolastica comprende anche la scuola Primaria?».
E così abbiamo allargato i nostri orizzonti con l’obiettivo di assicurare una continuità ad ampio raggio, che permetta ad ogni bambina e bambino:
-di sentire “suo” ogni ambiente dell’edificio scolastico, sentendosi “a casa” ovunque, in grado di “abitare” e vivere a 360° la sua scuola;
-di applicare ogni giorno il vecchio proverbio africano «per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio», facendo sì che ogni bambina e bambino si senta al centro di relazioni positive non solo con i compagni, le educatrici o insegnanti del proprio gruppo, ma con tutti gli altri bambini e figure adulte della scuola; attuare in pratica quello che le Linee pedagogiche su citate chiamano “ecologia delle relazioni”, non solo in riferimento al settore Zerosei, ma aprendolo a tutta la scuola.
Il lavoro di continuità, pertanto, non è più relegato solo a momenti particolari, come in occasione delle giornate di Open Day, ma è parte integrante di tutto l’anno scolastico. Il curricolo verticale d’istituto e il Progetto Polo Zerosei sono costruiti collegialmente in questa ottica, inoltre ogni anno si sceglie una tematica trasversale e multidisciplinare, che non solo fa da “trait-d’union” tra le varie discipline o attività educative, ma coinvolge tutta la scuola in progetti e lavori fra gruppi misti. I temi trattati riguardano sempre gli ambienti della natura, la sostenibilità, la salvaguardia, facendo riferimento all’Agenda europea 2030.
È facile, girando per la scuola, imbattersi in gruppi di lavoro di età molto diverse, in cui ai bambini della classe 4^ affiancano i “cuccioli” di due anni, o in una sezione di scuola dell’infanzia il gruppo dei “nanetti” più piccoli o una classe di più grandi e via dicendo. Sono esperienze bellissime e irrinunciabili.
Questo percorso sta facendo crescere molto anche il team di insegnanti ed educatrici, nelle reciproche relazioni, nel saper progettare e lavorare insieme, nel verificare i percorsi fatti con l’aiuto di una adeguata documentazione, nel realizzare, insomma, un buon lavoro di squadra.
In tutto questo le famiglie dei bambini sono non solo informate, ma coinvolte attivamente, vivendo con loro momenti laboratoriali, condividendo i loro spazi in varie occasioni dell’anno e avendo l’opportunità di rendersi conto, attraverso la documentazione visiva, dei percorsi fatti.
Valorizzare e curare in ogni aspetto la continuità nella scuola è un investimento che non ha prezzo e i risultati che si raccolgono sono veramente sorprendenti, cominciando dal clima sereno che si respira in ogni ambiente, ma anche per le competenze che i bambini raggiungono e la capacità di entrare in relazione con gli altri, sviluppando abilità di cooperazione e di mentoring.
La coordinatrice Suor Mariapaola Campanella

venerdì 21 giugno 2024

Lo “spazio appartamento” dei piccoli

Chi non ricorda l’incanto degli ambienti raffigurati dalla maestria disneyana in quel capolavoro che è stato il film di “Biancaneve”? Sette seggioline intorno al tavolo, sette piccoli bicchieri, piatti, posate, una cucina artigianale su misura, e poi i lettini, i comodini, tutti gli elementi dell’arredo… in una atmosfera sognante!
Ecco, sembra questa l’atmosfera che si crea nello “spazio appartamento” dei piccoli, dove loro diventano i protagonisti a 360 gradi per la gestione delle attività che caratterizzano la vita quotidiana di una casa “in miniatura”.
Rappresentare: è la capacità di riprodurre, con qualsiasi forma espressiva, figurativa o plastica, elementi riferiti alla realtà oggettiva. Ricostruendo gli ambienti domestici si fornisce uno spazio di rappresentazione che consente una molteplicità di schemi derivati dalla fantasia dei bambini, che amplificano quelli appresi nella realtà familiare di ciascuno di loro. Diventa possibile operare un’assunzione di ruoli che, stravolgendo le dinamiche reali, consente di veicolare costruzioni simboliche fortemente significative all’interno di uno spazio ludico, di per sé rassicurante e riconoscibile.
In questo modo, giocare nell’appartamento dei bambini diventa, per le operatrici e gli operatori della scuola dell’infanzia, un’occasione irripetibile per cogliere sfumature del vissuto quotidiano che viene riportato nella rappresentazione di ciascuno, sulla scorta del modeling proprio, mostrando i limiti ma anche le potenzialità e le aspettative riprodotte nel canovaccio messo in scena ogni qualvolta si accede a questo spazio.
Diventa, così, possibile, entrando in punta di piedi nel gioco, lasciarsi trasportare dal gioco stesso e fornire nuovi stimoli, ampliare gli schemi e restituire ai piccoli protagonisti del momento il riconoscimento delle loro potenzialità, sulle ali della fantasia.
Angela Melillo

domenica 7 aprile 2024

Laboratorio “Oggi decido io”. La bellezza del “fare da soli” ma… insieme

Tra le finalità che le Indicazioni Nazionali del 2012 individuano per la Scuola dell’Infanzia, ha un notevole rilievo il promuovere nei bambini e nelle bambine lo sviluppo dell’autonomia, spiegando che cosa significa questa conquista: «avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; provare soddisfazione nel fare da sé e saper chiedere aiuto o poter esprimere insoddisfazione e frustrazione elaborando progressivamente risposte e strategie; esprimere sentimenti ed emozioni; partecipare alle decisioni esprimendo opinioni, imparando ad operare scelte e ad assumere comportamenti e atteggiamenti sempre più consapevoli».
Tutti sappiamo che l’espressione “Aiutami a fare da solo” è uno dei più grandi insegnamenti di Maria Montessori e possiamo quasi dire che queste poche parole sintetizzano un po’ tutta la sua linea pedagogica, che mira a stimolare l’indipendenza e la libertà di scelta del bambino, favorendone lo sviluppo del senso di responsabilità e consapevolezza.
Il laboratorio “Oggi decido”, sperimentato dall’anno scorso in modo molto proficuo, non solo è un momento educativo in cui ogni bambino o bambina coglie la sfida di scegliere e organizzare delle attività in piena autonomia, mettendo alla prova se stess*, ma anche un momento di cooperazione con i coetanei, provenienti anche dalle altre sezioni e di età diverse. Offre inoltre alle insegnanti una grande opportunità per preziose osservazioni di cui fare tesoro nel quotidiano svolgimento delle giornate scolastiche, approfondendo la conoscenza e le abilità di ogni bambin* e il suo modo di relazionarsi con gli altri. 
Condividendo con me le sue osservazioni e riflessioni, la maestra Giulia scrive: «Vorrei continuare a vivere l'esperienza del laboratorio “Oggi decido io” perché mi offre sempre interessanti spunti di riflessione. È una grande occasione per osservare l'autonomia e il senso di autoefficacia dei bambini, che in diversi contesti, nelle attività quotidiane, a volte con tempi più brevi, appaiono meno in evidenza, difficili da cogliere con sicurezza. Alcuni bimbi, appena fatto il loro ingresso, hanno esordito chiedendo: “Cosa dobbiamo fare?”, con l'espressione scettica e un po' preoccupata di chi si sente senza una guida, di chi non ha un'indicazione precisa da seguire. “Quello che volete, con i materiali che preferite, nel modo che vi piace” ho risposto io, e a quella risposta uno di loro ha replicato: “Allora mi fermo un attimo e ci penso”. Si sono poi formati diversi sottogruppi: in un caso tre amiche, provenienti dalla sezione Gialla, una volta scelti i materiali che sembravano loro più interessanti, si sono organizzate sul lavoro da svolgere e si sono addirittura divise i compiti, facendo oltretutto attenzione a non sprecare carta. Appare molto più chiara anche la capacità di attenzione e concentrazione di ogni bambin*: i bimbi dal temperamento più calmo sono rimasti concentrati molto più a lungo sulla stessa attività, mentre, invece, i bimbi più vivaci hanno voluto provare subito attività diverse, per poi fermarsi in un secondo momento su quella preferita. Sono stati molto evidenti i percorsi di autoregolazione e autovalutazione dei bimbi durante tutto il periodo delle attività e anche l’aspetto emotivo del momento. Guardavano soddisfatti le loro opere, chiedendo però l'approvazione dell'insegnante o del loro amico seduto lì vicino. Alla mia domanda “Sei soddisfatto? Ti piace?”, non solo hanno risposto affermativamente ma hanno anche saputo motivare la loro risposta. Offrendo loro svariati tipi di materiale, ne hanno potuto sperimentare in maniera totalmente libera e indipendente l’utilizzo e l’efficacia secondo l'obiettivo che si erano dati: “La colla è troppo appiccicosa su questa carta (carta velina)…. Prendo quest'altra (cartoncino)”. Una bambina mi ha colpito in particolare modo perché, dopo essere stata per molto tempo impegnata a ritagliare piccoli pezzetti di carta di vario colore e incollarli sul foglio, alla domanda della sua amica che le chiedeva cosa avesse rappresentato, lei ha risposto: “Non lo so cosa ho fatto…Anzi sì, ho fatto quello che sentivo”».
Che dire se non che ogni frase, anzi ogni parola, va presa in considerazione da tutto il team pedagogico per diventare motivo di riflessione, di confronto e di valutazione del percorso in atto?
Alla voce della maestra Giulia si aggiunge quella della maestra Viola: «Liberi di muoversi negli ambienti delle tre sezioni e di adoperare il materiale destrutturato messo a disposizione, i bimbi e le bimbe imparano a gestire e ad organizzare il proprio tempo e le loro attività, scevri da condizionamenti esterni e ad utilizzare oggetti e strumenti a loro piacimento, implementando parallelamente la fantasia e l’immaginazione. Questo crea un vero e proprio circolo virtuoso che ha un impatto estremamente positivo sul bambin* che, diventando protagonista attiv* delle proprie scelte e facendo da sé, acquisisce maggiore consapevolezza e fiducia nelle proprie abilità, mostrandosi sempre più consci* nell’utilizzo della componente spazio-tempo».
Anche la maestra Assunta, che accompagna ogni volta il laboratorio con un delicato e rilassante sottofondo musicale, mi comunica il suo entusiasmo e la sua soddisfazione nel vedere i bambini e le bambine lavorare in un clima di cooperazione in cui i più grandi aiutano i più piccoli, insegnando loro tecniche e strategie e prendendosene cura, non con l’aria di chi, essendo più grande, ne sa di più, ma con un fare amorevole e protettivo. 
Non mi dilungo e concludo, ma ci sarebbe ancora molto da dire per esprimere la nostra meraviglia che si rinnova sempre perché i bambini non finiscono mai di stupirci col loro mondo magico e pieno di sorprese e noi ci emozioniamo ogni volta, sperimentando con i nostri occhi veri e propri…miracoli!
Suor Mariapaola Campanella e le docenti del Polo Zerosei

domenica 24 marzo 2024

“Non siamo solo donne, siamo storia”

“Non siamo solo donne, siamo storia”
Incontro di bibliolettura interattiva sulla discriminazione di genere Presso il Municipio roma xiii aurelio con le scuole del territorio
a cura di Dario Amadei e Elena Sbaraglia

giovedì 14 marzo 2024

A scuola in compagnia delle storie dal Nido alla Primaria

È sempre motivo di grande gioia e soddisfazione, per chi ha il compito delicato e talvolta gravoso di coordinare una scuola, raggiungere obiettivi e traguardi desiderati e vedere con immenso piacere e quasi con occhi increduli, l’intero team di docenti ed educatrici intraprendere un importante percorso unitario con risultati veramente incredibili.
Quest’anno tutti e due i settori del nostro istituto scolastico San Francesco di Sales: il Polo Zerosei, con Nido e scuola dell’Infanzia, e la Scuola Primaria si sono lasciati avvolgere dal meraviglioso vortice delle storie e, in base all’età e al livello scolastico, stanno maturando percorsi di crescita davvero sbalorditivi.
Diciamo che all’origine di questo piccolo “miracolo” ci sono i nostri due carissimi amici – ormai chiamarli esperti o formatori è riduttivo, dato il rapporto di amicizia creatosi con tutto il team – Dario Amadei ed Elena Sbaraglia. In realtà la loro presenza e attività nella nostra scuola, attraverso i laboratori di narrazione e scrittura creativa, ha vent’anni di vita, senza interruzioni, come abbiamo narrato nel libro scritto insieme A scuola di storie ed è bellissimo pensare che, allo scadere di questo ventennale, ci sia stata un’immensa fioritura, che si è estesa a tutta la scuola. Finora solo un paio di classi della Scuola Primaria si erano impegnate a fare, anno dopo anno, questa bellissima esperienza con Dario ed Elena. Nel settembre 2022, con l’inaugurazione del Polo Zerosei, ecco arrivare la svolta: l’attuazione di un corso di formazione sulla bibliolettura interattiva e narrazione emotiva (metodo BiNe) per le educatrici e docenti del Polo Zerosei. L’intento era quello di offrire loro principi e strumenti adeguati a porgere le storie ai propri bambini, stimolandone l’interesse, facendo maturare in loro la capacità di ascoltare, ma anche mettersi in ascolto del loro raccontarsi attraverso le storie. A distanza di un anno, nel settembre 2023, il corso di formazione è stato programmato per tutto il personale della scuola, inizialmente il primo livello per la Primaria e successivamente il secondo livello per tutti.
Fin dall’inizio è stato evidente l’interesse e il coinvolgimento dell’intero team che, dopo aver seguito con attenzione Dario ed Elena e la ricchezza dei contenuti che ci offrivano, si è messo in gioco impegnandosi in un enorme cerchio magico. Ne è nata una storia, iniziata con l’incipit suggerito da Dario stesso e proseguita con le idee che fluivano, come una cascata zampillante, dal cassetto della fantasia di ciascuno, nel rispetto della tecnica “step by step” appena appresa. La storia della maestra Samantha è diventata poi un racconto che ogni insegnante ha portato nella propria classe o sezione, accolto dai bambini che lo hanno personalizzato, concluso in modi diversi, rappresentato in sequenze con bellissimi disegni, alcuni hanno cercato e portato a scuola gli oggetti che facevano parte della storia. Si sono attivati veri e propri percorsi educativi, emozionali e didattici, condivisi alla fine con i genitori, classe per classe. 
Questa è stata la partenza della nostra avventura con le storie, proseguita poi in ogni settore della scuola con modalità diverse. Per i piccoli del Nido 12-14 e 24-36 mesi l’appuntamento quotidiano con le storie è il momento in cui vengono completamente rapiti dal racconto, dal coinvolgimento fisico ed emotivo che ne scaturisce e questo grazie anche alla capacità delle educatrici di accompagnare la narrazione con diverse intonazioni di voce, la mimica facciale, i movimenti, il sottofondo musicale. È meraviglioso osservare i bambini che ascoltano una storia, mi fanno pensare a una nidiata di uccellini col becco spalancato in attesa di essere imbeccati dalla mamma. Hanno un’espressione attenta e concentrata con gli occhioni grandi grandi che fissano l’educatrice-narratrice e le bocche aperte.





I bambini della Scuola dell’Infanzia, un po’ più grandi, non solo ascoltano le storie che la maestra racconta, le rappresentano con i disegni, a volte le drammatizzano, ma ne costruiscono tante loro stessi, con la sapiente guida dell’insegnante, nel rispetto della tecnica “step by step”.
C’è poi da aggiungere anche che, diventati Polo Zerosei bilingue, ogni giorno alcune piccole storie vengono raccontate anche in lingua inglese e i bambini le apprezzano molto.
Per quanto riguarda la Scuola Primaria, la nostra più grande soddisfazione è che, classe dopo classe, tutte hanno vissuto la bellissima esperienza del laboratorio narrativo con la tecnica “step by step”, guidati da Dario ed Elena. Anzi, la cosa molto bella è che si sono inseriti nel nostro progetto annuale, verticale e multidisciplinare, sul tema “La natura è bellezza”. Dopo aver trattato negli anni scorsi la natura da tanti punti di vista, quest’anno abbiamo puntato all’aspetto della bellezza e alle sensazioni ed emozioni che proviamo davanti a tanti spettacoli della natura. Abbiamo conosciuto persone che amano rappresentare con colori e pennelli non solo quello che vedono con gli occhi, ma soprattutto quello che vedono col cuore ed ecco dedicarci alla scoperta della natura attraverso i dipinti di grandi pittori. Quadri di impressionisti francesi e non solo sono passati sotto i nostri occhi, esaminati nei particolari, riprodotti dalle mani dei piccoli pittori in erba. Dario ed Elena nei laboratori ogni volta hanno proposto un quadro che, proiettato sul monitor interattivo, ha avuto la funzione di trigger e di lì è partita la storia. Sono racconti meravigliosi, che fanno toccare con mano come la fantasia dei bambini sia infinitamente più ricca di quella di noi adulti. Sono anche racconti che rivelano non solo una buona abilità nello scrivere, ma anche capacità di problem solving e di lavorare in gruppo, confrontandosi, ricercando insieme le parole più adeguate, rispettando e valorizzando le idee dei compagni. 

Che dire? Stiamo toccando con mano ogni giorno che “l’interazione che la narrazione creativa genera fa sperimentare ai bambini un senso di efficacia personale e di piacere, perché li fa sentire riconosciuti e confermati. La narrazione aiuta a riflettere, a produrre idee e a identificarsi con l’altro”. (Amadei D. e Sbaraglia E., Nati per raccontare, Roma, Castelvecchi Ed. 2020, pag. 22).
La coordinatrice Suor Mariapaola Campanella

giovedì 7 marzo 2024

I primordi del Metodo BiNe: è possibile fin dalla sezione piccoli al nido?

Ben trovati a Tutti Voi lettori, ascoltatori, narratori, cacciatori di storie…
Oggi sono qui a raccontarvi la mia esperienza come educatrice e portavoce del metodo BiNe fin dal nido.
Gli scorsi anni ho avuto modo di portare questo metodo di bibliolettura interattiva e narrazione emozionale prima nella sezione dei medi e successivamente in quella dei grandi dove i semi del lavoro svolto l'anno precedente hanno dato i loro frutti migliori!!!
Quest'anno nella sezione piccoli (con bimbi dai pochi mesi fino ad un anno) era una vera e propria impresa e un’ardua sfida pensare ad una possibile ed eventuale applicazione del metodo BiNe.
La risposta è arrivata da sè nel corso dei primi mesi…
Vista l’età dei bambini ancora troppo piccoli per questo approccio, insieme al Gruppo Educativo con cui lavoro abbiamo pensato di creare una piccola biblioteca (fuori la sezione) con dei consigli di letture per i genitori che affrontassero temi come la genitorialità, l’ambientamento al nido… che fossero per loro stimolo di riflessione e toccassero le corde di quei sentimenti che stavano affrontando e vivendo nei primi mesi di inserimento. In seguito, quelle stesse letture sarebbero potute diventare argomento di discussione, confronto e condivisione in incontri nel "cerchio magico". 
Passano i mesi e qualche bimbo/a ha compiuto il primo anno di vita e qualcun altro si è evoluto, liberandosi dalla mera soddisfazione dei soli bisogni primari e aprendosi all'ambiente e all'altro da sé.
Ecco il momento per intravedere l'alba del metodo BiNe.
Vista, comunque, ancora la tenera età dei bambini/e, il racconto di una storia sarebbe stato ancora troppo pretenzioso, forse… le loro capacità attentive e cognitive sono ancora in sviluppo e altamente radicate alla realtà circostante e legate saldamente a tutti e cinque sensi.
Si è valutato allora di dar loro un primo approccio alla lettura e al racconto di storie utilizzando alcuni libricini musicali che, fornendo loro, oltre al supporto visivo, anche quello sonoro, sono riusciti a catturare il loro interesse.
Ed eccoci arrivati a metà anno… Oltre ai libri sonori, stiamo utilizzando anche semplici libricini, storie brevi che stanno dimostrando di catturare l'attenzione e di essere propedeutici ai percorsi successivi in cui la narrazione di storie fungerà da trigger per l’attivazione di pensieri ed emozioni intimi e poi condivisi nel "cerchio magico" che è il fulcro del metodo BiNe.
Mi chiedete se è possibile intraprendere un percorso di bibliolettura interattiva e narrazione emotiva fin dal nido?
La mia risposta è: ASSOLUTAMENTE SI!
E cominciare a porre le basi di questo metodo fin dalla sezione dei piccoli non è una chimera, perché instillare nei bambini anche così piccoli la capacità e l'attenzione all'ascolto, l'interesse ed il piacere per la narrazione, la possibilità di instillare pensieri ed emozioni sono le basi fondamentali per la costruzione di quella che Bruner definisce l'intelligenza narrativa, che permetterà loro nel corso dell'evoluzione di essere soggetti protagonisti delle proprie e delle altrui storie.
Ilaria Dalmastri

lunedì 4 marzo 2024

L’arte è il caleidoscopio che da senso al nostro agire educativo

Se è vero che l’arte è quel “complesso di regole ed esperienze elaborate dall’uomo per produrre oggetti o rappresentare immagini tratte dalla realtà o dalla fantasia”, chi meglio dei bambini ha le carte in regola per esserne rappresentante? Quante volte li vediamo trasformare un oggetto in qualcos’altro che serve al loro gioco rappresentativo, o raffigurare qualcosa che solo ai loro occhi assume un significato simbolico? 
Ecco come nasce il progetto di mettere nelle mani dei nostri bimbi pitture famose di grandi artisti per lasciarle plasmare, a loro piacimento, e trarne opere nuove, in una rinnovata generazione naif.
Inutile dire che diventa un susseguirsi di invenzioni, in cui il divertimento si mescola, come i colori di una tavolozza, alla ricerca di forme e suggestioni che si animano di una propria vitalità e, come prendessero per mano i piccoli artisti, li rendono artefici di creazioni originali.
Così è nato il Progetto “Arte ed emozioni a Carnevale”, con l’intento di raffigurare le emozioni suscitate nei bambini della scuola d’infanzia dalla presentazione delle varie opere artistiche. E il Carnevale è diventato una vera e propria sfilata fantastica! Per una magia guidata dalle bacchette magiche delle infaticabili insegnanti le tele di Klimt, Mirò, Van Gogh, Pollock, Banski, Monet e Haring sono diventate musa ispiratrice per gli aspiranti pittori nel rappresentare la rabbia, la paura, la tristezza, la felicità, la calma, l’amore. L’impresa è diventata una festa multicolore, che ha visto protagonisti sia i più abili, sia i meno abili, perché anche i bambini con disturbo di sviluppo hanno dato il meglio di sé: l’arte non mette da parte nessuno, c’è spazio per tutti affinché si possa esprimere la propria emozione! Esplorare il mondo dell’arte in questa fase delicata dello sviluppo ha inoltre effetti profondi e molteplici: 
- Espressione e comunicazione: attraverso l’arte, i bambini imparano a esprimere se stessi, le proprie emozioni e il loro mondo interiore. Il disegno, la pittura e altre forme creative diventano un linguaggio attraverso il quale comunicano con il mondo esterno. 
- Sviluppo cognitivo e linguistico: l’arte stimola la mente dei bambini, migliorando le loro capacità espressive e cognitive. Attraverso il disegno, la manipolazione di materiali e l’osservazione di opere d’arte, sviluppano la memoria, l’immaginazione e la comprensione del mondo che li circonda.
- Consapevolezza di sé: creare arte permette ai bambini di esplorare la propria identità. Osservando le proprie opere, imparano a conoscere se stessi, a riconoscere le proprie preferenze a sviluppare una sana autostima. 
- Potenzialità creative: l’arte libera la creatività innata dei bambini. Attraverso il gioco, la sperimentazione e la produzione artistica, scoprono nuove possibilità e imparano a pensare fuori dagli schemi. 
- Sviluppo sensoriale: l’esperienza artistica coinvolge tutti i sensi. I bambini toccano, vedono, ascoltano e sentono i materiali, apprendendo attraverso l’interazione diretta con il mondomateriale. 
- Rispetto per la diversità culturale: attraverso l’arte, i bambini entrano in contatto con stili e periodi storici. Questo li rende più aperti e rispettosi verso le differenze.
- Apprendimento ludico: l’arte è un gioco serio. I bambini imparano divertendosi, senza sentirsi sotto pressione. Questo approccio ludico favorisce l’apprendimento spontaneo e naturale.
Il tutto è culminato nella baraonda finale in piazza, con danze e canti, con la coreografia delle magliette artistiche, insieme ai genitori, compiaciuti per i loro piccoli creativi, sotto gli occhi divertiti della gente, coinvolta in un Carnevale illuminato da una luce nuova.
Angela Melillo

domenica 14 gennaio 2024

Una sorpresa di Natale

È la notte di Natale. Sono a letto e a un certo punto sgrano gli occhi pensando che sia mattina; guardo la sveglia e con aria delusa capisco che non è così. Sento camminare per il corridoio; a ogni passo che se
nto, la casa si scuote. Mi batte il cuore all’impazzata. Un pianto mi fa saltare dalla paura. Allora, armata di cucchiarella di legno (perché fa più male) e di coperchio (che userò come scudo), mi incammino verso il corridoio pieno di giocattoli sparsi qua e là. Li ho scavalcati uno dopo l’altro. Proprio in quel momento provo un dolore inimmaginabile, perché avevo sbattuto il mignolino del piede allo spigolo della libreria.
Non potevo urlare o piangere: avrei svegliato tutti, quindi mi sono limitata a un piccolo “Ahi!!” detto a bassa voce. Botta al mignolino o non botta al mignolino – preferirei la seconda opzione – non mi posso arrendere e, saltellando su una gamba, arrivo davanti alla sala da pranzo, dove spicca solo la luce dell’albero messo in un angolino. Sotto di lui mi sento piccola come una formichina. Mi trasmette le emozioni del Natale: amore, allegria e spensieratezza. 
Sento piangere di nuovo, stavolta più vicino: proviene dal presepe. Mi avvicino e vedo una scena mai vista prima: era nato il Bambinello. Quei passi pesanti che sentivo erano quelli dei numerosi pastori che andavano verso la capanna. 
Una lacrima mi scende dal viso e capisco che sarebbe stato quello il Natale più magico ed emozionante di tutta la mia vita.
Elena, classe quinta dell'Istituto San Francesco di Sales

TOC TOC... Natale è arrivato

Natale è arrivato insieme a un'enorme valigia che sta per scoppiare. Però non capisco che cosa sta facendo, ma... la sta aprendo! Tutto a un tratto ha addobbato il mondo. Palazzi, prima spenti e rovinati, si sono riempiti di luci che ti donano accoglienza, strade prima vuote ora sono inondate da bancarelle colorate. La gente, anche se non ti conosce, ti dice: “Buon Natale!”. Però... il signor Natale sta tirando fuori un'altra cosa, la maneggia delicatamente, non so dargli una forma, è solo un po' rossastra. L'ha liberata nell'aria come se non vedesse l'ora di donarla al mondo. Ho capito cos'è, è l'amore, la voglia di stare insieme, l'amicizia in famiglia, l'attesa dei parenti perché non vedi l'ora di abbracciarli, l'attesa dei regali come gesto di gentilezza e l'attesa di Gesù, dell'amore che dona nei nostri cuori. Il Natale sta richiudendo la sua stratosferica valigia. A me dispiace ma deve andare. a malincuore, salutandomi mi dice: “Ci vedremo il prossimo anno!”, E con l'ultimo addobbo rimanente se ne va, mentre scompare nel nulla.
Sofia, classe quinta Istituto S. Francesco di Sales

venerdì 5 gennaio 2024

Lo spazio come terzo comunicatore

Lo spazio come terzo comunicatore. No, non è un errore di battitura, non volevamo scrivere lo spazio come terzo educatore, volevamo scrivere proprio “comunicatore” perché quando si tratta di relazioni e stili comunicativi, anche gli spazi parlano, hanno un loro linguaggio, sono un mezzo di comunicazione. Se consideriamo gli spazi che abitano i bambini e le bambine nei nidi e nelle scuole dell'infanzia (ma vogliamo dire anche nelle case e nei luoghi pubblici) questi devono avere un linguaggio chiaro, semplice, riconoscibile nell'immediato, perché il bambino e la bambina possano avviare un dialogo di fruibilità e di agiatezza. Cosa significa?
Che se noi basiamo la centralità del bambino sulla sua autonomia, questa può essere esercitata solo se noi adulti rendiamo gli ambienti identificabili per il loro uso, distinguibili tra un angolo e un altro in modo che non si crei confusione nel bambino e nella bambina che stanno ricevendo un messaggio, sperimentando quella funzionalità, quell'abitabilità dello spazio. In un angolo morbido, il tappeto e i cuscini comunicano al bambino e alla bambina rilassatezza, riposo, calma. In un angolo di loose parts, i materiali destrutturati comunicano offrendo opportunità e soluzioni. In un angolo di giochi d'acqua, la comunicazione sarà gioiosa, caotica, molto coinvolgente da un punto di vista emotivo.
Se consideriamo, invece, gli spazi abitati da noi adulti, per gli incontri con le famiglie, piuttosto che quelli per le riunioni tra colleghe e colleghi, la comunicazione spaziale dovrà essere priva di equivoci, di sovrapposizioni, riservata. Lo spazio non dovrà avere ostacoli fisici, bisognerà predisporre l'ambiente con il giusto numero di oggetti (sedie, appoggi vari), esattemente per il giusto numero di persone che lo abiteranno. In questo modo, il luogo, prima ancora che la nostra voce, parlerà di accoglienza, di attesa dell'incontro, di condivisione e di comprensione e distenderà gli animi se, magari, sono preoccupati, o contrariati.
Dario Amadei e Elena Sbaraglia

Giù le mani da Mickey Mouse

È scoccata la mezzanotte del 1 gennaio 2024 e Topolino e Minnie versione Steamboat Willie del novembre 1928 hanno perso la protezione del copyright. Cosa significa? Che ora, chiunque, può usare quel Topolino e quella Minnie (ma attenzione, solo quelle rappresentazioni che negli anni hanno subito evoluzioni e rimodellamenti, come abbiamo scritto nel nostro libro Mickey Mouse la vera storia del topo più famoso del mondo, Graphofeel edizioni, 2022) e trasportarlo su un altro set che non sia il battello a vapore, ma magari un horror, o peggio, una scena pornografica.

Intanto, si legge in rete, è già pronto un videogioco che uscirà nel 2025 ambientato in un'atmosfera di gangster americani degli anni trenta. Sappiamo che nel 1998 il Congresso aveva approvato una legge “Salva Topolino”, la Mickey Mouse Protection Act, che prorogava la scadenza del copyright di vent'anni, dai settantacinque ai novantacinque, arrivando appunto alla scadenza del 2023. In quest'epoca, rispetto agli anni novanta, gli interessi sono cambiati, il web ha un potere immenso, in tanti beneficieranno della scadenza del copyright e probabilmente sarà molto difficile, se non impossibile, per la Disney ottenere un'altra proroga.
La nostra posizione su questo argomento così spinoso è ben precisa: riteniamo che l'immagine di Topolino debba essere difesa con tutti gli strumenti possibili da coloro che vorrebbero distorcerla e infangarla. Mickey non è semplicemente il personaggio di un fumetto, ma viene percepito, nell'immaginario collettivo, come una persona reale che è nata e cresciuta attraversando quasi cento anni di storia in maniera dignitosa, dimostrando una grande moralità in tutti i campi. Descriverlo in una storia splatter come un mostro significa calunniarlo e fare del male ai tanti bambini e ragazzi del ventunesimo secolo che hanno il diritto, come i loro genitori e i loro nonni, di vivere la magia incontaminata dell'universo di Topolino.

Qui il link per ascoltare il nostro intervento al riguardo su Radio Cusano Campus 
Dario Amadei e Elena Sbaraglia