Un giorno qualunque di Alfredo Tagliavia
Alfredo
Tagliavia è nato a Roma nel 1978.
Dottore di
ricerca in Pedagogia, attualmente insegnante precario, ha svolto diversi viaggi
di studio in Brasile. Per i tipi della EMI ha pubblicato il libro L’eredità di
Paulo Freire. Vita, pensiero, attualità pedagogica dell’Educatore del mondo
(2011). Per le edizioni IPOC ha tradotto il testo del filosofo brasiliano Marco
Heleno Barreto Immaginazione simbolica. Riflessioni introduttive (2012). Di
recente uscita è il suo primo libro di narrativa Un giorno qualunque (edizioni
Book Publish), una raccolta di racconti a sfondo pedagogico, ambientati fra
Italia e Brasile.
Tra le sue
passioni anche la musica, si dedica all'insegnamento della chitarra. Michela
Zanarella lo incontra per la rubrica "Confidenzialmente".
D- Sei l'autore
di "Un giorno qualunque" raccolta di racconti ambientati tra l'Italia
e il Brasile. Cosa ti ha
portato a scrivere questo libro e perchè hai scelto il Brasile come
ambientazione ai tuoi scritti?
Scrivo
pensieri e riflessioni personali da quando ero un adolescente, ma ho cominciato
a farlo con maggiore consapevolezza dal 2009: superati i trent’anni e terminato
un dottorato di ricerca, mi è sembrato per la prima volta di aver accumulato
una serie di esperienze di vita da raccontare, per poterle così condividere.
Tra queste esperienze, proprio il prolungato viaggio di studio nella capitale
del Nordest brasiliano, Recife - una delle città più povere ma anche più ricche
di cultura popolare, dove si respira davvero il “Brasile profondo” - mi ha dato
l’ispirazione decisiva per concepire l’idea della raccolta di racconti.
D- Italia e
Brasile due mondi diametralmente opposti, ma con affinità elettive similari,
concordi con questa mia supposizione?
Sono
d’accordo: l’idea che mi sono fatto, in seguito ai miei viaggi, è che l’Italia
e il Brasile siano due realtà simili, ma che attraversano fasi storiche
opposte. L’Italia è in fase di contrazione, il Brasile invece è in grande
espansione. Al di là di queste congiunture storiche e socio-economiche
differenti, vedo il tratto che accomuna maggiormente i due Paesi nella forte
presenza di manifestazioni culturali popolari “dal basso”, che hanno segnato la
storia dell’Italia e del Brasile anche con importanti differenziazioni a
livello regionale e locale (anche qui: in Italia in fase critica oramai da
qualche decennio, mentre in Brasile nel pieno del loro sviluppo).
D- Come ti sei avvicinato alla scrittura? Oltre alla narrativa a quale genere letterario sei interessato?
Mi sono
avvicinato alla scrittura per vie traverse e in un certo senso “insospettabili”
: è stato tramite le mie tesi di laurea e di dottorato in pedagogia che sono
venuto a consapevolezza del fatto che mi piaceva scrivere e che forse ero anche
in grado di farlo. Posso dire di essere approdato alla letteratura attraverso
la saggistica, infatti il primo libro che ho pubblicato è un saggio sulla
figura dell’educatore sociale brasiliano Paulo Freire, argomento della mia
ricerca di dottorato e motivo principale dei miei viaggi. Per lo stesso motivo,
oltre alla narrativa, ho approfondito la saggistica nell’ambito delle scienze
umane (pedagogia, sociologia e anche filosofia).
D- Cosa lega i
sette racconti del tuo libro? Brevemente ci accenni il contenuto di ognuno?
Ci
sono diversi fili conduttori nei racconti del libro, ne dirò due su tutti. Il
primo è la natura “pedagogico-sociale” di tutti i racconti: sono storie che
parlano di rapporti spesso conflittuali tra insegnante e alunno - come nel caso
della prima, che dà il titolo al libro, e della seconda, “L’isolamento di
Peppino”, che parte da un episodio vero della mia infanzia, accaduto in una
scuola elementare del quartiere; di educatori di strada e marginalità sociale
giovanile in Brasile ma anche a Roma – come nei racconti “Domingo no
Parque”,ambientato a Recife e il cui titolo è tratto da una canzone di Gilberto
Gil, e “Requiem (per una radio di quartiere)”, ambientato tra Monteverde e
Portuense; di piccoli bozzetti “rubati” dalle atmosfere respirate a Recife, in
cui i protagonisti sono sempre a contatto con un docente, una figura più matura
o anziana, o semplicemente un affetto perduto – come in “Avvicinati” e
nell’ultimo racconto “La finestra sull’oceano”. Il secondo filo conduttore sta
nel titolo “Un giorno qualunque”, che evidenzia la dimensione quotidiana delle
storie, lontana dal sensazionalismo, ma nella quale al contempo può verificarsi
qualcosa di straordinario : spesso un evento totalmente inaspettato, che genera
un cambiamento interiore e modifica la direzione delle esistenze e dei vissuti
dei protagonisti.
D- Edgar Allan
Poe scrisse: "Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al
risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della
meta da cui è tornato." Una tua riflessione.
Del
viaggio si può trattare ricorrendo a due dimensioni esistenziali, quella
dell’esteriorità e quella dell’interiorità. Come diceva Fernando Pessoa, “per
viaggiare basta esistere”: è la dimensione intrinseca della vita che ci porta ad
essere “nomadi”, a vagare da un posto all’altro – che si tratti di luoghi
fisici o interiori – spesso senza nemmeno sapere bene il perché. Anche il
viaggio, visto in questa duplice chiave di lettura, è un altro tema conduttore
dei miei racconti : ho avuto più volte l’impressione, a processo di scrittura
avanzato, che il Brasile abbia rappresentato non solo un luogo geografico
distante migliaia di chilometri dalla mia realtà quotidiana, ma anche un angolo
di memoria interiore offuscata, che attraverso la scrittura ho cercato di
riportare alla luce.
D- Tra i tuoi
interessi anche la musica, so che ti dedichi all'insegnamento della chitarra.
Ti consideri più musicista o scrittore?
Sono
certamente più musicista. Mentre la scrittura è una passione scoperta tardi e
per la quale mi considero ancora “in prova”, la musica mi ha accompagnato sin
dall’infanzia e la considero ormai come una parte di me stesso. Mi dedico
all’insegnamento della chitarra da più di dieci anni e sono anche autore di
brani originali. Credo che anche il fatto di aver composto canzoni e musiche mi
abbia naturalmente condotto in seguito nel mondo dei libri e della scrittura,
anche se si tratta di due generi e due tipi di impegno diversi. In un certo
senso, considero i miei racconti “musicali” e le mie canzoni “letterarie”,
anche se mi rendo conto che si tratta di qualificazioni utilizzate in maniera
un po’ azzardata!
D- Prossimi
impegni?
Dalle
prossime settimane fino a primavera inoltrata sarò impegnato in diversi eventi
di presentazione del mio libro “Un giorno qualunque” e dei miei ultimi lavori
musicali - anche in questi ultimi si avverte molto l’influenza del Brasile e
della sua musica popolare. Alcune presentazioni saranno nel nostro quartiere,
renderò note le prossime date attraverso gli eventi pubblici su facebook.
Michela Zanarella
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